Fincantieri: restauro Carnival a Trieste e Monfalcone

Annuncio ieri a Roma: l’intervento sulla “Destiny” vale 155 milioni di dollari. Bono ai sindacati: «Altri 2-3 anni di crisi»
Di Massimo Greco
Altran Mf-nave Azura P&O
Altran Mf-nave Azura P&O

TRIESTE. L’ammodernamento di “Carnival Destiny”, commessa ottenuta da Fincantieri nella scorsa primavera, verrà realizzato dallo stabilimento di Monfalcone e dall’Arsenale triestino San Marco. Si tratta di uno dei lavori più importanti nell’ambito del “refitting”, tant’è che, a suo tempo, si parlò di un valore record, quotato in 155 milioni di dollari. In particolare, è la più estesa ristrutturazione impostata dalla flotta Carnival, al punto che in pratica nascerà una nuova unità che sarà ribattezzata “Sunshine”: l’inizio del restyling dovrebbe iniziare a febbraio 2013 per la durata di circa due mesi.

Nella maratona oratoria, che ha caratterizzato ieri pomeriggio l’incontro a Roma tra Fincantieri e sindacati sui carichi di lavoro, l’assegnazione della “Destiny” è risultata l’unica ufficializzazione espressa dall’azienda. I rappresentanti sindacali palermitani hanno storto il naso ma è stato loro risposto che l’armatore aveva esplicitamente indicato le due realtà produttive di area giuliana.

Per le due unità recentemente ordinate da Carnival, per le due Viking, per il grande traghetto canadese l’azienda ha invece mantenuto ancora il riserbo sui cantieri ai quali verranno affidate le costruzioni. Anche se si ritiene altamente probabile che la Carnival di maggiore stazza avrà Monfalcone come struttura di riferimento.

In un mercato che resta indubbiamente difficile, Fincantieri - secondo quanto è emerso dall’incontro - avrebbe buone possibilità di arricchire il carniere di Muggiano (La Spezia) con due mega-yacht. Il gruppo ha invece smentito che la ventilata commessa di 6 unità fluviali Viking, che sembrava potessero “sfamare” Castellammare, sia sfumata a vantaggio della tedesca Neptun Werft: la partita, insomma, resterebbe aperta.

A guidare la delegazione Fincantieri è stato, a sorpresa, lo stesso amministratore delegato Giuseppe Bono. Erano presenti il direttore generale Vitaliano Pappaianni e il responsabile operativo Enrico Buschi. I tre coordinatori nazionali della navalmeccanica pilotavano la missione sindacale: Alessandro Pagano (Fiom-Cgil), Alberto Monticco (Fim-Cisl), Mario Ghini (Uilm).

Ancora molto prudente l’intonazione di Bono: ci vorranno 2-3 anni prima che la crisi della cantieristica si risolva, ma Fincantieri non chiuderà alcun sito e non licenzierà alcun addetto. Tuttavia l’aria è pesante: tra il 2008 e il 2011 il settore ha perso in Europa il 27% della forza-lavoro, i prezzi sono diminuiti di una “forbice” del 14-20%. Nel 2012 gli armatori hanno ordinato solo 7 unità da crociera: furono una nel 2009, 7 nel 2010, 8 nel 2011. Ma furono 16 nel 2007. Delle 7 drenate nel corso di quest’anno, Fincantieri ne ha portate a casa 4, la tedesca Meyer 2, Stx Finland1: il gruppo italiano, insomma, conferma la primazia mondiale nel comparto.

Il triestino Monticco, leader dei cantierini Fim, ha definito interlocutoria la riunione romana: positiva la ripresa del tavolo nazionale, ma i nodi di fondo non sono stati sciolti. Le commesse ottenute - a giudizio di Monticco - riescono a saturare metà della potenzialità produttiva dei cantieri: «Necessario diversificare, ancor più necessario che le istituzioni non giochino a nascondino».

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