Foibe, le conosce il 43% l’esodo appena la metà Italiani ancora confusi
di Arianna Boria
A dieci anni dall’istituzione del Giorno del ricordo, che il 10 febbraio commemora le drammatiche vicende storiche del confine adriatico orientale, solo il 43,7% di un campione d’italiani sa esattamente che cosa sono le foibe. A due anni di distanza dalla proposta di un tema sull’esodo all’esame di maturità, salutata come il riconoscimento di un percorso di approfondimento negli istituti superiori, solo il 20,7% degli interpellati, dai 18 ai 35 anni, conosce qualcosa delle terre perdute e dello sradicamento degli italiani che ci vivevano, mentre il 77% nella stessa fascia d’età afferma di non averne mai sentito parlare o di avere idee confuse in materia. I numeri, letti a freddo, non rassicurano, ma rappresentano comunque una crescita di consapevolezza rispetto al 2010, che si attesta sui 6-7 punti percentuali nei due quesiti: all’epoca un analogo sondaggio rivelava che appena il 37,7% degli intervistati conosceva le foibe e un risicato 15,6 aveva masticato qualcosa dell’esodo.
Una curiosità: in un analogo sondaggio del gennaio 2008 i dati rilevati erano migliori rispetto allo stesso periodo di due anni dopo, come se ci fosse stata una repentina presa di coscienza poi progressivamente evaporata: il 40,6%, infatti, rispondeva a tono sulle foibe e il 23,5% sull’esodo. Renzo Codarin, presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, lo spiega con l’ondata di polemiche e dibattiti che seguì il discorso del presidente Napolitano nel 2007 sul ”disegno annessionistico slavo”, la “furia sanguinaria” e la “barbarie” delle foibe, che gli valsero accuse di “razzismo, revisionismo e revanchismo” da parte dell’omologo croato Stipe Mesi„.
Anche la Rai contribuì al fenomeno, con la fiction del 2005 “Il cuore nel pozzo” di Alberto Negrisin, fuga di un gruppo di bambini dai partigiani di Tito: gli esuli la contestarono, “più western che storia”, ma il loro dramma entrò per la prima volta nelle case di molti italiani.
La rilevazione, effettuata dalla milanese Ferrari Nasi & Associati su un campione di 600 italiani adulti, di ogni ceto, età e appartenenza politica, nelle giornate del 26 e 27 gennaio, è stata commissionata dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che esprime soddisfazione sia per i tre punti in più guadagnati sulla conoscenza delle foibe in tutto il campione, sia per il segnale dal mondo giovanile, età 18-25, reattivo sullo stesso argomento nel 46,5% dei casi, più del doppio rispetto al sondaggio precedente. I giovani, in generale, soprattutto se laureati, ne sanno più degli anziani (da 56 anni in su, le foibe vengono definite correttamente solo dal 42,7%), mentre sull’esodo la percentuale più alta di informazione, un appannato 23,8%, riguarda gli over 56 (dai 18 in su rimane sul 20,7%), con poco brillante performance dei laureati, preparati appena nel 39,4% dei casi. Commentano i sondaggisti: il nuovo interesse sembra legato al fatto storico più lampante e cruento. Alla memoria degli anziani, al contrario, è affidato l’esodo, ferita mai rimarginata per moltissimi famiglie, anche solo per i beni perduti.
Interessante la lettura politica. Le foibe non sono più esclusiva del centrodestra, la cui percentuale di risposta si attesta sul 56,7% contro il 50,6% del centrosinistra. Sull’esodo, parti invertite: centrosinistra al 28,3/e centrodestra al 22,3%, Pd batte Pdl con 29,5% contro 17,2%.
Colpisce il dato sulla religiosità. I martiri sono più impressi nella memoria di chi crede poco, il 50,1%, mentre chi si definisce “altamente” religioso li ricorda meno: un modesto 37%.
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