Fiumi di droga da Rotterdam all’Italia: smantellata una rete con legami a Trieste
TRIESTE Ventidue arresti nella giornata di ieri hanno consentito alla Direzione Antimafia di Trieste di smantellare un’organizzazione per il traffico internazionale di eroina e cocaina in arrivo da Rotterdam e destinata a tutta Italia, con il Friuli Venezia Giulia a fare da centro di smistamento. E Trieste come piazza di spaccio.
Sono 26 in tutto gli ordini cautelari in carcere o ai domiciliari emanati dal gip Massimo Tomassini su richiesta del pm Massimo De Bortoli, nei confronti di sei persone residenti in Fvg, due in Olanda e le altre attive in Veneto, Toscana, Umbria e Liguria. Quattro sono ancora ricercate. Solo fra 2017 e 2018 l’organizzazione ha movimentato 750-800 chili fra eroina e cocaina, per un valore potenziale di 7-8 milioni di euro.
L’operazione, avviata a gennaio 2018, è stata diretta dall’Antimafia della Procura triestina. Le indagini sono state svolte dalle squadre mobili delle Questure di Trieste e di Udine, con il coordinamento del Servizio centrale operativo dell’Antidroga, al ministero dell’Interno. L’hanno illustrata ieri alla stampa il sostituto procuratore Massimo De Bortoli della Dda e i dirigenti delle mobili di Udine e Trieste, Massimiliano Ortolan e Giovanni Cuciti.
La vicenda ha inizio quando un monfalconese di origini campane, oggi quarantenne, bussa alla porta della Questura di Udine dicendo di temere per la propria vita. L’uomo spiega di essere il corriere di un’organizzazione albanese che importa cocaina ed eroina dall’Olanda in Italia. Accusato dai soci di essersi intascato un carico di 14 chili di cocaina, il campano racconta di esser stato massacrato di botte in un’officina di Rotterdam, sede dell’attività pulita del vertice dell’organizzazione (Arjan Kasa, 36 anni, tra gli arrestati di ieri). Il corriere ha promesso di “risarcire” i capi, ma ora ha paura, e si rivolge alla Polizia.
Questa prima testimonianza, in due anni di indagini, ha consentito alla Dda di ricostruire i gangli dell’organizzazione, dall’Olanda all’Italia del Nord e del Centro, in parte operativa anche al Sud. L’eroina e la cocaina arrivavano al porto di Rotterdam. Da lì Kasa la distribuiva ai corrieri (per l’Italia ma probabilmente anche verso altri Paesi, vedi articolo a destra). La droga arrivava e veniva distribuita in Italia su auto con un doppiofondo, da due corrieri. Uno era il campano, entrato a far parte della rete grazie alla moglie albanese (che come lui è finita ieri ai domiciliari): i due vivevano prima a Duino, poi a Monfalcone.
L’altro era un 62enne residente a Latisana, Celestino Ortolani (cuoco) che divenne il corriere principale quando il primo fu estromesso dall’organizzazione. Durante le trasferte in Olanda, Ortolani fingeva di essere un venditore di prodotti italiani. A questo scopo teneva in auto dei beni alimentari, ad esempio formaggi, e una divisa da cuoco. Sull’auto aveva applicato degli adesivi con su scritto “Eat Enjoy”, da cui poi ha preso nome l’operazione della Dda. La rete comunicava attraverso una rete di cellulari criptati.
I due corrieri gestivano delle autonome reti di spaccio per clienti fidati a Trieste e nelle province di Vicenza, Treviso e Pordenone. Nel capoluogo Fvg il corriere campano faceva riferimento a Francesco Paolo Settimio (classe 1964), figura con precedenti nello spaccio di cocaina a Trieste. Nell’ambito di un’inchiesta, nel 2015, gli inquirenti lo ritenevano uno dei pusher di punta in città. Ai domiciliari assieme a Settimio è finita anche la compagna, Maria Rizzi (classe 1967). Spiegano gli investigatori che, quando il campano fu espulso dall’organizzazione, la moglie continuò a organizzare a Trieste lo spaccio di una quantità di cocaina di cui i due erano in possesso (in parte per ripagare la famiglia), nonostante lui si fosse rivolto alla polizia.
Ortolani ha introdotto in Italia circa 32 chili di cocaina fra l’aprile e il luglio del 2018, portando nelle casse dell’organizzazione circa 500 mila euro. Gli investigatori hanno individuato le cellule locali a Foligno, Perugia, Marina di Grosseto, Toirano (Savona), Genova, nelle province di Vicenza e Treviso, nonché ad Arma di Taggia (Imperia).
In quest’ultima località nel luglio 2018 sono stati sequestrati 5 chili di coca purissima, destinati all’unico gruppo di italiani in una rete composta da cittadini albanesi, corrieri a parte. Proprio quel sequestro portò il friulano ad accorrere in Liguria per affrontare la cellula locale, una spedizione punitiva: fermato dalla polizia in autostrada, fu trovato in compagnia di due complici, uno dei quali fu arrestato, perché trovato possesso di un’arma.
Ieri Ortolani è finito in carcere. La moglie Doriana Castagnari, 59 anni, è ai domiciliari per aver collaborato alle attività del compagno, come le altre donne sottoposte ad analoga misura in regione. Proseguono le ricerche delle persone non ancora raggiunte in Italia e in Olanda. —
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