Foreste a rischio dalla Romania alla Serbia, gli alberi nel mirino dei “ladri di boschi”
BELGRADO È una delle regioni al mondo più ricca di foreste vergini e antiche selve, inviolate dalla mano distruttiva dell’uomo. Ma è anche, sempre di più, nel mirino di “ladri di boschi” senza scrupoli, che rischiano di privare le popolazioni locali - e l’Europa intera – di gioielli naturali di altissimo pregio.
DENUNCE A BRUXELLES
È questo lo scenario preoccupante che si svolge in gran parte dei Balcani e nell’Europa orientale, dove il problema del disboscamento illegale rimane serio, spesso in peggioramento. Lo è sicuramente in Romania, fino a pochi decenni fa uno dei Paesi più ricchi di boschi nel Vecchio continente, dove Greenpeace ha segnalato un «aumento del 32% dei casi di disboscamento» in spregio alla legge, con quasi 13 mila casi individuati nel 2017. Ma i numeri più gravi sono quelli che denunciano «360 mila ettari» in meno di foreste risultate «tagliate o degradate» dal 2000 al 2011 in Romania, ha segnalato la Ong. È lo scenario che alla Commissione europea hanno denunciato anche la Fondazione EuroNatur e Agent Green, che hanno parlato a novembre di «una delle più grandi emergenze naturali in Europa, con migliaia di ettari di foreste abbattute», anche «in parchi nazionali» e altre zone protette, incluse quelle sotto tutela Unesco.
IL MERCATO DELLA LEGNA
Ma non c’è solo la Romania a fare i conti con i suoi boschi perduti, un fenomeno facilitato secondo gli esperti dalla povertà – con tanta gente che attinge al patrimonio forestale per riscaldarsi – dall’inazione delle autorità e dalla floridità del mercato nero. Il Kosovo, ad esempio, è ormai anche visivamente un Paese senz’alberi, «uno fra i più colpiti» dal fenomeno «assieme all’Indonesia», dove il mercato della legna da ardere vale almeno «21,6 milioni di euro», ha segnalato un recente studio dedicato alla “Conservazione delle foreste” nella regione, una sfida spesso immane.
crimini ambientali
Lo studio ha ricordato che anche in Serbia, in particolare nel sud, «il disboscamento è molto marcato», sia in boschi privati sia in aree pubbliche, in particolare nelle aree di Kursumlija, Leskovac, Boljevac. Serbia dove, secondo calcoli dell’Ufficio statistico nazionale, dal 2007 al 2016 il numero dei crimini ambientali a danno delle foreste è raddoppiato, con «450 persone ogni anno incriminate» per furto di legname, ha informato il Centro serbo per il giornalismo investigativo raccontando che «migliaia di ettari di foreste scompaiono ogni anno» nel Paese, per azione di gruppi organizzati che operano rapidamente, «tagliando gli alberi e portandoli via sui camion, di giorno e di notte», pronti a reagire con le cattive se intercettati o disturbati, la denuncia dell’Ong Green Network.
il rischio piÙ alto
E scene simili sono state più volte segnalate in passato anche in Bulgaria e Bosnia-Erzergovina, nei Balcani lo Stato con una percentuale boschiva più alta - il 43% del territorio - a rischio. A rischio anche perché le guardie forestali «non lavorano sabato e domenica», lasciando mani libere ai ladri di boschi, ha avvisato l’esperto Ahmet Lojo, mentre altri hanno parlato di centinaia di migliaia di alberi tagliati illegalmente ogni anno. E l’Albania non fa eccezione, anche se proprio per arginare il fenomeno il Paese ha imposto una moratoria al taglio di alberi e all’export nel 2016. Una recente indagine del Balkan Investigative Reporting Network ha infatti denunciato casi di disboscamento persino nel parco naturale Shebenik-Jabllanice, sotto egida Unesco. Un altro gioiello, l'ennesimo, minacciato dai ladri di boschi —
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