Fotovoltaico gratuito, tagliati gli incentivi
di Gabriella Ziani
Ecco la storia di una beffa chiamata “incentivare il fotovoltaico”, energia pulita. Non sappiamo come finirà, ma intanto il pasticcio è servito. Centinaia di triestini hanno i pannelli sul tetto, ottenuti gratuitamente grazie a un progetto della Provincia che ha sfruttato un sistema a incentivi, ma non possono sfruttarli, mentre hanno firmato un contratto di 20 anni. Altri hanno firmato il contratto ma rischiano di restare senza niente.
Tutto comincia nel 2010 quando la Provincia lancia il bando “del sole”, promettendo pannelli gratuiti: basta dare la disponibilità del tetto e vincolarsi a mantenere l’impianto attivo per 20 anni, così da remunerare, con l’energia prodotta, la ditta che lo installerà, alla quale la Provincia riconosce 200 euro a intervento per pratiche amministrative. A scadenza, il cittadino può acquistare, oppure dismettere (gratuitamente) i pannelli.
È un successo. Si iscrivono 1960 triestini. Al bando risponde solo Abn, un consorzio di cooperative sociali di Perugia che fa anche kit fotovoltaici per le case africane. Partner tecnico-economico diventa, dopo lunga ricerca, Sorgenia, operatore nel mercato libero dell’energia e del gas naturale.
Tra i cittadini, 700 hanno case libere da vincoli paesaggistici, gli altri sono sottoposti al parere della Soprintendenza, che di fatto finora ha bloccato l’iter, perché esige progetti singoli, dal costo troppo alto in questo schema economico (di 600-800 euro a pratica). E chiede anche, in Carso, pannelli posati sotto le tegole per evitare impatto ambientale: ma ciò significa rifare i tetti, e chi può dir di sì? L’assessore provinciale all’Ambiente Vittorio Zollia che conduce il progetto: «Credo che dalla Soprintendenza possa arrivare qualche disponibilità per almeno raggruppare gli edifici secondo tre tipologie standard e ridurre così il carico di istruttorie».
Dei 700 edifici senza vincoli, 320 si rivelano, a un sopralluogo, adatti per la posa. Da ultimo firmano il contratto 200 proprietari di casa. Per Zollia, «un successo comunque, con questo progetto abbiamo triplicato gli impianti fotovoltaici in provincia». Il “sistema” di incentivazioni è a catena: il cittadino prima non spende, poi autoproduce l’energia che consuma, quindi vende alla rete nazionale il “surplus”, dunque guadagna due volte. Abn lavora quasi gratis e incassa per 20 anni una percentuale sull’energia prodotta dai privati. Ma il 27 agosto il governo vara il cosiddetto “quinto conto energia”, e il quadro ne esce stravolto. «Di fatto - osserva Zollia -, il cittadino non guadagna più dal “surplus” di energia che produce, ma un vantaggio tutto sommato ancora lo mantiene. All’azienda realizzatrice viene invece riconosciuta una percentuale minore, e per di più calcolata soltanto sulla fettina di energia che avanza: quantità variabile, e minima. Se poi l’edificio consuma tutto ciò che produce, la percentuale si riduce a zero». Il lavoro perciò non viene più remunerato.
A questo punto Abn e Sorgenia hanno fermato i lavori. Chi è stato allacciato dopo il 27 agosto è rimasto a metà del guado. Chi era in attesa ha in mano solo un contratto. Senza dire di chi aspetta la Soprintendenza. Adesso, come dice Zollia, è l’ora di un appello ai ministri.
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