Fondazione Brovedani paradiso per anziani poco utilizzato

La struttura si prende cura gratuitamente delle persone sole Su 98 posti, gli ospiti sono 60 e arrivano anche dal Veneto
Di Luigi Murciano

GRADISCA. Un'eccellenza gradiscana, colpevolmente poco conosciuta ai più. Benvenuti alla casa albergo della Fondazione “Osiride Brovedani”, dove l'orologio della terza età scandisce il tempo in maniera meno grigia e angosciosa. La struttura si prende cura – si legga bene: gratuitamente – delle persone sole: inizialmente la “mission” erano gli orfanelli, ma da dodici anni a questa parte sono gli anziani dai 66 anni in su. Purchè soli (vedovi, separati o divorziati) ed autosufficienti. Per essere ospitati alla “Brovedani” non si paga neppure un euro. Tutto è a carico della Fondazione, che attraverso un notevole (ed evidentemente ben amminstrato) patrimonio immobiliare, copre costi ed investimenti. Fondi pubblici? Neanche per sogno. Curiosamente, su 98 posti disponibili gli ospiti sono meno di una sessantina. «Non abbiamo alcuna lista d'attesa – conferma la responsabile Lorena Blanch -. Da anni la domanda si attesta su queste cifre. Il rapporto ospiti-operatori garantisce un'alta qualità del servizio. La gratuità? A volte i futuri utenti quasi non ci credono, temono ci sia qualche fregatura. E invece è proprio così». Gli ospiti vengono da tutte le province regionali e persino dal Veneto. I dipendenti sono una trentina, fra amministrativi, operatori socio- sanitari, personale addetto ai servizi e alle manutenzioni. Proprio oggi ricorre i 45esimo della scomparsa del “signor Fissan”, l'industriale-benefattore triestino Osiride Brovedani cui si deve tutto questo. Stamane alle 11 sarà ricordato con una messa all'interno della casa albergo. Nel settembre dell'80 venne data concretezza alle volontà testamentarie di Osiride Brovedani, imprenditore nel campo dei prodotti per l'infanzia – la celeberrima pasta Fissan, per l'appunto - che conobbe anche il dramma della deportazione. Brovedani ha voluto che tutto il suo patrimonio fosse investito nel servizio al prossimo. Dapprima la struttura fu adibita a convitto per orfani dai 6 ai 21 anni, operativo fino al 2003.Dopo il mutamento delle normative fu riconvertita nell'attuale Casa albergo per anziani. Il “motore ultimo” è Raffaele De Riù, storico presidente della Fondazione (ma chi non lo ricorda alla presidenza della Triestina calcio?) ed esecutore testamentario delle ultime volontà di Brovedani. La struttura ieri ha riaperto le sue porte al “Piccolo”. Schiudendo un piccolo mondo a sé in cui la terza età è vissuta dagli utenti in maniera positiva, quasi spensierata. Di certo lontana dall'ambiente asettico di certe case di ricovero. Con i suoi 13mila metri quadrati, su cui sorgono sei palazzine a due piani avvolte nel verde, la Brovedani costituisce ancora oggi, a 35 dalla sua apertura, un modello all'avanguardia. Tanti gli investimenti per migliorare la qualità della vita degli ospiti: l'ultimo è un innovativo percorso di ginnastica dolce progettato nei paesi scandinavi. Ma possiamo trovarci anche un orto e un frutteto curato dagli ospiti, un bocciodromo, un auditorium, una cucina nelle quali le nonne possono continuare a sbizzarrirsi nelle loro ricette, una palestra, una stanza riservata alla preghiera. E ancora biblioteca, sala lettura quotidiani, sala biliardo, sala tv, postazione pc con tanto di wi-fi, un'attività corale. Le stanze sono confortevoli e a prova di privacy. I pasti, degni di un ristorante di livello grazie allo chef Vinicio Maricchio e la sua equipe. Gli ospiti sono autorizzati a muoversi liberamente, ma ovunque si respira un senso di famiglia e di comunità.

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