Fiom-Cgil: «Ricollocare i 56 cassintegrati della Sertubi»

Acquista forte rilievo locale lo sciopero di otto ore indetto per oggi contro il Job act dalla Fiom-Cgil. Come denuncia il segretario provinciale Stefano Borini, il 31 dicembre scade la cassa...
Di Silvio Maranzana

Acquista forte rilievo locale lo sciopero di otto ore indetto per oggi contro il Job act dalla Fiom-Cgil. Come denuncia il segretario provinciale Stefano Borini, il 31 dicembre scade la cassa integrazione straordinaria per 56 lavoratori Sertubi. «Chiediamo al prefetto - spiega Borini - di riconvocare il tavolo su questa situazione di crisi e alle istituzioni di rispettare l’impegno preso per il ricollocamento. In particolare, Confindustria Trieste non può ripetere continuamente che il futuro dell’industria triestina è sull’off-shore senza poi far seguire alcun fatto alle parole: intervenga per far sì che sia destinata a insediamenti in questo settore l’area di via von Bruck lasciata libera dagli impianti di Sertubi. Le istituzioni facciano da garanti affinché i lavoratori in “cassa” abbiano la priorità sulle future assunzioni di Siderurgica Triestina». Interviene anche Michele Pepe, rsu Sertubi di Fim-Cisl, per stigmatizzare un nuovo tentativo da parte della società affittuaria, l’indiana Jindal, di portare via le “centrifughe”, le macchine per realizzare i tubi. «Come unica contropartita - denuncia Pepe - ci viene offerto solo il prolungamento del contratto per cinque anni (dal 2016 al 2021) senza alcuna garanzia scritta sul mantenimento degli occupati superstiti (un’ottantina, ndr). Sarebbe questo l’esito della trattativa tra Duferco e Jindal che nell’incontro che abbiamo avuto il 26 settembre con la governatrice Serracchiani e l’ad di Duferco Group, Antonio Gozzi, ci è stato detto che stava per concludersi. Ma senza garanzie non permetteremo che le “centrifughe” vengano portate via. Anche quando firmò il precedente contratto d’affitto, Jindal assicurò che l’occupazione sarebbe stata mantenuta se non addirittura incrementata. Dopo pochi mesi fuori 130 persone». Borini puntualizza una delle ragioni che portano la Fiom a fare scioperi provinciali contro lo Job-act. «Siamo contrari soprattutto perché cancella i diritti primari delle persone e trasforma le aziende, con i controlli audio-visivi, in una sorta di carcere di massima sicurezza». Stamattina all’inizio dei turni il sindacato effettuerà presidi e volantinaggi ai cancelli di una ventina di fabbriche della provincia, dalle 10 a mezzogiorno gli attivisti si sposteranno all’ingresso del Maggiore, mentre tra le 15.30 alle 17.30 davanti al parco giochi di piazzale De Gasperi verrà spiegato ai genitori con figli piccoli le ripercussioni negative del Job act sulle famiglie.

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