Fini a Trieste: «Berlusconi convince solo i vecchi ultras: rimonta impossibile»
TRIESTE. La rimonta del Cav? «No», non ci sarà. «È pacifico». Gianfranco Fini non sente odore di 2006, quando Berlusconi sfiorò il sorpasso al colpo di reni. Giocò la carta dell’anti-tassa sulla prima casa. Stavolta però - scuote la testa il presidente della Camera - la crociata contro l’Imu incarna un «populismo che gli farà recuperare un 2, 3%». Punto. Fini parla dal pulpito Trieste da cui lunedì Berlusconi era tornato ad attaccarlo, come gran regista del “colpo di Stato” di fine 2011. «Se è stato qui non faccio come lui con Travaglio, non pulisco la sedia», scherza il leader di Fli in visita al Piccolo. Poi torna serio: «È un disco rotto, è la riprova che non si è ancora fatto una ragione delle critiche pubbliche che gli ho rivolto e che hanno comportato la mia espulsione dal Pdl. Nella sua forte autoconsiderazione continua a pensare ci sia stato chissà quale complotto».
Il rimborso dell’Imu, il condono tombale. Che ne pensa?
Ha bisogno di alzare sempre più l’asticella della demagogia. Solo sparandole sempre più grosse può sperare non di essere creduto, perché sa che gli italiani non gli credono, ma di rimobilitare gli ultras della curva. Nel merito poi sull’Imu, non c’è stato un solo economista o un solo esperto di diritto internazionale che abbiano detto che è fattibile.
Tremonti, Tosi e Maroni hanno preso le distanze.
Già, persino chi gli è stato vicino una vita come Tremonti ha detto “piano, non sta né in cielo né in terra”.
Alla riapertura del lunedì Piazza Affari ha perso il 4,5%, lo spread è salito. Caso o che?
Il combinato disposto di queste balle sparate a livello stratosferico e della vicenda Mps.
Rimonta: bugia o possibilità?
Lui qualcosa ha recuperato. Due, tre punti di ultras che si erano allontanati.
Non è che si respira un’atmosfera tipo 2006, da rimonta dell’ultimo minuto?
No, assolutamente.
Bersani chiama all’appello contro il populismo berlusconiano, Monti risponde evocando una grande coalizione.
Monti aveva già detto che si è pronti a discutere con chi vuole fare le riforme. Discutere con Berlusconi è fatica sprecata data la campagna populista che sta facendo. Il che non vuol dire lo si possa fare automaticamente con la sinistra. Anche lì dentro c’è un forte fronte di conservatori. Condivido che dopo il voto si debba discutere di un’agenda concreta per le riforme. Non sarà facile e dipende dal voto.
Dunque se il centrosinistra non si afferma anche al Senato, la coalizione Monti ci sta?
Non è che si fa un governo con Bersani contro Berlusconi o viceversa, ma rovesciando la priorità, dalle alleanze ai contenuti. L’Italia ha bisogno di infrastrutture? Più facile portarle avanti col centrodestra. C’è la necessità di una nuova legge sulla cittadinanza? Più facile parlare col centrosinistra.
Restano le avances di Bersani e la risposta di Monti.
Sì, nel nome del riformismo. Poi compete al Capo dello Stato, se non c’è una maggioranza, aprire delle consultazioni.
Ma ci sono i margini per una maggioranza politica?
Le maggioranze sono tutte politiche.
Di governo, diciamo.
Non che comprenda Bersani e Monti ma tutti i riformisti.
Se Bersani le chiedesse di fare il ministro o di rifare il presidente della Camera?
La presidenza della Camera è stata un’esperienza particolare ma non accetterei di essere rieletto. Non ha senso definire il perimetro delle alleanze e ancor meno i ministri, specie se non ci sarà maggioranza.
Ma ha voglia di tornare protagonista?
Non sarei partito stamani alle sette girando il Veneto per arrivare di sera a Trieste.
Quanto vale Fli?
Molto più di ciò che appare.
Un numero?
Possiamo fare il 3%.
Se Berlusconi non vince è immaginabile una scomposizione del centrodestra o si è preparato un blocco monolotico?
È compatto, ma non monolitico. Eppoi c’è da chiedersi. Se non vince, e questo è pacifico, che fa? Ha una certa età, interessi da difendere e processi da sostenere. Resterà a combattere all’opposizione per candidarsi una settima volta?
Non si sente su un barcone eterogeneo? Menia e Maran candidati con Monti...
C’è un equipaggio che aveva avuto imbarchi con altri armatori ma la rotta è la medesima, l’agenda Monti ha pochi punti in cui si riconosce gente che viene da sinistra, destra e centro. Il superamento del bipolarismo muscolare che ha paralizzato l’Italia negli ultimi 20 anni.
E in Friuli Venezia Giulia?
Un gran bel laboratorio, si stanno scomponendo i pregressi schieramenti.
C’è spazio per un’agenda Monti su scala regionale?
Sì, più che in altre regioni.
Aspettiamo le politiche?
Sì.
In Lombardia non s’aspetta.
Beh, Bersani ha strane pretese. Pensa “dobbiamo vincere, si ritirino le squadre che competono con noi”. Troppo.
Ci fosse qui un candidato diverso da Serracchiani sarebbe un capitolo del laboratorio?
È sempre un problema di programmi, non di nomi.
Torna a Trieste. Se le ricorda le adunate oceaniche in piazza Unità nella prima metà degli anni Novanta?
Ho ricordi molto belli, anche precedenti. Oggi non le riempie più nessuno, le piazze, se non Grillo.
Trieste è casa Menia, il più critico con l’operazione Pdl.
Gli avessi dato retta...
@PierRaub
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