Fini: «Un patto con Montezemolo per il Monti bis»
TRIESTE. «Resto un bipolarista convinto. La Lista per l’Italia può essere il nuovo centrodestra». Gianfranco Fini porta la sua nuova stagione politica anche a Udine, questa sera alle 19.30 in sala Ajace, proprio nel giorno della convention di Italia Futura, con Luca Cordero di Montezemolo a lanciare l’opa sui moderati. Ci fosse stato qualche dubbio, il presidente della Camera con la giacca della politica guida il progetto lontano dal Pdl e verso Mario Monti. Anche nelle Regioni: «Lista per l’Italia avrà presenze sul territorio».
Di che cosa si tratta?
È una proposta rivolta agli italiani che non si fidano di Bersani e Vendola, non vogliono votare Grillo perché la sua è una protesta fine a sé stessa, non credono più all’alleanza Pdl-Lega.
Che proposta è concretamente?
Un programma di pochi punti, non un libro dei sogni: in testa le questioni economiche e sociali. E poi l’indicazione di Monti candidato premier alla guida di un governo politico e candidature che siano un mix tra espressioni autorevoli della società civile e di quella che, me lo dico da solo, può essere definita una buona politica.
Lei, Casini e Montezemolo?
Vediamo che cosa esce dall’assemblea organizzata anche dal ministro Riccardi. Confido si possa dar vita a una autentica novità.
Pensa che Montezemolo ci starà?
Ha già detto che la società civile si deve organizzare perché Monti resti presidente del Consiglio. È lo stesso obiettivo di Casini e mio. Credo che oggi Montezemolo chiamerà alla causa anche la politica responsabile. Lo dirà il tempo, ma mi pare che una buona strada ci sia già.
Lista per l’Italia avrà anche diramazioni periferiche?
Deve averle. Sarebbe incomprensibile decidere a Roma chi dovranno essere i candidati a Trieste.
Uno dei due principali “futuristi” Fvg, Roberto Menia e Paolo Ciani, potrà essere perciò candidato presidente alla Regione nel 2013?
Lo decideranno loro. Alleanza comprese.
Monti premier da decidere prima o dopo il voto?
Dipende dalla legge elettorale, ma fino a un certo punto. Nel sistema attuale, è vero, c’è l’obbligo di indicare il candidato presidente. Ma, se le forze che lo sostengono raggiungeranno un consenso sufficiente perché il futuro capo dello Stato prenda in considerazione l’ipotesi di affidargli l’incarico, Monti potrà restare a Palazzo Chigi.
Per un governo di politici o di professori?
L’esperienza tecnica si conclude a fine legislatura. L’assenza della politica non può essere una costante, sarebbe la dimostrazione della sua incapacità di rinnovarsi e di prendere atto delle esigenze del Paese. Un altro governo di non eletti renderebbe perfino inutile il voto.
Parlamentari che stanno a Roma da 20 anni e oltre e continueranno a farlo sono un segnale di rinnovamento?
Io sono tra quelli.
Appunto.
La più affascinante democrazia al mondo, quella statunitense, prevede che il presidente non possa svolgere più di due mandati, ma non che i rappresentanti del congresso debbano essere pensionati. Negli Stati Uniti ci sono senatori che stanno lì da 40-50 anni. La sola Bolivia, tra le democrazie parlamentari, impedisce la rielezione in parlamento dopo due mandati.
In Italia, però, all’elettore non viene più data la possibilità di scegliere. Cambierete il Porcellum?
Più che al ritorno alle preferenze, penserei ai collegi. Soprattutto nel Centro-Sud le preferenze alimentano il rischio di spese folli e contiguità con ambienti non trasparenti. Su questo, purtroppo, siamo però fuori tempo massimo: i collegi andrebbero disegnati sulla base dell’ultimo censimento, i cui esiti vanno ancora resi noti. Non ce la possiamo fare.
Quindi?
Non demonizzo le preferenze.
A giochi fatti, tornerebbe all’esperienza di An?
Non si torna mai indietro. Anche se ci si rende conto di aver commesso tanti errori.
Il più grande?
Aver pensato di dar vita con Berlusconi non a un’alleanza, ma a un partito. L’uomo è del tutto allergico ad alcune regole fondamentali: della democrazia interna e del rispetto delle opinioni degli altri.
Insisto: «Che fai, mi cacci?», fu un errore?
Io non me ne sono andato, fui realmente cacciato. Più precisamente, dichiarato incompatibile via comunicato stampa. In Unione Sovietica mandavano i reprobi in Siberia, ma almeno facevano finta di ascoltarli.
Perché il Pd, pur litigando non poco, ha retto meglio?
Proprio perché nel Pd sono stati capaci di darsi regole e aprirsi a un continuo dibattito. Esemplari le primarie alla luce del sole tra esponenti dello stesso partito che la pensano in modo diverso su varie questioni.
Anche questa legislatura è passata senza riforme costituzionali? È lo status quo che spinge i cittadini verso l’antipolitica?
È una delle ragioni fondamentali. Il nostro sistema bipolare è fallito perché non è stato capace di varare riforme costituzionali condivise.
Lei rimane bipolarista? Lista per l’Italia può diventare il nuovo centrodestra?
Lo sono eccome. Credo sempre di meno nei luoghi geografici ma, per comodità di linguaggio, può essere il nuovo centrodestra.
Berlusconi non avrà nulla da dire?
Berlusconi continua a esternare su tante cose. E continua a essere il Pdl. Il 15% che voterebbe ancora quel partito, lo fa per la sua presenza.
Ma da quando non lo sente?
Da quando mi ha cacciato. Ma la buona educazione viene prima. E continuiamo a salutarci.
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