Fondazione Carigo, guerra di pareri

Peripezie, colpi di scena, pareri e contropareri. Qualcuno, ieri mattina, faceva notare: «Sembra di assistere alle elezioni del Capo dello Stato».
Sì, continua a riservare sorprese il percorso che porterà alla nomina dei nuovi vertici della Fondazione della Cassa di risparmio di Gorizia. Ma la disputa, in questo caso, non è fra destra e sinistra ma su un piano diverso. Secondo alcuni - il sindaco Ettore Romoli in primis - la presidenza all’attuale vice Sergio Orzan è il simbolo dell’auto-conservazione, di un ente che maldigerirebbe “ingerenze” esterne. Comune e Camera di commercio vorrebbero scardinare questo sistema, appunto, di autoperpetuazione. Non destra e sinistra, dunque. Ma uno scontro fra i fautori della “auto-conservazione” e chi vorrebbe prendere in mano le chiavi della cassaforte (Romoli e Sgarlata). Una partita di potere, dunque.
L’ultimo
sviluppo
Dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti che Sergio Orzan, l’attuale vicepresidente, è incandidabile. A mettersi di traverso un parere del ministero del Tesoro che pone fuori gioco coloro che hanno effettuato già due mandati da consigliere: parere che esiste, abbiamo letto e parla chiaro. Il Cda, il 15 aprile scorso, e il consiglio di indirizzo il giorno successivo hanno esaminato la lettera giunta da Roma che stabilisce come non siano ammessi due mandati consecutivi, ancorchè come «somma di presenze» nei due organi. Cos’è emerso? Che il consiglio di indirizzo (pare su suggerimento di Roberto Porciani) ha chiesto all’Acri, l’Associazione delle fondazioni e delle casse di risparmio, un ulteriore parere poiché, secondo lo statuto della Fondazione Carigo, sono previsti due mandati consecutivi in ognuno dei due organi e non come somma di presenze. Un’azione che non deve essere piaciuta granché a quegli enti che ritengono il parere del ministero del Tesoro chiaro e, soprattutto, più che sufficiente per sbarrare la strada alla nomina di Sergio Orzan alla presidenza. Quindi, non resta che attendere il responso dell’Acri.
La seconda
ipotesi
Ma il tempo stringe. Il consiglio di indirizzo, il 30 aprile prossimo, dovrà nominare i sei membri del Cda e il presidente, oltre al collegio dei revisori. Ecco, allora, affiorare anche un piano B. Orzan, alla fine, potrebbe fare un passo indietro per far uscire la Fondazione da questa grave situazione d’impasse e dal rischio di uno scontro in sede di Tar.
Ma qualche maligno afferma che più che un passo indietro sarebbe un passo a lato, nel senso che Orzan potrebbe entrare nel cda della Cassa di risparmio del Fvg. Prenderebbe il posto di Gianluigi Chiozza, pronto a dimettersi da quel consiglio d’amministrazione per entrare nel cda della Fondazione e diventarne... presidente. Fantapolitica? Chi vivrà, vedrà.
Nel frattempo, è buio pesto su eventuali candidature gradite al Comune.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo