Fondazione Carigo, stanziati 2,8 milioni ma la tassazione pesa come un macigno

Incidenza fiscale salita dallo 0,5% del 2001 al 24% del 2018. La fetta maggiore dei finanziamenti andrà al sociale



Un ente soggetto all’andamento (non esaltante) dell’economia italiana. Una crescita macroscopica della tassazione, la cui incidenza, rispetto al risultato di gestione, è passata dallo 0,5% del 2001 ad oltre il 24% di quest’anno: solo nell’ultimo anno è incrementata di 8 punti percentuali.

Basterebbero questi due dati imprescindibili per capire le difficoltà che, giornalmente, la Fondazione Carigo deve affrontare. Dati oggettivi e che permettono di capire come la gestione sia tutt’altro che una passeggiata di salute. E sono elementi che, a detta del presidente Roberta Demartin e del segretario generale Rossella Digiusto, permettono di capire come nasce il bilancio 2018 appena approvato dalla Fondazione.

Un po’ di numeri. L’ente vanta un patrimonio di 187,8 milioni di euro a valori di bilancio e un avanzo di gestione pari a 3,2 milioni di euro. Ammontano a 3.385.942 gli euro suddivisi nei 400 progetti sostenuti e destinati nel 2018 allo sviluppo del territorio isontino mentre, quest’anno, verranno erogati altri 2,8 milioni. Il settore cui, nel 2018, sono state destinate maggiori risorse (pari al 37,1% del totale) è quello del volontariato, dal 2015 primo ambito di intervento della Fondazione. Tra gli interventi finanziati in questo settore, la maggior parte sono attinenti a servizi di carattere socio-assistenziale. E questa la dice lunga su come sono cambiati i parametri della Fondazione riguardanti le erogazioni con, giustamente, una maggiore attenzione verso il sociale. «Ma anche i contributi per arte e cultura (fino al 2014 il primo settore di intervento) sono aumentati rispetto al 2017», le parole di Demartin e Digiusto.

«Quello che deve emergere - la sottolineatura di Demartin - è che questa gestione si è data delle precise regole di trasparenza, dando a tutti le stesse opportunità sulla base di una programmazione, di un masterplan triennale». Quindi, finanziamenti mirati e non a pioggia. «In più - continua - abbiamo cercato e stiamo cercando di essere propositivi. A breve partirà un focus sul Collio, di cui parlerò più diffusamente in seguito, per poi canalizzare la nostra attenzione su Gorizia».

All’educazione, istruzione e formazione, la Fondazione ha destinato nell’ultimo anno 680.744 euro, suddivisi in 67 progetti mentre, nel campo dello sviluppo locale e edilizia popolare locale sostegno, via libera a 28 progetti per un importo di 376.636 euro complessivi. Settantadue gli interventi nel ramo crescita e formazione giovanili con un plafond erogato di 160.976 euro: in primis attività musicali legate ai ragazzi, associazioni sportive dilettantistiche, contrasto e prevenzione di alcune forme di disagio giovanile, oltre a doposcuola e centri estivi.

Non meno importante il settore della salute cui è stato destinato un importo di 148.808 euro, per un totale di 8 progetti mentre ai rami ricerca scientifica e tecnologica e protezione civile e qualità ambientali sono andati rispettivamente 37 mila euro (4 progetti sostenuti) e diecimila euro (3 iniziative).

Ancora rilevante (ma in diminuzione rispetto agli anni precedenti) l’incidenza dei progetti di importo inferiore ai 5 mila euro pari al 19,9 per cento sul totale erogato. Un trend al ribasso che «conferma - le parole di presidente e segretario - la volontà dell’ente di ridurre la dispersione degli interventi, favorendo la realizzazione di progetti condivisi fra più soggetti, a maggior impatto per il territorio. Ciò non significa non venga dato sostegno alle tante e meritevoli iniziative che l’associazionismo locale esprime e che hanno un ruolo fondamentale quale “collante” della comunità».

C’è un altro tema importante. Il peggioramento dello scenario finanziario avvenuto nel corso della seconda parte dell’anno ha indotto la Fondazione a privilegiare un approccio prudente, sia per la componente investita direttamente sia per quella impiegata tramite risparmio gestito. Oltre ad una quota di liquidità superiore alle esigenze di tesoreria, la Fondazione ha deciso di non incrementare l’esposizione “a rischi direzionali” per cercare di aumentare la redditività. «Tali scelte si sono rivelate corrette in quanto l’assunzione di maggiori rischi si sarebbe riflessa negativamente sulla dotazione patrimoniale della Fondazione», la conclusione di Demartin. —



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