Fontanini si confessa: «Aiutato da padre Pio a battere il cancro»
di Marco Ballico
TRIESTE
«Mi hanno diagnosticato un tumore mesi fa. Una notte ho sognato padre Pio. Si è seduto ai piedi del letto, mi ha rincuorato e incoraggiato». Pietro Fontanini come Consiglia De Martino. Lui è il presidente della Provincia di Udine, lei la donna di Salerno in condizioni disperate ma guarita miracolosamente per intercessione del cappuccino di Pietrelcina, era l’ottobre del 1995, senza intervento medico: una testimonianza determinante, la sua, per la causa di beatificazione di padre Pio. Fontanini, le cure, le ha avute, e sono state determinanti. Ma l’accostamento con la signora De Martino c’è: un sogno con il noto religioso protagonista. Chi gli è stato vicino, in questi mesi, ne sottolinea la forza d’animo e parla di un «Pieri fortissimo» che non ha mai smesso di pensare al lavoro, non si è mai abbattuto, non ha mai lasciato che il male prendesse il sopravvento sulla convinzione di farcela. E adesso che la malattia, un linfoma, è in fase di remissione, Fontanini racconta i giorni difficili con serenità. E ci infila pure quell’episodio così particolare. «Alcuni mesi fa mi hanno diagnosticato un tumore, una brutta tegola in testa», rende noto pubblicamente il presidente della Provincia friulana. Lo choc, gli esami, le prime cure nella clinica ematologica dell’Azienda unica di Udine.
La medicina ma non solo. «Accanto alla scienza – prosegue Fontanini – credo sia intervenuta anche la fede e la religione. Una notte mi è apparso in sogno padre Pio. Si sedette ai piedi del mio letto e mi confortò rincuorandomi e incoraggiandomi». E pensare, aggiunge senza tralasciare un riferimento politico, «che mai avevo pregato prima questo santo del Sud Italia. Da buon leghista, avevo sempre privilegiando la Madonna di Castelmonte». Ad agosto, quando le cose hanno iniziato ad andare molto meglio, Fontanini si è pure recato a San Giovanni Rotondo in Puglia «a ringraziare e pregare il frate sulla sua tomba. Sono qui, con la malattia in fase di remissione, evidentemente grazie all’ottima sanità del Friuli, ma anche all’aiuto di qualcosa di trascendente. Questa è la mia piccola storia, ma sono molte le persone che guariscono da un tumore oggi». Padre Pio importante come i medici? Un miracolo come quello della signora Consiglia, che sognò padre Pio e la mattina dopo, quando avrebbe dovuto essere operata d’urgenza, si ritrovò guarita senza che i medici riuscissero a spiegare il perché? Fontanini non vuole aggiungere altro: «È un fatto personale, può bastare così». Non mancano però il ringraziamenti ai sanitari che l’hanno curato: «Sono stati bravissimi». E l’incoraggiamento ai malati: «Mai arrendersi, per superare le difficoltà si deve combattere». La confessione di Fontanini ieri mattina all’Istituto Jacopo Linussio di Tolmezzo a una conferenza assieme a un altro “Pieri” famoso, monsignor Pietro Brollo, già arcivescovo di Udine, che ha subito commentato: «Da queste esperienze possiamo capire il senso della vita che non può che essere quello di affidarsi al Signore aprendogli il nostro cuore». Promosso dall’associazione Euretica in collaborazione con Il Comitato Friul Tomorrow 2018, l’incontro “I due Pieri si raccontano” ha visto tra gli altri gli interventi dei presidenti di Euretica, Alessandro Grassi, e del Comitato Friul Tomorrow 2018, Daniele Damele, presenti il preside del Linussio Fabio Pellizzari e don Davide Larice, pure del Comitato Friul Tomorrow 2018. Fontanini e Brollo sono intervenuti pure su altri temi. Il presidente del Carroccio ha ricordato di aver fatto il calciatore e di dilettarsi ora nelle camminate in montagna mentre il vescovo Brollo pratica lo sci anche se il cuore lo ha lasciato in un campo di calcio: «Quando scelsi di fare il prete in molti mi dissero che era un peccato perché non avrei più potuto giocare a calcio, sport nel quale sarei forse riuscito bene». Un Di Natale perso per strada? «Forse sì – risponde scherzando il vescovo –, ma un Di Natale un po’ più alto».
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