Fontanot: «Pd compatto sulla fusione? Non esiste»

Ronchi affossa le prove tecniche di riconciliazione in vista delle future urne Il sindaco: «La superiorità intellettuale se la tenga Monfalcone, noi votiamo no»
Di Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-13.12.2015 Mercatini, Giardino di Natale e comitato del No alla fusione-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-13.12.2015 Mercatini, Giardino di Natale e comitato del No alla fusione-Ronchi dei Legionari-foto di Katia Bonaventura

«Il Pd di Monfalcone cerca di dare l’immagine sul territorio di un partito compattamente schierato per il sì alla fusione, cosa che non esiste proprio». Roberto Fontanot, sindaco di Ronchi “prorogato” (come del resto Silvia Altran) per referendum, non si smentisce mai. Tranchant esordisce così all’incontro con la stampa convocata proprio dai frontisti del “no” per rispondere alle ultime uscite del circolo cittadino, che come noto sabato si è riunito nella sede di viale Verdi alla presenza dei vertici regionali e provinciali, rispettivamente Antonella Grim e Marco Rossi.

La lettura del documento, giunto nelle mani ronchesi, quel giorno siglato dal consesso - e in particolare il capitolo iniziale - non è stata affatto digerita. «Con quell’assemblea - afferma Fontanot - si è cercato solo di compattare le fila in vista di una campagna elettorale che si prospetta complicata». Anche perché «il Pd ha sbagliato: non doveva diventare la ruota di scorta di un movimento che non è riuscito nemmeno a eleggere un proprio rappresentante in Consiglio a Staranzano». Il riferimento è a Città comune, motore della raccolta firme per indire la consultazione popolare, cui i democratici per la fusione hanno contribuito anche in maniera sostanziosa, assieme ad altri schieramenti.

Serviranno i pompieri, pronostica il sindaco ronchese, ma «comunque il partito ne uscirà ammaccato». «Quello che colpisce - prosegue -, e sto parlando da cittadino, è l’arroganza degli amici monfalconesi e anche di quella classe politica che ha gestito il territorio orientandolo alla guerra con Gorizia. Un territorio oggi più simile a un suk mediorientale che a una bella cittadina». «E allora - incalza - io dico che questa superiorità biologica e intellettuale se la può tenere Monfalcone». Ciò che Fontanot non ha gradito, nei mesi scorsi, è il fatto che «alcuni colleghi di partito per strappare firme a Ronchi l’abbiano dipinta come una cittadina dalle cui macerie si sarebbe sviluppata chissà quale grande realtà», conclude.

La parola passa agli altri presenti, cioè al segretario democratico Franco Miniussi, al capogruppo Francesco Pisapia e a Nerio Borri. «Noi non siamo mai stati contro i processi di fusione, estesa però anche ad altri Comuni come San Pier, Turriaco o Sagrado - chiarisce Miniussi -, ma siamo stati fin dall’inizio convinti che si dovessero prima avviare le Uti e poi i processi aggregativi. Cosa peraltro fissata fin dalla primissima riunione di partito a Selz». E ancora Pisapia: «La situazione odierna è frutto di alcuni dirigenti altolocati del Pd, che di giorno peroravano la legge sulle Uti, insistendo su tale soluzione, e nottetempo remavano contro». «Il risultato - arringa - è che delle Uti non si sa nulla, come se fossero arenate, la posizione degli enti non è ovunque coerente e coi ricorsi al Tar si creano situazioni difformi». «Qui - chiude - il Pd ha opinioni diverse dai soloni regionali. Noi con umiltà continuiamo a fare la politica da portatori d’acqua e ci ricorderemo di chi ci ha usato politicamente». Per quanto riferito ieri sono Pd, Insieme per Ronchi, Sel e Rifondazione gli schieramenti pronti a sostenere il “no” al referendum.

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