Fini a Trieste: necessario il doppio voto al Pdl
«Il rilancio passa per l’affinità tra Governo e Regione. Fassino? Ha detto una sciocchezza sull’Istria»
TRIESTE
«Fatti ve-de-re. Fatti ve-de-re» scandisce la piazza. In attesa da mezz’ora. E Gianfranco Fini, quando finalmente arriva, non tradisce. Si fa vedere, e una «mula» un po’ avanti negli anni, già abbronzatissima, gli urla: «Sei bellissimo». Ma ancor più si fa sentire. Ha tempi micidiali, prima Trieste, poi Udine, quindi Roma, eppure li sfora ampiamente, fermandosi quasi un’ora sul palco davanti a Sant’Antonio Nuovo.
Il leader di An garantisce sulla vittoria: «Il centrodestra tornerà a governare l’Italia». Chiede un voto gemello per il Paese e il Friuli Venezia Giulia, tirando la volata a Renzo Tondo, e accusando di «doppiezza» Riccardo Illy. Critica Romano Prodi e il suo governo «perché ormai gli italiani non faticano solo la quarta settimana, ma anche il giovedì e il venerdì della terza». Non risparmia Walter Veltroni, anzi: «Lo ribattezzerò Cristoforo Colombo perché ogni giorno sembra scoprire l’America, e invece scopre l’acqua calda». Contesta la sinistra «in grave ritardo culturale» su sicurezza, merito, lotta alla droga, tasse... Propone un paniere di generi di prima necessità cui agganciare le pensioni, contro il caro-vita, e assicura un inasprimento della Bossi-Fini in materia di espulsioni. Infine, giù dal palco, risponde a Piero Fassino, «reo» d’aver accusato il centrodestra di frenare la marcia europea di Slovenia e Croazia: «Quando non si hanno argomenti, si dicono sciocchezze».
L’ISTRIA
«È evidente - afferma Fini - che la Slovenia e la Croazia sono a pieno titolo paesi europei. Ma essere europei vuol dire riconoscere come validi i principi della Ue e, in primis, quello della parità delle minoranze. Senza nessuna discriminazione». E allora, incalza l’ex ministro degli Esteri, «basta chiedere alle nostre minoranze in Istria e in Dalmazia se i governi di Lubiana e Zagabria sono sempre stati coerenti con i principi europei». Pausa, affondo: «Fassino lo chieda, visto che è andato a Fiume, e avrà una risposta che fa giustizia di quel che ha detto».
IL VOTO GEMELLO
Polemica a parte, una polemica che ha già coinvolto Franco Frattini, il presidente di An si concentra sul voto. Sul doppio voto che Trieste e il Friuli Venezia Giulia devono esprimere. Lo fa non appena sbuca in piazza: «È molto importante che ci sia una doppia maggioranza di centrodestra, tanto a Roma, quanto in Regione». Roberto Menia, nel frattempo, si guarda in giro, vede la folla, le bandiere di An e tricolori, i camper, i cartelli, e tira il fiato: «Ci sono almeno 2 mila persone. Non ho mai organizzato un comizio alle 16 di un martedì feriale, ma il miracolo di Trieste si è ripetuto».
L’APPELLO
Fini è già sul palco. Con i vertici di An, i senatori Roberto Antonione e Giulio Camber, il sindaco Roberto Dipiazza. E naturalmente con Tondo, il candidato del centrodestra. Gli dà la parola e, subito dopo, la carica: «È molto importante che i governi nazionale e regionale operino in un’unica direzione. Molti problemi si possono affrontare solo se le due leve vengono mosse nella stessa direzione». Gli esempi non mancano: «Perché il porto di Capodistria cresce? E quello di Trieste soffre?» chiede Fini. Facile: «Il governo Prodi non ha fatto nulla per rilanciarlo». Così come ha bloccato le infrastrutture, indispensabili anche per quella città della scienza che c’è, brilla, ma non può rimanere «perla isolata». I cittadini del Friuli Venezia Giulia, dunque, non sprechino l’occasione: né in Regione né - come dirà più tardi in Friuli, auspicando «un poker» - in Comune e in Provincia di Udine. Perché non c’è dubbio che il Popolo della libertà «vince facile» alle politiche, come Fini dirà nel salotto di Bruno Vespa: «Veltroni ha esaurito l’effetto novità».
LA DOPPIEZZA
E Illy? Quell’Illy che pesca da sempre voti nel centrodestra? Fini, citandolo una sola volta, mette in guardia gli elettori: «Come fa a stare sul palco con Veltroni che dice di aver rotto con la sinistra? E come fa, una volta sceso, a guidare una coalizione con Rifondazione, Comunisti italiani, Verdi e tutti quelli che corteggia al mattino e contesta al pomeriggio?». Gli rispondono, a muso duro, i Cittadini per il presidente: «A differenza di Tondo, Illy non ha bisogno di salire sul palco con nessuno, se non con il suo programma e la sua coalizione». Ma Fini insiste: il comportamento del presidente uscente pecca di «doppiezza». L’«antico vizio della sinistra».
LA SICUREZZA
Vizio antico, non unico. E il presidente di An, scaldando la piazza, ne elenca gli altri. Parte dalla sicurezza, «primo obiettivo da raggiungere» con il centrodestra nuovamente al governo: «Veltroni scrive nel suo programma ”chi sbaglia paga”. Ma non basta scriverlo, perché i programmi possono pure assomigliarsi, ma i nostri valori sono diversi. E Veltroni non è credibile, lo sarebbe di più se in passato si fosse unito a noi, quando dicevamo no all’indulto» accusa il leader di An. E rilancia: «La sinistra è ancora in grave ritardo sulla criminalità diffusa, che non è micro-criminalità perché non si può usare il centimetro quando si subisce un furto, e sulla lotta alla droga».
PRODI-VELTRONI
Ma Veltroni, insiste Fini, non è credibile nemmeno quando parla di economia: «Dice ridurremo le tasse. E Vincenzo Visco, in prima fila, applaude». Quando parla di pensioni, di lavoro, di scuola. Non è credibile, né nuovo: «È talmente nuovo da aver accolto l’ultimo dei castristi, il ministro Alessandro Bianchi, folgorato sulla strada del Pd». A proposito di governo uscente, ironizza il leader di An, «perché Veltroni nasconde Prodi? Perché è terrorizzato che si materializzi al suo fianco?».
IL PANIERE
Ma è tempo di illustrare, dal palco, le proposte del Pdl. Sull’economia come sulla famiglia o sulla scuola. Fini annuncia la riduzione del carico fiscale alle famiglie, la detassazione degli straordinari, il sostegno a chi accudisce in casa un anziano, il rinnovo di contratti sempre più decentrati, l’attenzione al merito e a una scuola «dove, in molti casi, non si insegna più nulla». Ancora, lancia un paniere di generi di prima necessità, «non l’Ipod», cui indicizzare le pensioni. E le risorse? «Si dovrà mettere sul mercato una parte del patrimonio pubblico».
IL VOTO UTILE
Non manca infine, ai tempi del Pdl, un appello-spiegazione ai militanti di An: «Potevamo alzare la nostra bandiera che è bella, ma abbiamo anteposto l’interesse della Nazione» dichiara Fini. Dicendosi certo che gli italiani capiranno. E, a fronte «del rischio che al Senato non ci sia una maggioranza del tutto stabile», voteranno «con la testa». «Per il Pdl», s’intende.
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