Fondi agli esuli, scatta la resa dei conti
«Hanno chiesto un finanziamento da 40mila euro per rifare il sito. Ma chi ce l’ha un sito da 40mila euro? Trump?». Se lo chiede il presidente dell’Unione degli istriani Massimiliano Lacota stringendo in mano la ripartizione dei fondi alle associazioni degli esuli.
La scena è la rappresentazione plastica di come il mondo dell’esodo sia alla resa dei conti. Letteralmente, perché al centro della polemica, ancora una volta, c’è l’utilizzo dei fondi dati alle associazioni in base alla legge 72. Il presidente dell’Unione degli istriani finora si era tenuto fuori dalla questione. Ma ieri mattina ha indetto una conferenza stampa, affiancato dal “grande accusatore” Renzo de’ Vidovich, per chiedere al governo «di rendere pubblici i rendiconti degli anni scorsi su come sono stati spesi i soldi», invocando in caso l’intervento della magistratura. Gli ha risposto pressoché in diretta, da una conferenza quasi simultanea, il presidente di Federesuli Antonio Ballarin, rassicurando sulla «trasparenza assoluta nella gestione dei fondi, monitorata dal ministero».
Ma andiamo con ordine. A palazzo Tonello, sede dell’Unione, Lacota stringe in mano una copia della ripartizione dei fondi 2013 diffusa nelle settimane passate da de’ Vidovich: «Certe associazioni presentano richieste per 100 e ottengono 100. Altre chiedono 100 e ottengono 20». Il timore di Lacota è che, prima di approdare alla commissione ministeriale incaricata di distribuire i fondi, un primo lavoro di scrematura venga fatto a livello di Federesuli, la sigla referente della commissione. Il presidente dell’Unione entra poi nel particolare dei progetti finanziati (vedi box in alto a destra): «Il rifacimento del sito dell’Anvgd è stato finanziato con 40mila euro. Noi stiamo rifacendo il nostro e ne spenderemo 4mila 500. Mi chiedo che sito sia il loro». E ancora: «Non ricevevamo mai il dettaglio dei progetti finanziati, ma non pensavo ci potesse essere tanto fango sotto. Chiediamo che il ministero pubblichi entro due mesi i rendiconti di tutti gli anni passati. Altrimenti che intervenga la magistratura, soprattutto quella contabile».
Un’ora più tardi, al circolo Fincantieri-Wartsila, si tiene la conferenza di Federesuli, convocata appena un paio di giorni prima. I temi ufficiali sono altri, è una sorta di ricapitolazione delle attività della federazione negli ultimi anni. Sentendo le posizioni dell’Unione degli italiani, il presidente nazionale Antonio Ballarin alza le sopracciglia: «Non voglio entrare in polemica con nessuno, tanto meno con Lacota di cui non sapevo ci fosse una conferenza stampa. Però la nostra apertura e trasparenza è assoluta». Spiega: «La legge prevede l’esistenza di una commissione tecnico-scientifica, composta da quattro rappresentanti ministeriali e due di Federesuli. Quella commissione valuta nel merito se e con quanto finanziare ogni progetto». Quanto al ruolo della Federazione: «In tutti questi anni ci siamo fatti carico di rappresentare anche i progetti delle associazioni esterne a noi. Lo abbiamo sempre fatto con spirito di squadra. Io sono dell’idea che i fondi debbano essere gestiti soltanto dai membri della Federazione. Chi non c’è, può entrarvi. Nessuno è escluso».
Aggiunge ancora: «Per quanto riguarda i progetti, gli ultimi sono quelli del 2013 e sono gli unici di pertinenza della mia presidenza. Quelli precedenti, 2010-2012, li ho ereditati e mi occupo solo della loro liquidazione». Conclude sulla trasparenza: «Se qualcuno mi chiama e mi chiede i dati sono ben contento di darli, purché siano ufficiali, visto che si parla di fondi pubblici. Oggi le regole sulla rendicontazione sono molto stringenti, in linea con quanto richiesto negli appalti pubblici».
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