Fondazione Carigo, una poltrona per quattro

Per gestire il salvadanaio dell’Isontino due candidati goriziani (Sgarlata e Orzan) e due monfalconesi (Polli e Brussa)
La sede della Fondazione Carigo a Gorizia
La sede della Fondazione Carigo a Gorizia

GORIZIA Colpi di scena, peripezie, pareri e contropareri. Era il 2013 e il percorso che portò alla nomina dei nuovi vertici della Fondazione della Cassa di risparmio di Gorizia fu tutt’altro che lineare, semplice, senza scossoni. Tant’è che qualcuno abbozzò: «Sembra di assistere alle elezioni del... Capo dello Stato».

Poi, la spuntò Gianluigi Chiozza che sta portando a termine con successo il suo mandato di presidente. Quando cesserà la sua esperienza? La scadenza si avvicina a grandi falcate: aprile 2017 è il mese cerchiato di rosso.

Ma quella che è alle porte sarà una piccola rivoluzione perché - oltre al presidente - cambierà totalmente anche la composizione del Consiglio d’amministrazione. Tutti volti nuovi. Il limite è quello dei due mandati: quindi, non c’è spazio per riconferme. A evidenziarlo lo stesso Chiozza: «Nessuno è più “rinnovabile”». Quindi, oltre al presidente, termineranno la loro esperienza all’interno del cda anche il suo vice Roberto Collini (che potrebbe correre per sindaco di Gorizia), Francesco Devetag, Antonella Gallarotti, Roberto Porciani, Miryam Vidi e Giovanni Vio.

E allora, seppure sottotraccia e senza fare troppo rumore, sono già iniziate le grandi manovre per l’individuazione del nuovo presidente della Fondazione Carigo, uno dei salvadai (assieme al Fondo Gorizia gestito dalla Camera di commercio) dell’Isontino.

Il ruolo è prestigioso, garantisce visibilità e potere e in molti farebbero carte false per conquistare quel “posto al sole”.

Ma c’è un vincolo che mette fuorigioco molti potenziali candidati. A spiegarlo è il sindaco Ettore Romoli: «Per fare il presidente o entrare nel Consiglio d’amministrazione della Fondazione, c’è bisogno di un anno di sospensione rispetto all’attività politica. Ergo, nè il sindaco, nè gli assessori comunali, nè i consiglieri comunali potranno far parte dei vertici della Fondazione». E questo semplifica, in un certo senso, il quadro. Ma la regola funziona anche inversamente? Ovvero, i componenti del cda della Fondazione possono “tuffarsi” subito in politica? O vale anche per loro la pausa di un anno? La regola riguarda soltanto le ultime nomine, ovvero il Consiglio di indirizzo.

Ma quali e quanti sono i papabili a guidare la Fondazione? Diciamo subito che Gorizia e Monfalcone fanno 2-2. I bene informati sostengono che ci sono, infatti, due candidati goriziani, altrettanti della città dei cantieri. Quasi un derby. Ma non si tratta di gente di primo pelo. Il primo nome è quello di Emilio Sgarlata, già presidente della Cciaa e attuale numero uno del Consorzio per lo sviluppo del polo universitario. Il secondo nome goriziano è quello di Sergio Orzan che nel già nel 2013 tentò la scalata alla Fondazione ma le cose andarono diversamente. Volti ben conosciuti anche fra i papabili monfalconesi: si parla di Paolo Polli, già presidente di Apt e di Franco Brussa, già consigliere regionale. Non è un mistero che Monfalcone farebbe carte false pur di poter gestire il salvadanaio della Fondazione anche perché, in questi anni, più di qualcuno ha lamentato uno “sbilanciamento” di finanziamenti verso Gorizia.

Chi nominerà il Consiglio d’amministrazione? Lo Statuto prevede che sia il Consiglio di indirizzo, formato da diciassette componenti, a procedere con la nomina e la revoca del presidente e degli altri componenti il consiglio di amministrazione. Il Cdi, inoltre, definisce le linee programmatiche di intervento e di operatività fissando priorità ed obiettivi della Fondazione; formula gli indirizzi generali dell’attività e dell’organizzazione della Fondazione e provvede alla periodica verifica dei risultati.

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