Fotovoltaico, serve un piano per tutelare il centro storico
Pochi i progetti bocciati, ma il rischio c’è. Gli impianti possono deturpare. Rinaldi: «Le regole giovano, come per i “déhors”».
TRIESTE. Per fortuna, anche grazie all’aiutino economico ma non solo, siamo diventati tutti molto fotovoltaici, abbiamo finalmente capito che cosa sono le energie alternative, ma non per questo gli impianti sui tetti si possono buttare là quasi in bella mostra, specie se deturpano. La discrezione è sempre una gran dote, in questo caso è un obbligo per non cadere nell’orrore fotocopia di antenna selvaggia, e in tutti i casi è da salvaguardare non solo l’ecologia termica. Le case e i centri storici proclamano il diritto alla propria dignità architettonica. Soprattutto la esigono, perché sono legalmente tutelati come patrimonio urbanistico e storico.
Per questo la Soprintendenza si è trovata a dover bocciare certi progetti, pochissimi in verità, ma sufficienti a sollevare qualche protesta. Per evitare il disagio dei singoli, però, il soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici Luca Rinaldi ha giocato d’anticipo e spedito una circolare a tutti i Comuni, invitandoli a scrivere un regolamento, concordato con l’ente di tutela del patrimonio, così da dare la massima garanzia di comportamento a ogni cittadino.
Il Comune di Trieste non ha nemmeno risposto. Quando si tratta di zona cittadina in centro storico la pratica deve essere autorizzata dagli uffici tecnici (viceversa si è liberi di agire in proprio), e l’anno scorso su 25 richieste approdate in Municipio 2 hanno avuto il diniego della Soprintendenza, quest’anno su 34 domande 3 hanno incassato parere contrario (24 sono state approvate, per le altre l’iter è in corso). Chi ha incassato il «no» dovrà farsi rifare il progetto, e ripresentarlo in Comune, e il Comune lo rimanderà in Soprintendenza. Ma come agire se non è nota la regola?
Anche Duino Aurisina sente il problema, solo 2 o 3 le richieste bocciate, ma l’appello di Palazzo Economo è stato invece recepito come assolutamente valido, e ha trovato il pieno assenso del sindaco Giorgio Ret: «Faremo certamente un regolamento, gli uffici stanno già lavorando a una bozza, poi lo concorderemo con la Soprintendenza, dobbiamo tutelare la bellezza di questo luogo, anche per i pannelli solari sono improponibili i “bidoni” esterni che l’impianto comporta, anzi adesso ci sono tecnologie anche migliori, ma i cittadini si fanno spesso convincere da ditte che propongono prezzi bassi». Il sindaco li ha dissuasi. Ogni giorno arrivano in Comune richieste d’installazione: ma «perché spendere poco per qualcosa di brutto, che fra breve sarà superato e non a norma? Passate le elezioni - afferma -, il progetto si completerà e il regolamento verrà reso pubblicamente noto».
In questo periodo elettorale, in cui hanno avuto ordine esplicito dal ministero dei Beni culturali di non rilasciare dichiarazioni che potessero influire su materie di pubblico dibattito, le Soprintendenze hanno dovuto solo ascoltare le eventuali parole altrui, e perfino il presidente regionale Renzo Tondo (in mezzo a una sorta di campagna contro le regole di tutela nazionale del patrimonio artistico e architettonico scatenata dal Pdl) ha affermato che i soprintendenti in pratica «disturbano» bloccando il fotovoltaico.
I numeri irrisori di pratiche fermate dicono il contrario, ma in ogni caso Rinaldi spiega la propria azione e la ricollega a un’altra, essa pure rimasta inascoltata con conseguente rischio per i privati, quella dei “déhors” degli esercizi pubblici: «Ho mandato una lettera a tutti gli enti locali - dice - perché non siano date autonome autorizzazioni su edifici vincolati o su aree tutelate come bene paesaggistico, si parla insomma dei centri storici. È bene che i Comuni concordino delle linee-guida con la Soprintendenza, in modo che poi i cittadini sappiano come agire senza scontrarsi con antipatici stop alla loro pratica edilizia». Dal Comune di Trieste silenzio, Gorizia e Pordenone hanno già il loro vademecum. Trieste ha fatto silenzio, anche se più volte sollecitata, anche per il “piano déhors” e infatti un paio di proposte di locali dietro piazza Unità sono state fermate con richiesta di correzione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
TRIESTE. Per fortuna, anche grazie all’aiutino economico ma non solo, siamo diventati tutti molto fotovoltaici, abbiamo finalmente capito che cosa sono le energie alternative, ma non per questo gli impianti sui tetti si possono buttare là quasi in bella mostra, specie se deturpano. La discrezione è sempre una gran dote, in questo caso è un obbligo per non cadere nell’orrore fotocopia di antenna selvaggia, e in tutti i casi è da salvaguardare non solo l’ecologia termica. Le case e i centri storici proclamano il diritto alla propria dignità architettonica. Soprattutto la esigono, perché sono legalmente tutelati come patrimonio urbanistico e storico.
Per questo la Soprintendenza si è trovata a dover bocciare certi progetti, pochissimi in verità, ma sufficienti a sollevare qualche protesta. Per evitare il disagio dei singoli, però, il soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici Luca Rinaldi ha giocato d’anticipo e spedito una circolare a tutti i Comuni, invitandoli a scrivere un regolamento, concordato con l’ente di tutela del patrimonio, così da dare la massima garanzia di comportamento a ogni cittadino.
Il Comune di Trieste non ha nemmeno risposto. Quando si tratta di zona cittadina in centro storico la pratica deve essere autorizzata dagli uffici tecnici (viceversa si è liberi di agire in proprio), e l’anno scorso su 25 richieste approdate in Municipio 2 hanno avuto il diniego della Soprintendenza, quest’anno su 34 domande 3 hanno incassato parere contrario (24 sono state approvate, per le altre l’iter è in corso). Chi ha incassato il «no» dovrà farsi rifare il progetto, e ripresentarlo in Comune, e il Comune lo rimanderà in Soprintendenza. Ma come agire se non è nota la regola?
Anche Duino Aurisina sente il problema, solo 2 o 3 le richieste bocciate, ma l’appello di Palazzo Economo è stato invece recepito come assolutamente valido, e ha trovato il pieno assenso del sindaco Giorgio Ret: «Faremo certamente un regolamento, gli uffici stanno già lavorando a una bozza, poi lo concorderemo con la Soprintendenza, dobbiamo tutelare la bellezza di questo luogo, anche per i pannelli solari sono improponibili i “bidoni” esterni che l’impianto comporta, anzi adesso ci sono tecnologie anche migliori, ma i cittadini si fanno spesso convincere da ditte che propongono prezzi bassi». Il sindaco li ha dissuasi. Ogni giorno arrivano in Comune richieste d’installazione: ma «perché spendere poco per qualcosa di brutto, che fra breve sarà superato e non a norma? Passate le elezioni - afferma -, il progetto si completerà e il regolamento verrà reso pubblicamente noto».
In questo periodo elettorale, in cui hanno avuto ordine esplicito dal ministero dei Beni culturali di non rilasciare dichiarazioni che potessero influire su materie di pubblico dibattito, le Soprintendenze hanno dovuto solo ascoltare le eventuali parole altrui, e perfino il presidente regionale Renzo Tondo (in mezzo a una sorta di campagna contro le regole di tutela nazionale del patrimonio artistico e architettonico scatenata dal Pdl) ha affermato che i soprintendenti in pratica «disturbano» bloccando il fotovoltaico.
I numeri irrisori di pratiche fermate dicono il contrario, ma in ogni caso Rinaldi spiega la propria azione e la ricollega a un’altra, essa pure rimasta inascoltata con conseguente rischio per i privati, quella dei “déhors” degli esercizi pubblici: «Ho mandato una lettera a tutti gli enti locali - dice - perché non siano date autonome autorizzazioni su edifici vincolati o su aree tutelate come bene paesaggistico, si parla insomma dei centri storici. È bene che i Comuni concordino delle linee-guida con la Soprintendenza, in modo che poi i cittadini sappiano come agire senza scontrarsi con antipatici stop alla loro pratica edilizia». Dal Comune di Trieste silenzio, Gorizia e Pordenone hanno già il loro vademecum. Trieste ha fatto silenzio, anche se più volte sollecitata, anche per il “piano déhors” e infatti un paio di proposte di locali dietro piazza Unità sono state fermate con richiesta di correzione.
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