Fincantieri-Stx, nuovo confronto Gentiloni-Macron
ROMA. Dai cantieri Stx di Saint-Nazaire ad Air Berlin: quando le regole del libero mercato sembrano valere solo per gli altri. Mentre l'Italia è diventata nel corso degli anni terra di conquista per i grandi gruppi internazionali, Francia e Germania si guardano bene prima di permettere a società estere di fare scorrerie entro i loro confini e mettere le mani sui loro gioielli di famiglia. Emblematica è la vicenda tra Fincantieri e Stx.
Il nuovo inquilino dell'Eliseo, Emmanuel Macron, una volta eletto si è infatti tolto i panni del leader ultraliberale per vestire l'abito del presidente dirigista e scendere in campo per sbarrare la strada al gruppo italiano, che si accingeva a rilevare la maggioranza di Stx France in base agli accordi siglati con il precedente governo del presidente Hollande.
«Il nostro obiettivo è difendere gli interessi strategici della Francia», ha affermato senza giri di parole il ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, dopo l'annuncio della nazionalizzazione dei cantieri di Saint-Nazaire, e con buona pace delle regole del libero mercato. Ed ora Parigi punta decisa ad una quota paritaria del 50% nell'azionariato di Stx.
Il premier Paolo Gentiloni e il presidente Macron s'incontreranno oggi per un vertice sulla Libia e la crisi dei migranti a Parigi, insieme a Germania e Spagna, e potrebbe essere questa l'occasione per uno scambio di vedute sulla spinosa vicenda, che comunque sarà affrontata nella sua interezza nel bilaterale tra i due governi il 27 settembre. Dalla Francia alla Germania il passo è breve.
Negli ultimi giorni sono saliti all'onore delle cronache anche i dossier Air Berlin e Thyssen Krupp. Sulla partita per la compagnia aerea tedesca, finita in bancarotta, Berlino è accusata di fare il tifo per Lufthansa e alcuni ministri, infatti, non hanno fatto mistero di parteggiare per il colosso nazionale. Cosa che ha scatenato polemiche a non finire.
«La procedura per la presentazione delle offerte per Air Berlin viola le regole sulla concorrenza», ha tuonato il numero uno di Ryanair, Michael ÒLeary, secondo cui tutta la vicenda «è una pastetta, una manipolazione» tra il governo tedesco di Angela Merkel e Lufthansa per tenere fuori gli altri concorrenti.
Facendo un confronto con la vendita di Alitalia, il vulcanico amministratore delegato della low cost irlandese ha affermato che in Italia «ognuno può presentare un'offerta» per l'ex compagnia di bandiera mentre «in Germania sta avvenendo esattamente il contrario». Nell'industria dell'acciaio poi sembra saltata la fusione tra Thyssen-Krupp e l'indiana Tata dopo due anni di trattative complesse.
Politici e sindacalisti tedeschi a questo punto spingono per una soluzione interna col gruppo di Juergen Grossmann in modo da consolidare il settore in Germania e creare così un grande polo tedesco dell'acciaio.
Riproduzione riservata © Il Piccolo