Forzisti e civici si arrendono: passa il referendum leghista
TRIESTE Restano contrari ma vanno a Canossa e il referendum voluto dalla Lega viene fatto proprio dalla Regione. Nonostante i malumori mai nascosti, Forza Italia e Progetto Fvg si piegano alla volontà del presidente Massimiliano Fedriga sul referendum pro maggioritario chiesto da Matteo Salvini. Impossibile per i centristi mettere in discussione il governatore in una partita che lo ha visto chiedere di fatto un voto di fiducia. E così, dopo il via libera alla procedura d’urgenza, la Regione potrà promuovere il referendum, approvato ieri anche da Lombardia, Veneto e Sardegna.
La giornata vede da una parte il Carroccio intenzionato a portare a casa il risultato e dall’altra le opposizioni puntare l’indice contro quella che dipingono come una strumentalizzazione per interessi esterni al Friuli Venezia Giulia. E così nel dibattito che precede la votazione sulla procedura d’urgenza, il capogruppo dem Sergio Bolzonello accusa la maggioranza di «aver trasformato la moquette verde di quest’aula nel pratone di Pontida».
Il governatore e il gruppone leghista tengono il punto tanto nella commissione convocata a ora di pranzo per licenziare il testo, tanto durante i lavori del Consiglio. A risultato raggiunto, Fedriga sottolinea che «il Fvg è protagonista nella difesa di un diritto fondamentale dei cittadini: quello di poter scegliere con il voto la maggioranza e quindi il governo nazionale. Con il referendum sosteniamo un principio di democrazia». Il presidente è raggiante, perché il Fvg va ad aggiungersi a Lombardia, Veneto e Sardegna, mentre oggi toccherà a Liguria e Abruzzo. Servivano cinque Consigli regionali promotori e dunque la Lega porta a casa quanto chiesto da Salvini, anche se appare certa la bocciatura del quesito da parte degli organi di controllo.
Fedriga ringrazia «la maggioranza che ha voluto condividere questa battaglia. Posizioni differenti hanno trovato sintesi». Il riferimento è ai centristi, che sudano sette camicie per giustificare il favore dopo molti distinguo. Il capogruppo di Fi Giuseppe Nicoli ammette che «l’iniziativa ci ha visto molto perplessi, ma il presidente ci ha convinti accettando la nostra mozione, che lo impegna a salvaguardare la pluralità, grazie a un’equa suddivisione all’interno della coalizioni», ovvero a dare garanzie elettorali ai forzisti. Silvio Berlusconi aveva bocciato il maggioritario senza correzione proporzionale, ma Nicoli parla di «senso di responsabilità».
Contraria era anche la civica di Progetto Fvg. Il capogruppo Mauro Di Bert legge un testo preparato assieme al coordinatore Ferruccio Saro per tenere il punto giustificando però il cedimento. «Il mio gruppo-– dice - si trova in una situazione di difficoltà politica davanti alla richiesta del governatore. La legge migliore è il proporzionale con sbarramento: l’Italia non è un Paese bipolare. Ma Fedriga ci ha posto una questione di fiducia: non condividiamo la scelta uninominale ma daremo un voto tecnico favorevole, sentendoci liberi di assumere posizione autonoma qualora il quesito referendario venga accolto».
Piena soddisfazione invece da parte di Fratelli d’Italia, che chiedono un impegno della coalizione per il presidenzialismo, sottolineando con Claudio Giacomelli che «la grottesca crisi di governo che ha portato alla formazione del governo più a sinistra di tutti i tempi, con forze politiche bastonate a tutte le ultime elezioni, è l’ultima cosa che serviva all’Italia».
Le opposizioni insorgono. Il Pd mostra in aula un grande striscione con la scritta «Autonomia venduta a Pontida», mentre Cristiano Shaurli afferma che «in Fvg la Lega è l’unico partito e gli altri sono “sotans” (sottomessi, ndr). Siamo davanti a un atto di propaganda che non interessa minimamente i cittadini della nostra regione». Una nota del gruppo M5s bolla il referendum come «una supercazzola incomprensibile con evidenti rilievi di incostituzionalità: Fedriga si è accorto di voler abrogare una legge che la Lega ha votato in Parlamento?». Per il capogruppo degli autonomisti Massimo Moretuzzo, «Salvini è un novello Cadorna: manda ordini insulsi al fronte ma ha trovato ufficiali compiacenti». —
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