Fra Carso e Collio i tre vini del Fvg nella top 50 d’Italia

La classifica Biwa conferma i riconoscimenti alle etichette di Skerk, Zidarich e Jermann

TRIESTE. Sono due bottiglie del Carso triestino e una del Collio a tenere alta la bandiera vinicola del Friuli Venezia Giulia nella prestigiosa classifica del Biwa, il Best Italian Wine Awards che (col patrocinio del ministero delle Politiche agricole) ogni anno premia le migliori etichette italiane. Le cantine in questione si confermano realtà produttive non solo affidabili, ma di assoluta caratura internazionale. C'è forte attenzione nel mercato internazionale per le produzioni di nicchia, vini che rappresentano territori particolari di cui recano un'impronta tipica e singolare. Da Prepotto di Duino Aurisina, tra la terra rossa, la pietra del Carso e le brezze, ecco Sandi Skerk e Benjamin Zidarich; da una delle aree più classiche del Collio, Dolegna, arriva la terza etichetta premiata dal Biwa, quella di Silvio Jermann.

 

Produzione a picco per la vendemmia: ma il Fvg tiene (-12%)

 

Rispetto allo scorso anno, quando i posizionamenti erano stati più alti, le tre cantine regionali occupano posti di retroguardia in una classifica dove il rosso Oreno 2015 di Antonio Fioravante Moretti Cuseri, quello bevuto e piuttosto apprezzato da Papa Francesco sulla rotta Roma–Bogotà, è al vertice della classifica. Ma sono anche le uniche tre nella rosa dei magnifici 50: nella precedente edizione avevano avuto infatti evidenza anche le bottiglie di Damijan Podversic, Josko Grauner, Livio Felluga e i Clivi di Ferdinando e Mario Zanusso.

Quest'anno invece la giuria internazionale composta da esperti italiani, statunitensi, britannici, giapponesi e spagnoli ha sorpreso non poco. Accanto alla solita messe di riconoscimenti per i vini piemontesi e toscani - in classifica rispettivamente 12 e 10 bottiglie - fa specie la vetrina dedicata ai vini dolci e mossi dell'Emilia Romagna e alle etichette di zone vinicole di montagna. Oltre al primo posto conquistato dall'Oreno 2015 della tenuta Sette Ponti di Castiglion Fibocchi, al posto d'onore il Ternaler Rarity delle Dolomiti, 25 anni di affinamento. Terza piazza per Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2006 della famiglia Lunelli. Tra le 50 bottiglie della kermesse ideata dal sommelier Luca Gardini e dal critico Andrea Grignaffini non mancano ovviamente Barolo, Sassicaia e Brunello di Montalcino.

 

Il boom del Prosecco “traina” la corsa alle bollicine
Vendemmia in un'azienda vitivinicola del Friuli Venezia Giulia

 

La classifica, anticipata ieri dal Corriere della sera, sarà presentata domani a Milano. Dai produttori del Fvg c'è soddisfazione per la riconferma fra i 50. «Stare tra i big del vino italiano fa piacere – afferma Sandi Skerk, citato al 47.o posto per la sua “Malvasia” 2015 – e ci sprona a continuare su questa strada. L'impegno paga sempre, e questo buon risultato va anche condiviso con tutti i miei colleghi che sul Carso stanno facendo un ottimo lavoro sfruttando tutte le potenzialità dei nostri vini autoctoni. Sono vitigni che ci appartengono e sono il ritratto della nostra terra, aspra ma generosa. La Malvasia 2015? È frutto di un'annata stupenda, calda e secca, che ci ha permesso di portare in cantina delle uve preziose».

La “Vintage Tunina” 2015 di Silvio Jermann (49.a piazza) si conferma tra le indicazioni del Biwa, ed è una bottiglia “classica”: «Sono ormai 42 anni da quando ho iniziato a produrla – spiega il viticoltore – un vino elegante e complesso, di particolare intensità, capace di invecchiare bene, anche di 15 anni. Usa, Giappone, Russia e Germania sono mercati che lo apprezzano. La vendemmia di quest'anno? Causa le particolari condizioni climatiche è stata abbastanza “corta”. Ma la qualità è ottima, a livello di quella del 2016».

Benjamin Zidarich è il terzo viticoltore del Fvg menzionato nel Biwa (al numero 50) con il suo “Kamen” 2015. «È una Vitovska fermentata in contenitori di pietra – spiega Zidarich -. In qualche modo questo processo di vinificazione diventa parabola di un vite che, figlia del Carso, ritrova la pietra in questo particolare tino. Abbiamo memoria che nei tempi antichi vino e olio venivano conservati nella pietra. Il mio vino si ispira a quelle lontane stagioni». Questa particolare etichetta di Zidarich è stata presentata per la prima volta nel 2013. «La Vitovska è espressione completa del nostro Carso – afferma Zidarich – e questo riconoscimento è un tributo a tutti quelli che credono come me a questa terra difficile ma generosa».

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Il Piccolo