Fine vita: la lettera aperta al laicato cattolico

Don Ettore Malnati affronta il tema delle Dat: quel registro è potenzialmente l’anticamera delleutanasia, a cui la Chiesa cattolica dice un fermo “no”

Ecco il testo integrale della lettera aperta:

Di fronte alle molte perplessità manifestate da vari ambienti ecclesiali e non, per la proposta di delibera consigliare, approvata dalla Giunta comunale di Trieste, di istituire un servizio per il deposito, la registrazione e la custodia delle dichiarazioni anticipate di volontà di trattamento sanitario ma particolarmente per l'affermazione espressa da un consigliere comunale di area cattolica dove afferma che tale deliberazione "rappresenta una valida base per i successivi passaggi istituzionali" (sic). Viste tali premesse che potrebbero portare lontano è doveroso richiamare quale è il principio dottrinale che deve ispirare ed accompagnare un cattolico nella sua vita e nell'impegno sociale e politico anche circa questa problematica.

Nella proposta di delibera, l'Assessore ai Servizi al cittadino per giustificare questa anticamera all'eutanasia si rifà ad alcuni articoli della Costituzione italiana (art.13 e art.32), alla Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea (Titolo I, art.3), alla Convenzione sui Diritti Umani e la Biomedicina di Oviedo (1997) per sottolineare la inviolabilità della libertà personale intesa in senso ideologico e scorporato dalla responsabilità del valore oggettivo e sociale che la libertà ha per il soggetto e la società. La libertà non dovrebbe mai contrapporsi alla verità e al diritto naturale che è garante di oggettività etica già affermata dal giusnaturalismo di Grozio, prima ancora dalla Scolastica con San Tommaso d'Aquino e recentemente sottolineata da Benedetto XVI nel suo magistrale discorso al Bundestag di Berlino.

La libertà vera non è mai arbitrio ed è morale se si esprime o per il bene oggettivo o della collettività. Ciascuno certo risponderà alla propria coscienza. Ma chi ha accolto un cammino di fede è tenuto alla testimonianza di ciò in cui crede. Ci è di esempio San Tommaso Moro vero cristiano e vero politico.

Mi limito a richiamare ai fedeli laici ciò che la nostra fede cattolica ci sottolinea circa il fine vita e l'eutanasia.

1.Dal Catechismo della Chiesa Cattolica

L'eutanasia

2276 Coloro la cui vita è minorata o indebolita richiedono un rispetto particolare. Le persone ammalate o handicappate devono essere sostenute perché possano condurre un'esistenza per quanto possibile normale.

2277 Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l'eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile.

Così un'azione oppure un'omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un'uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L'errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere.

2278 L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'"accanimento terapeutico". Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.

2279 Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d'ordinario sono dovute ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte.

2.Congregazione per la Dottrina della Fede

Dichiarazione sull'eutanasia (1980)

IV. L'uso proporzionato dei mezzi terapeutici

È molto importante oggi proteggere, nel momento della morte, la dignità della persona umana e la concezione cristiana della vita contro un tecnicismo che rischia di divenire abusivo. Di fatto, alcuni parlano di "diritto alla morte", espressione che non designa il diritto di procurarsi o farsi procurare la morte come si vuole, ma il diritto di morire in tutta serenità, con dignità umana e cristiana. Da questo punto di vista, l'uso dei mezzi terapeutici talvolta può sollevare dei problemi.

In molti casi la complessità delle situazioni può essere tale da far sorgere dei dubbi sul modo di applicare i principii della morale. Prendere delle decisioni spetterà in ultima analisi alla coscienza del malato o delle persone qualificate per parlare a nome suo, oppure anche dei medici, alla luce degli obblighi morali e dei diversi aspetti del caso.

Ciascuno ha il dovere di curarsi e di farsi curare. Coloro che hanno in cura gli ammalati devono prestare la loro opera con ogni diligenza e somministrare quei rimedi che riterranno necessari o utili.

Si dovrà però, in tutte le circostanze, ricorrere ad ogni rimedio possibile? Finora i moralisti rispondevano che non si è mai obbligati all'uso dei mezzi "straordinari". Oggi però tale risposta, sempre valida in linea di principio, può forse sembrare meno chiara, sia per l'imprecisione del termine che per i rapidi progressi della terapia. Perciò alcuni preferiscono parlare di mezzi "proporzionati" e "sproporzionati". In ogni caso, si potranno valutare bene i mezzi mettendo a confronto il tipo di terapia, il grado di difficoltà e di rischio che comporta, le spese necessarie e le possibilità di applicazione, con il risultato che ci si può aspettare, tenuto conto delle condizioni dell'ammalato e delle sue forze fisiche e morali.

3.Magistero di Papa Francesco: dal Discorso alla delegazione dell'Istituto Dignitatis Humanae (7 dicembre 2013)

"Purtroppo nella nostra epoca, così ricca di tante conquiste e speranze, non mancano poteri e forze che finiscono per produrre una cultura dello scarto; e questa tende a divenire mentalità comune. Le vittime di tale cultura sono proprio gli esseri umani più deboli e fragili - i nascituri, i più poveri, i vecchi malati, i disabili gravi… -, che rischiano di essere "scartati", espulsi da un ingranaggio che dev'essere efficiente a tutti i costi. Questo falso modello di uomo e di società attua un ateismo pratico …".

Il cristiano cattolico ha il dovere di attenersi a questi principi e metodi sia per sé che nel fare opinione. Eludere o fare il contrario è moralmente grave.

sac. Ettore Malnati

 

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