Finte vacanze premio, centinaia di raggirati: due indagati a processo per truffa
GORIZIA. Seicentosessantanove persone raggirate. È partita da Gorizia, dai finanzieri della locale compagnia e dal sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale Andrea Maltomini, l’indagine che ha portato alla denuncia per tentata truffa aggravata di uno psicologo di Venezia e di un consulente finanziario di Padova, dipendenti di un’agenzia di viaggi con sede operativa nel Padovano. I due sono ritenuti responsabili di aver indotto in errore un pensionato di Gorizia facendogli sottoscrivere un contratto che lo avrebbe obbligato al pagamento di 15.400 euro senza alcun servizio turistico in cambio.
La parte lesa è stata invitata dall’agenzia viaggi a un appuntamento in un hotel della provincia di Udine. Avrebbe dovuto ritirare una “vacanza premio” per tutta la famiglia e valutare l’iscrizione ad un club vacanze per beneficiare di ulteriori offerte. Il pensionato e la moglie, entrambi di 70 anni circa, avrebbero solo dovuto accettare di incontrare nella loro abitazione un consulente che avrebbe dovuto loro illustrare nello specifico la proposta.
Successivamente, in occasione dell’appuntamento, è stata confermata la vacanza gratuita “di prova” con la possibilità di beneficiare di altre vacanze a prezzi agevolati previa iscrizione al club e la sottoscrizione di due cambiali dell’importo totale di 3.700 euro. All’incontro sono seguite ulteriori visite del consulente cui ha partecipato anche un altro professionista per proporre un finanziamento o la cessione di una quota della pensione per il pagamento della somma che il pensionato avrebbe dovuto corrispondere per l’adesione al club vacanze.
Tale ultima circostanza ha indotto il pensionato, passato in pochi giorni da una vacanza premio alla cessione di una quota della pensione, a rivolgersi a un legale di Gorizia, chiedendo il recesso dal contratto e presentando poi denuncia per tentata truffa alla Procura della Repubblica di Gorizia che ha demandato le indagini alla Gdf. E le Fiamme gialle sono riuscite a identificare i due professionisti “adescatori”: erano uno psicologo di Venezia (iscritto all’Ordine degli psicologi del Veneto) e un consulente finanziario di Padova.
In realtà, la proposta contrattuale reale riguardava l’acquisto di una multiproprietà e, come contenuto apparente, l’acquisto del diritto a fruire dei servizi turistici di un non meglio precisato “club”, a fronte dell’obbligazione di corrispondere la somma di 15.400 euro tramite sottoscrizione di due cambiali e successiva richiesta di un finanziamento a un istituto bancario. La seconda fase di indagini si è incentrata sull’agenzia di viaggi padovana e è consistita in accertamenti bancari e perquisizione della sede e delle abitazioni degli amministratori, anch’essi residenti in provincia di Padova, consentendo di sottoporre a sequestro documentazione dal cui esame si è risaliti ad ulteriori 668 persone che, nel periodo dal 2014 al 2017, avevano subito i medesimi raggiri capitati al pensionato goriziano.
Gran parte di tali clienti, tutti residenti tra le province di Gorizia, Trieste, Udine, Pordenone, Venezia, Treviso, Vicenza, Belluno, Padova, Rovigo, Bolzano, Trento, Milano, Sondrio, Lodi, Como, Monza Brianza, Torino, Novara, Alessandria, Asti, Biella, Vercelli, Bologna, Modena, Ravenna, Forlì Cesena, Firenze, Livorno, Pesaro Urbino, Roma, erano riusciti a rendersi conto della truffa, recedendo dai contratti firmati per l’adesione a questo fantomatico “club” e presentando, in alcuni casi, denuncia per truffa. La Procura di Gorizia, disposta la conclusione delle indagini preliminari, ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dei due “consulenti”, ora sotto processo per tentata truffa aggravata.
L’agenzia di viaggi padovana, che dopo la conclusione delle indagini ha cambiato ragione sociale e sede legale, è stata denunciata al Garante della concorrenza per pratiche commerciali scorrette; lo psicologo è stato segnalato all’Ordine professionale del Veneto. Quanto al sedicente consulente, gravato da iscrizioni a ruolo per debiti tributari per oltre 700 mila euro ed evasore totale per gli anni 2016/2018, si è scoperto che non era iscritto all’albo dei consulenti finanziari, circostanza necessaria per proporre finanziamenti o cessione di quote della busta paga.
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