Folle e abbracci per l’addio ai defunti: al cimitero di Trieste saltano le regole anti Covid
TRIESTE Baci sulle guance, calorosi abbracci, strette di mano. Nel cimitero di Sant’Anna a Trieste, negli spazi di via Costalunga davanti alle salette di esposizione delle salme, se non fosse per le mascherine, indossate talvolta con approssimazione, sembrerebbe il periodo pre-coronavirus.
Senza contare che si registrano veri e propri assembramenti, che all’esterno di un bar o di un negozio verrebbero pesantemente sanzionati. Lo stretto limite che nel corso del lockdown di primavera imponeva la presenza di non più di 15 persone a cerimonia funebre, non c’è più. Ci sono però delle disposizioni che AcegasApsAmga ha indicato alle imprese di onoranze funebri e che riguardano le salette di esposizione, la cappella e la chiesa. Nelle stanze espositive possono starci contemporaneamente 6 persone (il paradosso è che in un negozio da 20 metri quadrati l’ordinanza regionale consente l’ingresso a un cliente alla volta), 10 in quella denominata “Azzurra” e che ha dimensioni più ampie. Nella cappella difronte alle salette ne possono entrare al massimo 30, nella chiesa a cui si accede dall’esterno, invece, 40.
Il sacerdote che celebra le esequie, se si accorge che il limite indicato comunque all’esterno dei locali non viene rispettato, invita alcune persone ad uscire. La capienza massima è stata definita da AcegasApsAmga seguendo le indicazioni dettate dai protocolli di prevenzione del contagio. Il problema, però, è nell’ampio corridoio centrale. È lì che il flusso di persone che prendono parte ai funerali, che sono arrivati per dare l’ultimo saluto a un amico, a un parente o a un conoscente, non viene controllato. E visti anche il delicato contesto, l’emotività, il dolore, la disperazione, molto spesso quelle attenzioni che al di fuori abbiamo imparato a rispettare, vengono meno. E così, a un funerale si contano anche 70-80 persone, sistemate all’esterno della saletta di esposizione, spesso senza che vengano rispettate le distanze di sicurezza.
Un funerale dopo l’altro, talvolta con i partecipanti al primo che si sovrappongono a quelli arrivati per il successivo, rimanendo nel corridoio a scambiare due parole anche alla fine delle esequie. Va tenuto conto che a prendere parte ai funerali, ci sono molti anziani, i più attenti a non mancare nel dare l’ultimo saluto a un persona cara passata a miglior vita, ma pure i più fragili. Ieri mattina, arrivando a Sant’Anna bastava dare uno sguardo al parcheggio pieno zeppo di automobili per capire quanta gente stesse prendendo parte ai funerali. E all’interno veri e propri assembramenti.
Ma di fronte al dolore, non è semplice neppure intervenire invitando al rispetto delle regole. Quel lungo e largo corridoio è, di fatto, “suolo pubblico”, non è di competenza di AcegasApsAmga che comunque segnala al Comune situazioni a rischio. «Noi effettuiamo dei controlli, disponiamo un servizio mirato quando ci sono funerali che si prevede richiamino un maggior numero di persone – spiega il comandante della Polizia locale Walter Milocchi – ma è evidente non possa esserci una pattuglia fissa. Domani faremo delle valutazioni su un rafforzamento della segnaletica anche a terra, utile a indicare le distanze da mantenere».
Le imprese di onoranze funebri, quando organizzano le esequie, avvertono i parenti «di quali siano le restrizioni per l’accesso alle salette e alla cappella – precisa Renzo Ricamo della Zimolo –. Raccomandiamo di limitare il numero di presenti, ma è evidente che poi non è facile impedire a qualcuno di partecipare. Comunque, non è di nostra competenza far rispettare le distanze. —
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