Finte vaccinazioni a centinaia di bimbi, rinviata a giudizio l’ex infermiera
La decisione presa nei confronti di Emanuela Petrillo, che ha lavorato fra il distretto di Codroipo e l’Ulss 2 di Treviso. Processo al via il 24 settembre
UDINE Il processo a Emanuela Petrillo, l’ex assistente sanitaria di 33 anni di Spresiano (Treviso), accusata di avere finto di iniettare il vaccino a centinaia di bambini, tra il distretto di Codroipo e l’Ulss n.2 di Treviso, si farà e sarà celebrato a Udine, davanti al tribunale riunito in composizione collegiale, a partire dal prossimo 24 settembre.
È quanto deciso ieri dal gup Daniele Faleschini Barnaba, al termine dell’udienza preliminare, sospesa lo scorso 21 dicembre in attesa del responso della Corte di Cassazione rispetto all’istanza di rimessione del processo ad altro tribunale presentato dalla difesa per «legittimo sospetto». E cioè per il clima non sereno che – a dire degli avvocati Paolo Salandin e Chiara Pianon, di Treviso – si sarebbe creato in Friuli nei confronti dell’assistita.
Respinta come inammissibile l’istanza, il giudice ha quindi ripreso il procedimento da dove era stato interrotto e dichiarata aperta la discussione.
«Un’azione prolungata nel tempo, scientifica e gravemente preordinata»: così il procuratore aggiunto Claudia Danelon, titolare del fascicolo che ipotizza i reati di falso, omissione d’atti d’ufficio e peculato, ha definito la condotta contestata all’imputata tra il 2009 e il giugno del 2017 (quando fu licenziata per giusta causa).
Molteplici, secondo la pubblica accusa, gli elementi di prova raccolti e coronati dall’esito della perizia eseguita su un campione di pazienti. «Ristretta la forbice del riscontro probatorio a 259 bambini sottoposti alla prima dose del vaccino contro il morbillo nei soli casi riconducibili alla sua mano – ha detto il pm –, è emerso come nessuno fosse coperto». E poco conta quale sia stato il movente. «È un aspetto che in questa sede non rileva – ha concluso –. Conta piuttosto osservare come, pur potendo chiedere di essere adibita ad altra mansione, non lo fece».
Nell’associarsi alle conclusioni del pm, gli avvocati di parte civile hanno depositato le rispettive richieste di risarcimento. Che nel caso dell’Aas 3 “Medio Friuli” (avvocato Mirta Samengo) sono state quantificate in 500 mila euro, dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine (avvocato Laura Baggio) in 130 mila euro, e dell’Ulss 2 di Treviso (avvocato Fabio Crea) in 300 mila euro.
Nel procedimento si sono costituiti anche gli avvocati Tullia Tauro, dello studio Calvetti (per 19 famiglie) e Roberto Mete (per una coppia di genitori). In aula, anche l’avvocato Marianna Martina, pronta a sua volta a costituirsi a dibattimento e, insieme ai legali delle altre famiglie, a citare le tre aziende sanitarie come responsabili civili per l’operato dell’ex dipendente.
La difesa aveva chiesto il proscioglimento di Petrillo, che ha sempre respinto l’accusa, escludendo trattarsi di una «antivaccinista», sollevando dubbi sulla validità della perizia e riconducendo la causa dell’iniziale denuncia a «possibili screzi» con alcune colleghe. —
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