Fiume e la Dalmazia dichiarano guerra alle campane moleste
FIUME. La guerra delle campane arriva anche a Fiume e in Dalmazia. E le proteste contro il “frastuono assordante”, da parte dei residenti, adesso sbarca sul web. Il tam tam sui social network, a partire da Facebook, riguarda le numerose campane ecclesiastiche e coinvolge cittadini di ogni estrazione sociale, credenti e atei, che non hanno nulla contro la Chiesa e la religione. Anzi, si dicono stufi di dover sopportare rintocchi troppo rumorosi e per giunta ad ogni ora del giorno e della notte.
A Zagabria si è messa in moto l’Associazione per la tutela dell’ambiente dall’ inquinamento acustico, intitolata “Voglio una vita tranquilla”, che ha lanciato un sondaggio tramite Facebook e il proprio sito web. Il 60 per cento degli interessati dal fenomeno non ha intrapreso nulla, mentre gli altri hanno espresso il loro dissenso in modo informale, ben sapendo che non possono fare niente contro parroci che - questa almeno l’accusa - sembrano fare a gara nell’avere le campane più rumorose nella città o nella regione. Del resto la legge croata in materia, varata nel 2009, non contempla l’inquinamento acustico causato dagli edifici di culto. La Chiesa, insomma, è al di sopra del provvedimento e dunque nessuno si azzarda a trascinarla in un’aula di tribunale, non avendo poi un supporto giuridico per l’eventuale denuncia.
Chiamato a commentare quanto sta accadendo, il presidente dell’associazione, lo zagabrese Dražen Trnski, ha voluto subito sgombrare il campo dagli equivoci: «Non stiamo attuando alcuna crociata contro le fedi, la Chiesa cattolica croata e i sacerdoti. Ci interessa soltanto il rumore, l’esagerato rumore che sta rendendo la vita difficile a parecchie persone residenti nei pressi di chiese. Coloro che non sono a contatto con il problema, non capiscono una simile, fastidiosa situazione, che può avere influenze negative sulla salute, sia fisica che mentale. Ma al momento abbiamo le mani legate». A partecipare al sondaggio sono state anche persone che vedono nella protesta una specie di revival degli attacchi alle comunità religiose di jugoslava memoria. «Voi che protestate siete dei miseri comunisti – il commento in uno dei post – siete stati al potere per 45 anni, con processioni e suono delle campane vietati, mentre numerosi esponenti della Chiesa hanno pagato con la vita l’ essere devoti a Dio. Non ce la farete mai a impedire il suono delle nostre campane».
A farsi vivi contro quello che ritengono un insopportabile baccano sono stati, tra gli altri, diversi abitanti di Neresine (Lussino), dei quartieri di Cantrida e Scurigne a Fiume e poi di Cernik (Grobniciano), Zara, Spalato e Macarsca. C’è chi ad esempio ha parlato di attentato ai timpani a causa del “furoreggiare delle campane della chiesa di San Liberato, in funzione già alle 6 del mattino e in grado di svegliare tutto il vicinato”. Per il momento nessuna autorità ecclesiastica ha voluto rilasciare commenti, anche se il problema esiste e vede i residenti decisi a portare avanti la propria battaglia.
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