«Firme pro Bandelli, mille in un solo giorno»

E la Lega detta: sostegno alla maggioranza solo se dirà sì a vigili armati e ronde
Franco Bandelli
Franco Bandelli
Morto mercoledì a palazzo. Rinato ieri per strada, dove ha dispensato sorrisi, stretto mani e raccolto un mare di firme di sostegno: «Abbiamo superato quota mille, strepitoso». Per risorgere, politicamente s’intende, Franco Bandelli ci ha messo una notte. Libero da impegni di giunta - dopo aver sbattuto la porta dell’ufficio del sindaco che gli aveva proposto come extrema ratio la delega agli Affari generali di Lippi - l’ex ”cucciolo” del primo cittadino ha iniziato ad abbaiare. Preparandosi a mordere. Come possibile futuro avversario del candidato del Pdl per il dopo-Dipiazza.


LA SFIDA
Aiutato dai fedelissimi - i quattro Bandelli boys Frömmel, Pellarini, Porro e Sulli più Arturo Governa e altri iscritti ad Azione giovani - l’ex assessore ai Lavori pubblici e ai Grandi eventi ha cominciato la sua collezione di firme al mattino in Capo di piazza Bartoli, sotto la finestra del sindaco. Non era lì, Bandelli, per suonare una serenata, bensì le prime note di una carica che sa di sfida al palazzo. Di lì a poco, sarebbe andata in scena la prima giunta del dopo-Bandelli, col neoassessore Enrico Sbriglia. «Bene iniziamo a lavorare, avete letto tutti il giornale quindi non c’è nulla da aggiungere», ha tagliato corto Dipiazza.


LE FIRME
«In un’ora e mezza abbiamo raccolto 150 firme», gongolava intanto lì sotto Porro. Stringatissima la petizione: «Non fermare il cambiamento. Sostieni Bandelli contro la politica dei diktat. Stai dalla parte di chi lavora per Trieste». Il ”popolo” si fermava davanti a quel banchetto coperto da un tricolore. Anche questo, probabilmente, un dettaglio studiato ad hoc dai bandelliani per rivendicare un patriottismo che è il cavallo di battaglia di An. Nel pomeriggio i banchetti si sono ripetuti altrove, a cominciare dalla radice del Viale, dove si è fermata a dare una mano l’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen: «Non sono qui in veste pubblica, ma a titolo personale, c’è qualcuno che me lo può impedire?».


IL PROGETTO
Lo stesso Bandelli ha commentato soddisfatto le «aggregazioni spontanee dove i triestini firmano e spesso si propongono per contribuire a loro volta a raccogliere sottoscrizioni in bar e negozi. Tireremo dritti fino all’assemblea pubblica che abbiamo organizzato per il 15 settembre, alle 18, alla Marittima». Per spiegare cosa? Che ad esempio, «e pochi lo sanno, per fare l’assessore mi sono state chieste le dimissioni da consigliere comunale, ruolo in cui ero stato eletto con 1.108 preferenze, più di tutti. La gente deve sapere che il sindaco, piegandosi alla richiesta fatta dall’onorevole Menia (di cambiare le deleghe a Bandelli, ndr), sovverte la volontà popolare. Qui non è Menia che dice a Bandelli vai in Africa, ma Menia che dice al soldatino Dipiazza di mandare Bandelli in Africa. Io in Africa non ci vado, ho intenzione di fare politica in mezzo alla gente che mi ha eletto e che ora è stata tradita». Sarà allora alla Marittima che nascerà la Lista Bandelli? «Prenderemo - frena lui - qualsiasi tipo di decisione su percorsi, obiettivi e progetti solo se c’è e ci sarà condivisione popolare».


IL PASSATO
In quel caso, però, una sua discesa in campo indebolirebbe forse il centrodestra. Tra Donaggio e Dressi la spuntò il centrosinistra... «In questa città - risponde Bandelli - ho visto la ribellione ai tempi della Lista per Trieste, il fenomeno dei Cittadini di Illy e pure il primo Dipiazza. Storie in cui la gente si è riconosciuta, stimolata da una progettualità non solo sui massimi sistemi, ma sul vivere quotidiano. E poi chi rappresenta veramente il centrodestra? Solo l’onorevole Menia?». Col sottosegretario all’Ambiente non è andato morbido neppure il giornalista Fausto Biloslavo, giunto a firmare anch’egli: «Non credo che un personaggio che si comporta da ducetto, con questi diktat patetici, abbia i valori, il carisma e la lungimiranza politica per essere il leader della destra triestina».


GLI ATTACCHI
Qualche metro più in là, intanto, l’ultimo degli illyani Roberto Decarli se la rideva sorseggiando un ”capo in b”: «A questo punto le visioni del nostro Superman Dipiazza si dovranno scontrare con un ineludibile fallimento». Anche il Pd rigira il dito nella piaga. «Il centrodestra - così Tarcisio Barbo - fa i conti non con i problemi della città, ma li sottomette agli interessi personali e di gruppo». «Cosa dirà la Lega se a Sbriglia è stata data proprio la delega alla Vigilanza?», si chiede Marco Toncelli mentre Alessandro Carmi invoca il ritorno anticipato alle urne: «La maggioranza prenda atto delle mutate condizioni politiche».


LA LEGA
Sarà in effetti la ripresa delle attività del Consiglio comunale a dire se Dipiazza avrà ancora i numeri dalla sua. Ai 25 voti su 41 di partenza potrebbero venire a mancare i quattro dei Bandelli boys. E i due pallini letali li ha in canna proprio il Carroccio. Che scarica sullo stesso Sbriglia il peso del destino del Dipiazza-bis: «Faccio gli auguri di buon lavoro al nuovo assessore alla Vigilanza - sibila il capogruppo verde-padano Maurizio Ferrara - con la consapevolezza che da subito sarà chiamato ad assumersi la responsabilità della compattezza della maggioranza. Gli presenteremo tre semplici richieste: l’armamento della municipale; telecamere e videocitofoni a protezione delle abitazioni; l’avvio, quantomeno sperimentale, dei volontari per la sicurezza». Un sì politico alle ronde, insomma, vale la garanzia di sopravvivenza della maggioranza. La cui ”lunga vita”, solo un mese fa, neanche il bookmaker più lungimirante si sarebbe permesso di quotare e mettere in dubbio.

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