Fiume, l’ex potenza industriale jugoslava che ha perso migliaia di posti di lavoro
Dalla Torpedo alla Transadria, tante le aziende chiuse o fortemente ridimensionate negli ultimi tre decenni
FIUME L’ultimo gigante di una lunga serie a perdere inesorabilmente, giorno dopo giorno, i propri lavoratori è il cantiere navale fiumano Tre Maggio, rimasto con un migliaio di dipendenti laddove 40 e più anni fa poteva vantare fino a seimila lavoratori. Nel rione fiumano di Cantrida, dove da più di un secolo ha sede questo storico stabilimento, sono in media una decina al giorno le maestranze che decidono di lasciare il cantiere perché senza stipendio da mesi, e soprattutto senza futuro. Il Tre Maggio sta così seguendo le sorti di quelle che furono aziende di successo e che da tempo sono finite nel dimenticatoio, "bruciate", dagli anni Novanta del secolo scorso a oggi.
Negli ultimi tre decenni la città di Fiume – autentica potenza industriale in epoca jugoslava – ha perduto decine di migliaia di posti di lavoro nel settore. Una desertificazione delle aziende causata da perdita dell’ex mercato jugoslavo, privatizzazione selvaggia, errori e altri fattori.
La catena commerciale Brodokomerc, tuttora attiva ma relegata in secondo piano da altri colossi del settore, è al primo posto in questa triste classifica, con una perdita di diecimila posti di lavoro. Staccata, ma in posizione pur sempre rilevante per la perdita di 3.300 posti, è la Torpedo, l'ex Silurificio, azienda che produceva trattori e motori entrobordo e che era erede dello storico stabilimento fiumano produttore di siluri. Ecco poi la gloriosa armatrice Croatia Line, l'ex Jugolinija, la cui flotta contava un tempo più di 50 navi che mantenevano collegamenti nei mari e oceani di tutto il mondo. Il crollo della compagnia di palazzo Rinaldi ha fatto volatilizzare all’incirca tremila posti.
Con la Fabbrica macchinari Rikard Benčić, che un tempo occupava gli ambienti dell'ex Zuccherificio, sono scomparsi 2.600 posti di lavoro, la fabbrica di attrezzature navali e fonderia Vulkan ne ha fatti perdere 1.400, seguita dalla Brodomaterijal con 1.370. E chi si ricorda più della Fabbrica cordami, che aveva 400 occupati? Anch’essa è ormai da tempo nell’album dei ricordi dell’industria fiumana.
La Transadria, ex Transjug, rappresentava alcuni decenni fa il simbolo delle agenzie internazionali di spedizione. Poi, con l'avvento della Croazia indipendente e sovrana, il destino della Transadria è risultato segnato e 400 persone hanno perso l'impiego, negli anni d'oro peraltro molto remunerativo.
Il periodo dal 1990 ai giorni nostri è risultato poi fatale per le grandi imprese edili di Fiume, con il fallimento di nomi molto noti in ambito quarnerino e jugoslavo: citiamo in questo senso Primorje (2200 posti), Konstruktor (1375) e Jadran (1200). Ad aggiungersi alla lista è stata anche la Cartiera di Fiume, stabilimento che aveva lavorato per più di due secoli piazzando i propri prodotti (specialmente carta per sigarette) in buona parte del globo. Occupava 1.150 persone, che hanno dovuto cercare altri impieghi.
Beninteso lontana dal fallimento, sta ora attraversando un periodo delicato anche l’azienda portuale di Fiume, Luka Rijeka, che ha fatto registrare una movimentazione merci inferiore di oltre il 10% su base annua. Qualcuno in città sta già incrociando le dita.
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