Fine della latitanza, Casar preso ai Caraibi
CAPODISTRIA. È riuscito a rimanere uccel di bosco per quasi un anno, ma alla fine è caduto nelle rete della giustizia. A migliaia di chilometri di distanza da casa, in Repubblica Dominicana. È finita lì, sulla costa di fronte al mar dei Caraibi, la lunga latitanza del manager sloveno Robert Casar, 53 anni, dal 2005 al 2009 presidente del consiglio di amministrazione di Luka Koper, condannato in via definitiva nel dicembre del 2013 a 5 anni e 9 mesi di carcere per abuso d’ufficio e corruzione.
Casar, che nel marzo dell’anno scorso si sarebbe dovuto presentare alla prigione di Dob per iniziare a scontare la pena, si era reso irreperibile. A quasi un anno dalla fuga «la polizia slovena, in cooperazione con l’ufficio dell’Interpol di Santo Domingo», ha tuttavia «concluso con successo la ricerca del fuggitivo», contro il quale «il tribunale distrettuale di Capodistria aveva spiccato un mandato d’arresto internazionale», hanno comunicato ieri mattina le forze dell’ordine slovene. Casar, ha specificato sempre la polizia slovena, era stato localizzato già a fine 2014 a Santo Domingo, ma le autorità locali erano state poco collaborative. Grazie alle pressioni dell’Interpol e alla cooperazione della Francia, «il 26 febbraio 2015» Casar è stato tuttavia espulso. Dalla capitale dominicana – dove la famiglia di Casar, moglie e figli, continuerebbe a trovare rifugio - l’ex manager è stato tradotto in Francia. E da Parigi, dopo che tutte le necessarie e già avviate procedure saranno espletate, «sarà estradato in Slovenia».
Durante una conferenza stampa, il numero uno della sezione indagini criminali della polizia di Lubiana ha voluto poi ringraziare anche le autorità italiane e croate che hanno contribuito alla risoluzione del caso ‹asar. Casar - ha ricordato ieri l’agenzia di stampa slovena Sta - ha una grossa macchia sulla scheda personale custodita al casellario giudiziario. L’ex Ceo di Luka Koper ha infatti «defraudato l’operatore portuale» pubblico che gestisce il porto di Capodistria «in più affari risalenti al 2007», relativi alla compravendita di terreni. Affari che vertevano attorno a una sessantina di ettari destinati alla costruzione del centro logistico della Luka Koper a Sesana.
La giustizia slovena aveva giudicato colpevoli anche l’ex parlamentare Srecko Prijatelj, alto papavero del Partito Nazionale Sloveno (Sns), e l’affarista immobiliare Marjan Mikuz. Prijatelj, ha rammentato la Sta, aveva «persuaso Casar e Mikuz» a realizzare un piano attraverso il quale «Luka Koper avrebbe acquistato i terreni» usando come tramite la «Premik net, società di Mikuz, a cui veniva assegnata una commissione del 4%». E degli oltre 740mila euro che l’operatore portuale aveva sborsato alla Premik, Mikuz aveva “girato” 86mila euro a Casar e 245mila a Prijatelj. Prijatelj, che non è però l’unico politico invischiato nella faccenda. Anche Casar, infatti, è stato un membro importante dell’Sds di Jansa e una figura di grande rilievo politico «nella regione costiera» della Slovenia «ai tempi del primo governo Jansa, lavorando a stretto contatto con il sindaco di Capodistria, Boris Popovic». Resta ora da vedere quanto durerà la procedura di estradizione di Casar. Ieri tuttavia il ministro della Giustizia di Lubiana, Klemencic, ha assicurato di credere che i tempi saranno ragionevoli, dato che ora ‹asar «si trova nell’Ue» e non più a Santo Domingo, che con la Slovenia non ha sottoscritto accordi di estradizione. Lubiana avrà così una ventina di giorni per preparare la cella dove ‹asar alloggerà per i prossimi anni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo