La Flex di Trieste a FairCap «entro due giorni»: il ministero pensa ad azioni legali
Al tavolo romano la multinazionale americana conferma la vendita. Regione e Confindustria: «Macelleria sociale»
Lo stabilimento Flex di Trieste sarà venduto al fondo FairCap entro due giorni. Nonostante l’impegno a fermare la trattativa e vagliare alternative di reindustrializzazione, i rappresentanti della multinazionale dell’elettronica si sono seduti ieri al tavolo ministeriale di crisi, annunciando il closing. Le firme saranno apposte entro gennaio, segnando il passaggio di tutti gli asset triestini di Flextronics al piccolo fondo tedesco, che le istituzioni non ritengono in grado di garantire l’occupazione dei 350 dipendenti, di cui 302 coperti per ora da contratto di solidarietà.
Posizioni durissime
L’incontro al ministero delle Imprese registra posizioni durissime da parte dei rappresentanti istituzionali e confindustriali, che accusano Flex di fare «macelleria sociale» e aver scelto FairCap come gestore del fallimento della fabbrica. Lo dimostrano i 20 milioni che la venditrice Flex verserà all’acquirente FairCap, evidentemente per pagare incentivi all’esodo e costi di eventuali licenziamenti collettivi.
La fine della commessa Nokia
A rappresentare il gruppo è Hannes Moritz, che ribadisce la volontà di Flex di lasciare dopo la fine della commessa di Nokia. La firma del passaggio di proprietà avverrà «entro due giorni». Il manager sottolinea che FairCap è il player migliore per mantenere in attività la fabbrica. Affermazioni che i rappresentanti istituzionali definiscono senza mezzi termini «menzogne».
Già nella riunione precedente, Mimit e Regione avevano sottolineato di non avere alcuna fiducia nella reindustrializzazione affidata a FairCap, che al tavolo si era presentata senza un piano industriale, venendo accusata di dilettantismo dai funzionari ministeriali, dopo aver ammesso di prevedere «esuberi strutturali» e aver avanzato come unica proposta forme di sinergia produttiva con uno stabilimento di 35 dipendenti situato a Imola.
Il rifiuto della multinazionale
Nel corso della riunione, i tecnici del ministero rendono noto un incontro organizzato nelle settimane scorse tra il gruppo Flextronics e il ministro Adolfo Urso, nel quale la multinazionale ha rifiutato di aprire un confronto con un fondo israeliano resosi disponibile a valutare il subentro. Picche anche a una proposta di dialogo con una società ceca messa in campo da Confindustria. Flex ha respinto insomma ogni percorso condiviso di reperimento di alternative sul mercato, coperto da ammortizzatori sociali per i lavoratori. La vendita a FairCap è ormai decisa.
Macelleria sociale
L’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen parla di «volontà di Flex di appaltare ad altri il suo fallimento», ricordando che FairCap «ha già detto che lavorerà su un numero consistente di esuberi». Il collega delle Attività produttive Sergio Bini definisce «macelleria sociale l’atteggiamento vergognoso della multinazionale». Rosolen e Bini stigmatizzano «il comportamento di una multinazionale che agisce incurante delle conseguenze che il suo operato avrà sulla pelle dei lavoratori». Per il direttore generale di Confindustria Alto Adriatico Massimiliano Ciarrocchi, «assistiamo a una barbarie delle relazioni industriali e a una becera presa in giro alle istituzioni e a 350 famiglie». I tecnici del Mimit sottolineano «l’arroganza e le risposte oltraggiose alla disponibilità del ministero», richiamando la volontà di chiedere conto a Flextronics delle risorse pubbliche ricevute, senza escludere cause anche penali.
Ignorati gli appelli
«Sono stati ignorati – scrivono Cgil, Cisl e Uil in una nota – gli appelli del governo e dei sindacati a lavorare per una soluzione industriale diversa da quella prospettata da Flex. Giudichiamo gravissima la posizione di Flex che cerca un’uscita di scena dalla porta di servizio. Privi di un piano industriale credibile da parte del fondo tedesco e di qualsiasi elemento di garanzia a tutela dell’occupazione, l’unico elemento che abbiamo è la grave dichiarazione dello scorso incontro nel quale il fondo faceva intendere la volontà di voler affrontare un tema esuberi. Tutto questo inaccettabile». L’Usb definisce FairCap un «sicario del lavoro, che si accolla la gestione degli esuberi prodotti dall’incapacità industriale di Flex». Mercoledì l’assemblea di fabbrica per aggiornare i lavoratori.
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