Fondazione Luchetta: 20 anni di attività e nuovo presidente

Vent’anni di attività. È lo storico traguardo festeggiato ieri, nella casa di accoglienza di via Valussi, dalla Fondazione Luchetta Ota D’Angelo Hrovatin, costituita all'indomani delle stragi di Mostar e Mogadiscio per ricordare i giornalisti Marco Luchetta, Alessandro Ota, Dario D'Angelo e Miran Hrovatin che in quelle stragi, nel gennaio e nel marzo del 1994, persero la vita. Da allora di strada ne è stata fatta parecchia – ha ricordato Giovanni Marzini, giornalista Rai e parte del direttivo della Fondazione - grazie all’aiuto di chi si è impegnato direttamente, dai presidenti che si sono succeduti al Direttivo, dai numerosi volontari che hanno prestato fisico, mente e cuore nelle case d’accoglienza, ai sostenitori e alle istituzioni che con il proprio contributo hanno permesso alla Fondazione di proseguire nella propria opera.
In tanti ieri hanno voluto festeggiare questo fatidico traguardo: dall’inizio dell’attività sono ben 780 i bambini accolti dalla Fondazione nelle sue strutture e quella che prima era un’attività rivolta alle vittime della guerra, quando la guerra era effettivamente dietro casa, come ha ricordato il presidente uscente Enzo Angiolini, si è declinata nel tempo a nuove esigenze. «Negli ultimi anni l’emergenza è diventata quella sociale, legata alla crisi economica che non ha risparmiato l’Italia – spiega Angiolini - . Noi stessi in questi ultimi due anni abbiamo affrontato un periodo difficile e siamo stati costretti a riorganizzarci, ma arriviamo a questo traguardo con un bilancio sano».
Per l’occasione è stato presentato anche il nuovo presidente della Fondazione, finalmente al femminile: Daniela Luchetta, moglie di Marco, che ha voluto ricordare come sia stato il calore della gente e l’impegno della Fondazione fin dal suo primo incarico (quello di portare in salvo Slatko, il bimbo sfuggito alla morte grazie allo scudo umano offerto dalla troupe guidata da Marco Luchetta) ad averla aiutata a superare il dolore. Per far fronte alle nuove esigenze legate all’italianissimo disagio sociale di questi ultimi tempi anche il Cda della Fondazione è stato rinnovato, con l’ingresso di Gianfranco Schiavone, e il rientro di Gianfranco De Pinguente e Fulvio Gon. Ma la grossa novità è la ristrutturazione e il nuovo arredamento della casa di accoglienza di via Valussi, realizzato grazie a un intervento mirato del Gruppo svedese Ikea. Pareti di un verde che davvero dà speranza, bagni rifatti, cucina, spazi comuni e camere colorati e accoglienti. Il tutto grazie al contributo di tanti volontari, che si sono alternati per dare una mano fin dalla scorsa estate. Al momento la casa ospita nelle sue 10 stanze 10 adulti e nove bambini di etnie, religioni e lingue diverse (vengono da Pakistan, Ciad ed Est Europa), che si fermeranno chi per giorni e chi per mesi, in un’atmosfera di reciproco rispetto e comprensione delle differenze. Grazie a una convenzione siglata ieri con Cooperative Operaie di Trieste, inoltre, la Fondazione potrà accedere a condizioni vantaggiose all’approvvigionamento alimentare per nutrire i bambini e le mamme ospiti della struttura. Tra le istituzioni presenti tutte, dalla Regione rappresentata dal suo presidente Renzo Tondo, alla Provincia con la sua presidente Maria Teresa Bassa Poropat, al Comune con il sindaco Roberto Cosolini, hanno voluto confermare il loro sostegno alla Fondazione, definita da Tondo «un’eccellenza del Friuli Venezia Giulia». L’attività della Fondazione, ha ribadito Bassa Poropat, «è la dimostrazione della grande apertura di una città, Trieste».
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