Firme per il referendum sull’eutanasia, prime adesioni in Consiglio regionale
TRIESTE. C’è un solo gruppo consiliare che, compatto, ha deciso di aderire alla campagna referendaria per l’eutanasia legale. È il Movimento 5 Stelle, che ne dà informazione ricordando che la raccolta di firme partirà il prossimo 1 luglio e proseguirà fino al 30 settembre, con l’obiettivo delle 500 mila sottoscrizioni per poter dare la parola ai cittadini.
«Un referendum sull'eutanasia, perché siano gli italiani a decidere, perché ognuno possa scegliere sulla propria vita, sulla propria morte. Un referendum a cui si arriva dopo anni in cui il Parlamento, la politica è stata assente nonostante la richiesta della Corte costituzionale di fare una legge in materia», le parole nell’aprile scorso di Valeria Imbrugno, compagna di una vita di Fabiano Antoniani, dj Fabo, il quarantenne milanese tetraplegico morto per suicidio assistito in Svizzera.
Anche lei, in quell’occasione, si presentò in Cassazione assieme ai leader dell’Associazione Luca Coscioni, tra cui Marco Cappato, Filomena Gallo, Mina Welby, Marco Perduca e Rocco Berardo, a rappresentanti del Comitato promotore (di cui fanno parte anche Radicali Italiani, Partito Socialista Italiano, Eumans, Volt, Più Europa) e ai familiari di chi ha vissuto il dramma delle scelte di fine vita.
Il referendum punta ad abrogare parzialmente l’articolo 579 del codice penale nella parte che impedisce l’introduzione dell’eutanasia legale in Italia, consentendo a chi non ha speranze di sopravvivenza, e che rimane in vita esclusivamente con le tecnologie, di scegliere di porre fine alla propria agonia. L’obiettivo è dunque quello di consentire l’eutanasia nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e sul testamento biologico, punendo gli abusi commessi nei confronti di persone incapaci, minorenni o in caso di estorsione del consenso.
«Sosteniamo questa battaglia di civiltà, nella convinzione che non si possa più attendere per legiferare sul fine vita, garantendo la libera scelta e la dignità della persona – dichiarano i consiglieri M5S –. Appoggiamo quindi la campagna referendaria, convinti che la partecipazione dei cittadini sia la forma migliore per una scelta epocale per il nostro Paese». Non solo la disponibilità all’autenticazione delle firme – conclude il gruppo, ma anche «l’invito a fare altrettanto a chi è titolato, e dunque ad avvocati, notai, parlamentari, sindaci, assessori, consiglieri comunali e regionali».
Invito raccolto da Furio Honsell, sindaco di Udine negli anni della vicenda di Eluana Englaro. «Sono assolutamente favorevole alla proposta referendaria – dice il consigliere di Open Fvg ricordando di essere socio della Consulta di bioetica –. Non c’è dubbio che si debba riflettere sul tema del fine vita e sul diritto a una conclusione dignitosa dell’esistenza».
Una linea che, al momento, nessuno altro gruppo però asseconda. Solo Forza Italia, con il capogruppo Giuseppe Nicoli, anticipa un incontro per iniziare almeno a discutere e a verificare un’eventuale posizione comune. Sia Lega che Pd che Cittadini, invece, preferiscono non entrare per ora nel merito spiegando che «il tema è etico e di coscienza personale».
Nel 2015 in Consiglio fu approvata la legge sui Dat, ovvero la normativa che regola disposizioni per la raccolta libera delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento sanitario. Ogni cittadino del Fvg ha avuto la possibilità di esprimere la propria volontà sui trattamenti ai quali desidererebbe essere sottoposto se non in grado di manifestare il consenso o dissenso informato.
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