Foto di classe di spalle, docenti e sindacati: «Il rito non va cancellato. È tra i ricordi più belli»
TRIESTE. La prima volta, metà marzo di quest’anno, a Borgo San Lorenzo nel Mugello in Toscana: la preside della direzione didattica locale vieta via circolare «foto e riprese a minori in ambito scolastico, compresa la foto di classe».
Quelle immagini che teniamo infilate nelle pagelle vintage, negli album ingialliti, nel trumeau, e che adesso, secondo qualcuno, non si possono più scattare. Perché così imporrebbe la privacy (ma non è così, come vedremo, in base alla regolamentazione vigente).
Dopo la Toscana, anche il Friuli Venezia Giulia, dunque. Nell’era dei selfie ovunque, di Facebook e WhatsApp, la dirigente scolastica del comprensivo di Cervignano Tullia Trimarchi si pone il problema, ne discute in Consiglio d’istituto e condivide la decisione di «regolamentare» la foto: niente clic di gruppo all’interno dell’edificio scolastico, perché non si tratta di attività che rientra nel Pof, il Piano triennale dell’offerta formativa.
E poi arriva Grado, l’immagine che non t’aspetti, la provocazione per fare emergere un problema che Ugo Previti, segretario regionale della Uil Scuola, riassume così: «Quando è troppo, è troppo».
Mentre Igor Giacomini, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, taglia corto: «Le foto di fine anno scolastico sono uno dei più bei ricordi della vita, non capisco perché volerli cancellare. E poi non costano, non sono reato, non violano le norme, mi pare che su questo tema si stia facendo una polemica sterile».
A sentire gli uffici del Garante per la protezione dei dati personali, infatti, non c’è alcun bisogno dell’altolà. Il Gdpr, il nuovo Regolamento sulla privacy applicato dal 25 maggio, non introduce alcun cambiamento rispetto alla precedente normativa.
Dall’Autorità presieduta da Antonello Soro rimandano così al vademecum “La scuola a prova di privacy” del novembre 2016 in cui si precisa che «non violano la privacy le riprese video e le fotografie raccolte dai genitori durante le recite, le gite e i saggi scolastici». E dunque, verosimilmente, anche le foto di fine anno. «In questi casi – prosegue il vademecum – le immagini sono raccolte per fini personali e destinate a un ambito familiare o amicale e non alla diffusione».
Attenzione va però prestata, insiste il Garante, all’eventuale pubblicazione delle stesse immagini su internet, in particolare sui social. «In caso di comunicazione sistematica o diffusione diventa infatti necessario, di regola, ottenere il consenso informato delle persone presenti nelle fotografie e nei video».
Cesira Militello, la dirigente scolastica del liceo Petrarca di Trieste, insiste proprio sulla regolarità delle operazioni di raccolta delle autorizzazioni dei genitori dei minori e cita le immagini pubblicate nel sito della scuola, a partire dalle Petrarchiadi. «Sarebbe un peccato non documentare questa e altre straordinarie manifestazioni – osserva la professoressa –. L’autorizzazione, che faccio in modo di verificare sempre in situazioni del genere, ci consente di procedere. Così come, per quel che riguarda l’annuario, che è in circolazione esclusivamente nel perimetro della scuola, non ci sono mai state criticità».
E così Anna Condolf, dirigente al Polo liceale e reggente al D’Annunzio - Fabiani di Gorizia: «Sono una preside di buon senso: non mi pare che, dopo tanti chiarimenti del garante, sia necessario enfatizzare ancora un presunto rischio foto. A inizio anno è buona norma farsi autorizzare da famiglie e studenti e poi vigilare che le immagini non escano dall’ambito scolastico. La provocazione di Grado? Non conosco i fatti, presumo tuttavia che si sia agito dopo un confronto, che è sempre la cosa migliore da fare».
A difesa della foto ricordo sono anche i sindacati. Previti è il più deciso: «Arriviamo sempre all’estremo in Italia, mai che si riesca a trovare un equilibrio serio. Non so a cosa porterà la provocazione di Grado, ma chi l’ha voluta ha fatto bene – rimarca il segretario di categoria della Uil –. Ragazzi e insegnanti sono contenti di farsi una foto e di tenersela come ricordo. A questo punto arriveremo a vietare tutto ciò che abbiamo in archivio».
«I mezzi informatici sono micidiali – interviene anche Adriano Zonta, segretario della Cgil Flc del Fvg –: se utilizzati male, sono disastrosi per l’educazione. E dunque è auspicabile che a scuola si faccia innanzitutto formazione sul loro uso. Non solo sui bambini, ma pure sugli adulti. Dopo di che, se c’è il consenso, non c’è dubbio che la foto ricordo è qualcosa che resta tutta la vita e non crea alcun pericolo».
Sulla stessa linea Donato Lamorte della Cisl Scuola: «A fine anno tutti i ragazzi sono contenti, festeggiano il momento di andare in vacanza e la fine di un periodo lungo mesi fatto di impegni e studio. Credo che parlare di tutela della privacy, tanto più con la possibilità dell’autorizzazione dei genitori, sia in questo caso del tutto esagerato».
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