Fiume, minaccia i compagni di classe col coltello
FIUME. Un bambino di otto anni è entrato in classe minacciando di uccidere i compagni. In mano aveva un coltello. Ne è nato il panico generale, gli alunni della prima classe di una scuola elementare della regione di Fiume (omettiamo nomi e località a tutela di tutti i minori) urlavano e chiamavano i genitori e l’insegnante. Nessuno è rimasto ferito, il bambino è stato subito allontanato dalla scuola per riportare innanzitutto la calma nelle aule.
L’episodio è stato solo l’ultimo di una serie che si è verificata nella località in cui la scuola è situata. Il piccolo appartiene a una famiglia rom composta di padre, madre e dieci figli: ragazzini che da tempo sono protagonisti di episodi spiacevoli nella scuola stessa e nel centro abitato.
Questa volta però i genitori degli alunni hanno detto basta, e hanno inscenato una singolare forma di protesta: per una giornata tutti i 290 alunni dell’istituto sono stati trattenuti a casa dai genitori, e le aule sono rimaste vuote. Ieri le lezioni sono riprese normalmente, ma ad arrivare nell’istituto è stato anche un gruppo di ispettori inviati dal ministero dell’Istruzione. Ai genitori del bambino entrato in classe con il coltello è stato chiesto di agire in modo tale che possa tornare a scuola: «Spiegategli dove e cosa ha sbagliato – è stato il messaggio degli ispettori alla famiglia - e tra qualche settimana vedremo se ci sono stati progressi. La nostra volontà è di rivederlo in classe, bene accetto se possibile, tranquillo e sorridente».
Un concetto ribadito anche dal direttore della scuola stessa, che ha annunciato il proseguimento del dialogo con i genitori e con gli ispettori ministeriali. Ma ha anche ammesso che la questione, in un contesto di disagio, è delicata da trattare. Negli ultimi mesi il bambino e i suoi fratelli si sono resi protagonisti di una catena di episodi inaccettabili: chiedono denaro ai coetanei e in caso di rifiuto li aggrediscono fisicamente, hanno compiuto furti a scuola e altrove, hanno incendiato pneumatici, strappato libri e quaderni ai compagni di classe...
Nel tentativo di evitare problemi e incidenti, sono stati in molti nella località a donare denaro alla madre di questi minori, ma la cosa non è servita praticamente a nulla. La polizia e gli operatori sociali sono anche stati accusati dai genitori degli altri ragazzi di fare poco per i bambini in questione e per l’intera comunità, mentre il Consiglio dei genitori della scuola si è riunito giorni fa, sottolineando la situazione di tensione perenne in cui vivono gli alunni: l’organo collegiale ha invitato le istituzioni «a fare il loro dovere», minacciando in caso contrario nuove forme di protesta.
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