Fra buffet e discese in kayak una domenica anti-filo spinato
LUBIANA. «Lasciatemi uscire, non voglio vivere nel Paese del terrore»: così un cartello appeso sul filo spinato lungo il fiume Kolpa - nell’entroterra di Fiume - ha salutato ieri mattina le oltre 300 persone che hanno preso parte alla manifestazione pacifica di protesta contro quello che è già stato denominato “il muro di Cerar” e che ha spezzato in due l’Istria. Una manifestazione condita anche da disobbedienza civile visto che i manifestanti hanno tagliato un tratto di filo spinato per permettere a una decina di persone di navigare con il proprio kayak lungo il fiume che segna il confine tra Slovenia e Croazia.
La gente si è ritrovata davanti alla scuola elementare di Fara dando così il via alla manifestazione spontanea. Tra i vari slogan che sono stati scanditi ha prevalso quello in cui la gente gridava «Ograja mora pasti» (il filo spinato deve cadere). Poi il gruppo di manifestanti ha iniziato a camminare lungo i 2,5 chilometri di filo spinato, lungo il fiume Kolpa, fino al vicino abitato di Slavski Laz. Una manifestazione che lungo la strada si è trasformata in una festa di popolo che vuole continuare a convivere pacificamente, senza barriere. Molti dei partecipanti hanno “abbellito” il filo spinato con motivi natalizi o vi hanno appeso cartelli di protesta. E lungo la via c’era anche un punto di ristoro ricco di dolci tradizionali, spiccavano numerose fette di un’appetitosa putizza, thè caldo e acqua minerale anche se qualcuno ha prontamente estratto dai propri zaini un corroborante slivovitz.
A organizzare la protesta è stata l’Associazione sportiva Kostel che ha finora raccolto più di seimila firme in calce a una petizione di protesta contro la posa del filo spinato. La rappresentante degli organizzatori, Nataša Letig Žagar ha affermato che lo scopo di questa «camminata pacifica e culturale» è stato quello di ribadire che il filo spinato ha profondamente tagliato la loro valle, filo spinato che lascerà conseguenze profonde, che rende più difficile la vita degli abitanti e mette in pericolo la vita della selvaggina e che non è il giusto modo per proteggere i confini di Stato. Alla protesta hanno preso parte abitanti sloveni e croato, quindi gente al di qua e al di là del confine, consiglieri comunali e altri cittadini provenienti da Slovenia e Croazia che ritengono il filo spinato la risposta sbagliata al problema migranti.
Il presidente del Consiglio comunale di Broda na Kolpi (Croazia), Davorin Klobu›ar ha sostenuto che il fiume Kolpa non è mai stata una linea di demarcazione che ha diviso la gente. I cittadini sloveni e croati, ha proseguito, hanno sempre lavorato assieme e quanto sta succedendo è pura follia. «Coloro che hanno posato il filo spinato - ha concluso Klobu›ar - non hanno pensato che così andavano a dividere due popoli. Tutto questo è assolutamente inutile visto che in quest’area l’arrivo di profughi non costituisce alcun pericolo e le stesse asperità del territorio inibiscono il passaggio a una gran folla di gente». Il Comune di Kostel ha nel suo territorio ben 26 chilometri di filo spinato lungo il corso della Kolpa. Per il sindaco, Lili Butina il filo spinato crea un grosso danno al turismo locale e alla selvaggina che non riesce più a attraversare il fiume. Poi il brindisi finale, tra putizze e pasticcini e abbondanti sorsi di grappa per augurare a tutti un Buon Natale e un 2016 senza barriere. (m. man.)
@ManzinMauro
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