Fondo Trieste senza fondi e verso l’estinzione
Il presidente Marini: la sua morte sarà sicura solo dopo un altro anno senza finanziamenti
di Furio Baldassi
di Furio Baldassi
Ettore Rosato
«Il Fondo Trieste? Diciamo che non è ancora tecnicamente morto ma in terapia intensiva... Di sicuro è solo l’ultimo esempio di un elenco della Finanziaria del governo di centrodestra che ha esclusivamente voci negative per Trieste e la Regione». Ettore Rosato, ex sottosegretario del governo Prodi e attuale parlamentare del Pd, ci va giù con l’accetta, in quanto si sente direttamente chiamato in causa.
Era stato lui, infatti, nell’agosto 2007 a confermare, da esponente dell’esecutivo di centrosinistra, il permanere dello strumento economico a favore della città, da anni dato in agonia eppure tuttora attivo: solo nel 2006 Roma aveva stanziato alla voce Fondo Trieste cinque milioni all’anno per il triennio 2007-2009. «E ricordiamoci – incalza – che nei finanziamenti non c’erano solo teatri e associazioni culturali e sportive, ma realtà economiche come l’Ezit, il Porto, gli stessi enti di ricerca».
In effetti, nato negli anni della guerra fredda per costituire un volano allo sviluppo economico delle aree di confine, il Fondo, mentre le barriere cadevano una ad una, si è gradualmente trasformato, a Trieste come a Gorizia che ne ha uno analogo, in un «omnibus» utile per tamponare le tante falle di due città che non scoppiano propriamente di salute.
Così, localmente, si aspettavano allo stesso tempo 2 milioni e mezzo per dare un po’ di ossigeno all’operazione bonifiche dell’Ezit, altrettanti per la ricerca, due milioni per il porto e uno e mezzo per l’industria ma anche, allo stesso tempo, qualche centinaio di migliaio di euro per venire incontro alla Triestina e alle spese sostenute per gli adeguamenti di sicurezza allo stadio «Rocco» ( regolarmente versati) e altri per rimettere a nuovo le «canottiere» della Sacchetta, per usare solo gli esempi più eclatanti.
Una situazione vissuta a Roma, pare, come un invito a nozze, anzi, al taglio. E non sembra un caso, dunque, che recentemente Roberto Menia di An, sottosegretario nel governo Berlusconi, abbia parlato di «uno strumento nato sulla logica del confine e sempre meno difendibile quando quel confine non esiste più».
Ma cionostante l’attuale immobilismo preoccupa. «È stata la prima volta da quanto ricordo, e sfido chiunque a smentirmi – incalza Rosato – in cui una Finanziaria ha solo tagliato il Fondo Trieste. Altre volte magari non era stato finanziato, ma in questa è stato esclusivamente segato, lasciando pochissime risorse per il 2009 e niente per il 2010-11. Il pregresso? Sempre in questa Finanziaria è previsto anche il blocco dei finanziamenti per il 2008, il che vuol dire che qualunque teorico beneficiario, anche di risorse già assegnate, non ha nessuna sicurezza di riceverle.
E sono proprio curioso di vedere come sapranno far fronte ai tagli alle infrastrutture... Volete qualche cifra? 418 milioni di tagli alla Regione, 22 milioni sulla legge per gli esuli, poi bocciati in aula, qualche milione di euro di ridimensionamento ai fondi della legge 38 per la minoranza slovena in Italia e la minoranza italiana in Istria, e poi Fondo Trieste e Fondo Gorizia e le ripercussioni sulle infrastrutture».
È un fiume in piena, Rosato. Anche perchè ha evidentemente la quasi certezza che il Fondo Trieste rischi di fare la fine del Fondo Benzina. «Sembra evidente che non esiste alcuna alternativa per sostituirlo. E sconcerta al riguardo il silenzio tombale del presidente Tondo. Con i soldi di Trieste e del Friuli Venezia Giulia sono stati dati 500 milioni a Roma e 140 a Catania, amministrazioni ”amiche” del governo. In pratica abbiamo pagato noi i loro debiti. Rimpiango Illy, una volta di più, perchè si faceva sentire anche con i governi amici per ottenere le cose che servivano alla città e alla regione».
Bruno Marini di Forza Italia, presidente di un Fondo che, come ha ammesso fin dall’insediamento, «rischia di non esistere più», la butta tra il filosofico e il politico. «Rosato dimentica che stiamo vivendo la crisi finanziaria ed economica che alcuni definiscono come la più grave dal ’29, e questo non poteva presupporre che una Finanziaria di assoluto rigore.
Il Fondo Trieste è in difficoltà, è vero, ma spero e mi auguro che al Senato alcune cose possano cambiare. È inesatto dire che il Fondo Trieste è stato tagliato, e vorrei ricordare anche che con l’ultima Finanziaria di Prodi aveva perso la bellezza di 4 milioni di euro, anche se, va ammesso, Rosato si era prodigato per il finanziamento di 5 milioni per gli anni 2007 e 2008».
Difesa a spada tratta, poi di Tondo, non foss’altro che perchè Marini, da consigliere regionale, fa parte della sua stessa maggioranza. «Tondo sa che anche la Regione si deve far carico del momento di sofferenza dello Stato. E poi in soli sei mesi ha fatto partire il commissariamento dell’A4 e partire la terza corsia quindi Rosato, prima di attaccarlo, si metta una mano sulla coscienza... A questo punto, comunque, solo se il Fondo non sarà rifinanziato il prossimo anno si potrà considerarlo morto».
«Sarà – conclude Rosato – ma la sensazione è che le parole scorrano sulla pietra. Sono accuse pesanti? Bene, il centrodestra risponda. Ma non con un comunicato stampa, ma con un decreto. Purtroppo riescono ad anastetizzare qualsiasi dibattito, magari tirando fuori per 15 giorni il Parco del mare o la destinazione dei congressi... A Trieste si fa così, si offuscano i dibattiti depistandoli. E invece la prima azione dovrebbe essere quella di non parlare più. E fare».
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