Fincantieri, la Fiom si ribella a Landini «L’integrativo è al ribasso»
MONFALCONE Il maldipancia sull’intesa raggiunta per l’integrativo Fincantieri a livello nazionale da Fim, Fiom e Uilm diventa insopportabile per la Fiom locale e in particolare per la Rsu del cantiere di Monfalcone tanto da annunciare “l’uscita” dal coordinamento nazionale. Un passo clamoroso ufficializzato in un comunicato sindacale, dopo alcuni giorni di riflessioni con la segreteria provinciale, in cui si spiegano le ragioni sul perché «la Rsu Fiom del cantiere di Panzano non ha sottoscritto l’ipotesi di accordo».
«La Rsu Fiom dello stabilimento di Monfalcone - recita lapidario il testo - in disaccordo con la Fiom nazionale informa tutte le lavoratrici e i lavoratori dell’inevitabile uscita dal coordinamento nazionale Fiom. Inoltre si valuterà di volta in volta l’utilità o meno di partecipare a riunioni nazionali, e quindi non si riterranno vincolanti le decisioni prese a livello nazionale».
Una presa di distanza pesante quella locale che traccia un solco profondo nel rapporto, spesso turbolento con la Fiom di Maurizio Landini. Una sorta di “Brexit” sindacale che potrebbe portare a serie conseguenze anche locali di isolamento. In realtà, da quanto si è appreso, non è soltanto Monfalcone a soffrire il maldipancia a causa dei contenuti dell’intesa raggiunta a Roma, anche da altri cantieri, pure quello di Marghera, è giunta l’eco di forti malumori per un accordo “indigesto”. Era stato raggiunto tra giovedì e venerdì della scorsa settimana, dopo 24 ore di serrate trattative e ben 18 mesi di negoziato.
«Respinge l’attacco di Fincantieri su orario di lavoro e pesanti riduzioni di diritti» ha scritto nel suo commento il coordinatore nazionale Fiom Bruno Papignani che ha dato implicitamente la sua benedizione. Fino all’ultimo c’era il rischio di rottura, è stato decisivo l’intervento del segretario nazionale Landini che ha imposto di chiudere l’intesa e ha dato il suo parere positivo: «Si può ora in una fase di crescita e riorganizzazione del gruppo rafforzare attraverso la contrattazione, l’occupazione e la presenza di tutti i cantieri in Italia, anche perché l’ipotesi di accordo apre la strada ad una possibile sperimentazione di un nuovo sistema di confronto e partecipazione e prova ad estendere tutele e diritti anche a a tutti i lavoratori degli appalti». Anche Fim e Uilm concordano, ma alla fine saranno i lavoratori a decidere nelle assembee e con il referendum entro il 22 luglio. E bisognerà vedere cosa succede quando (probabilmente il 7 luglio) arriverà a Monfalcone lo stesso Papignani per parlare ai lavoratori.
La Rsu Fiom, come ha fatto il segretario Thomas Casotto lunedì scorso, non ha dubbi sulla bocciatura. «C’era il mandato delle assemblee a ripristinare i 70 euro in busta paga» ribadisce la nota locale, ora questi soldi vanno a finire nel welfare e «la sottoscrizione dell’accordo si è svolta fuori dal mandato dei lavoratori». Negativo anche il giudizio sugli aspetti salariali «siamo preoccupati per la verificabilità dei parametri espressi dall’accordo che dà pieni poteri gestionali all’azienda senza lasciare spazio di contrattazione alla Rsu» insiste la Fiom. Che ribadisce «l’accordo apre pericolosamente le porte alle deroghe contrattuali aspetto che la Fiom nazionale in questi anni ha sempre osteggiato facendo scioperare i lavoratori». Bocciati anche gli sforzi sull’appalto: «Con questo accordo non ci sarà alcun miglioramento». Una delusione pesante per la Fiom: «Avendo l’azienda un portafoglio ordini importante che prevede commesse fino al 2010 - chiude la nota - come Fiom di stabilimento non ci sembra il caso di firmare un accordo al ribasso che peggiora le condizioni dei lavoratori».
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