Fra maglie larghe e imbucati delle fiale: «Ma qui in Friuli Venezia Giulia operazioni regolari»

In varie aree del Paese agende aperte alle categorie più disparate. Il report del governo: 56 mila in Fvg i vaccinati sotto la voce “altri” 
Novara - vaccinazioni insegnanti con vaccini AstraZeneca al Palaverdi dopo lo stop - foto Paolo Migliavacca (smtpsrvsdp) Immagine _PM_9629 da UBEBOC host smtpsrvsdp @autore UBEBOC
Novara - vaccinazioni insegnanti con vaccini AstraZeneca al Palaverdi dopo lo stop - foto Paolo Migliavacca (smtpsrvsdp) Immagine _PM_9629 da UBEBOC host smtpsrvsdp @autore UBEBOC

TRIESTE Il primo è stato Vincenzo De Luca: il 27 dicembre, giorno del battesimo della campagna, il presidente della Campania si è fatto inoculare la prima dose di Pfizer. Poi, di persone che hanno scavalcato la fila dei piani vaccinali se ne sono aggiunte a migliaia. Chi a buon diritto, stando alle "originali" agende aperte nei territori di residenza, chi invece ha fatto il furbetto.

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Procure e carabinieri del Nas, in varie regioni, hanno indagato un migliaio di persone che no, il vaccino non avevano motivo per farlo. Altro filone è invece quello conseguente alle maglie larghe delle scelte politiche, che hanno consentito a numerosi italiani di infilarsi nei centri vaccinali, nel rispetto delle regole fissate dalle loro amministrazioni locali. Lo hanno fatto, nella Campania di De Luca, i giornalisti. E ancora, i volontari del terzo settore in Lombardia, gli avvocati in Toscana e pure i sacerdoti in Puglia. E a macchia di leopardo, assistenti sociali, operatori di supporto scolastico, onoranze funebri, informatori scientifici, personale impegnato in assistenza domiciliare, manutentori dispositivi elettromedicali, personale della dogana e dell’aeroporto.

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In Friuli Venezia Giulia, assicura il vicepresidente Riccardo Riccardi, non è andata così. Fermo restando che «non è naturalmente possibile controllare iniezione dopo iniezione, le dosi sono andate a chi era giusto andassero». E dunque, tra gli altri, secondo le valutazioni della Regione, che li ha considerati servizi essenziali, ai volontari della Protezione civile, ai magistrati e al personale della giustizia, ai duecento lavoratori dei Ricreatori dipendenti del Comune di Trieste, riconosciuti come lavoratori che operano nel sistema dell'istruzione.



Ma ci sono anche vaccinazioni in qualche modo di buon senso, sottolinea Riccardi facendo gli esempi «della signora che entra in casa di riposo per fare le pulizie o del tecnico che si occupa della manutenzione della caldaia in ospedale: noi, quelle persone, le abbiamo vaccinate».

Di certo, c’è anche una notevole differenza di aggregazione dei dati tra Roma e periferia. Nella voce “altro” che compare nel report del sito del governo erano messi in fila ieri 2,6 milioni di italiani, di cui 56.359 in Fvg. Tutto questo mentre alla voce “altro” delle tabelle della Regione non ci sono che 251 cittadini, fa sapere Riccardi. Una distanza enorme dal dato nazionale sulla quale l’assessore alla Salute fa sapere che sono in corso interlocuzioni per rendere più omogenee le statistiche.



Al momento, dunque, si possono fare solo ipotesi. Ma è verosimile che nell’«altro» del governo entri tutto ciò che non è «operatori sanitari e sociosanitari», «personale non sanitario», «ospiti strutture residenziali», «over 80», «Forze armate», «personale scolastico».

Vale a dire, oltre alle categorie individuate dalla Regione, come la Protezione civile (peraltro sempre su indicazione del commissario), pure 70-79 anni, fragili, disabili, caregiver, personale esterno delle strutture sanitarie e alcune sottocategorie delle forze dell'ordine. «Tutti coloro che non hanno un titolo finiscono lì dentro – dice ancora Riccardi –. Ma non abbiamo alcun dubbio sulla regolarità delle operazioni in regione. Perché non abbiamo vaccinato gli avvocati? Perché a lavorare con il tribunale non sono solo loro, ma anche ingegneri e geometri». —


 

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