Fincantieri, il nuovo fronte Lega-M5s. Ma Salvini blinda Bono: «Resti a lungo»

Il vicepremier: lo stimo per quanto ha fatto. Il pentastellato Buffagni: va impostato il ricambio generazionale
I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini al Quirinale durante la cerimonia dedicata al giorno della memoria, "Le donne della Shoah", Roma, 24 gennaio 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
I vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini al Quirinale durante la cerimonia dedicata al giorno della memoria, "Le donne della Shoah", Roma, 24 gennaio 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

TRIESTE Il futuro di Fincantieri, o meglio del suo amministratore delegato Giuseppe Bono, diventa nuovo terreno di scontro per Movimento 5 stelle e Lega. Dopo le voci sulla volontà pentastellata di sostituire Bono, nella maggioranza i toni tornano ad alzarsi: e se il Carroccio si schiera in difesa del boiardo di Stato, i grillini confermano la necessità di una pur graduale uscita di scena in nome del cambiamento.

La reazione del top manager: «Non starò attaccato alla poltrona»
Bonaventura Monfalcone-28.03.2018 Carnival Horizon-Fincantieri-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura


La linea di Luigi Di Maio non piace all’altra metà del cielo gialloverde e tocca al vicepresidente Matteo Salvini rintuzzare gli alleati. «Bono lo stimo per quello che ha fatto e conto che continui a farlo a lungo», dice il capo della Lega, annunciando l’intenzione di venire a Monfalcone giovedì prossimo «a inaugurare l’ennesimo gioiello dell’imprenditoria italiana». Bono apprezza: «Ringrazio Salvini e sono contento per le sue parole di stima». Poi la stoccata al governo: «La mia riconferma dipende dall’azionista» e «dipende dal sottoscritto accettarla». Fin qui le dichiarazioni ufficiali, ma La Repubblica riporta anche uno sfogo riservato, in cui il manager si dice «dispostissimo a farmi da parte, ma si scordino di tenermi qui dimezzato».

Le cose si chiariranno entro il 6 marzo, quando il cda di Cassa depositi e prestiti dovrà esaminare le designazioni. Il 5 aprile si terrà poi l’assemblea degli azionisti di Fincantieri, con all’ordine del giorno il rinnovo del cda. Nella maggioranza ci si bacchetta intanto a distanza. Il governatore Massimiliano Fedriga bolla le indiscrezioni come «fantanomine» e nota come «sembrerebbe sbagliato cambiare rotta: cambiamo le cose dove non funzionano, non dove funzionano. Con Bono ho avuto discussioni anche accese, ma è stato un ottimo ad». Per il viceministro leghista delle Infrastrutture Edoardo Rixi, «negli ultimi anni Bono ha gestito molto bene Fincantieri. Normalmente i manager si cambiano quando non funzionano. Bono ha la vision per garantire l’aumento dell’occupazione anche dopo il 2030».

Ma i Cinquestelle ne fanno anzitutto una questione di anagrafe. Non bastasse il generalizzato attacco del M5s alla nomenclatura pubblica, Bono è considerato troppo in là con gli anni per poter assicurare una proiezione verso il futuro. E così, seppur con dichiarazioni prudenti, i rumor riportati dalla stampa vengono solo blandamente smentiti e si batte anzi sul tasto del ricambio morbido. È Stefano Buffagni a esporsi per tutto il Movimento. Dopo aver parlato di «articoli fantasiosi e strumentali», il sottosegretario alla presidenza del Consiglio sottolinea come «l’ad Bono è una risorsa importante: la sua esperienza e le sue capacità anche a livello internazionale sono preziose per Fincantieri e l’Italia». Poi arriva il “ma”: «È necessario ricordare che Bono ha 75 anni: è compito del governo, e credo che Salvini condivida, pensare a pianificare il futuro di un’azienda importante come Fincantieri».

Parole pesanti, considerato che Buffagni è il grillino più vicino a Luigi Di Maio. Parole identiche a quelle del capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, secondo cui «nessuno può mettere in discussione il lavoro di Bono, ma chi si occupa del futuro dell’azienda deve impostare il ricambio generazionale e su queste basi troveremo con Bono le strade migliori». Buffagni chiarisce al proposito di aver già «iniziato una riflessione anche con lo stesso Bono per ragionare su come gettare le basi per il futuro. Dobbiamo costruire un orizzonte di medio lungo periodo con un mix di esperienza e cambiamento». Il M5s avrebbe già proposto a Bono di assumere una presidenza con deleghe operative forti, lasciando la poltrona di amministratore delegato a una figura gradita tanto a lui quanto al governo. La scelta non sembra poter ricadere sul pur chiacchierato Paolo Simioni, attuale ad dell’azienda romana di trasporto pubblico Atac, che non avrebbe pieno gradimento nemmeno all’interno del M5s.

In difesa di Bono si sono già schierati i sindacati e i partiti di opposizione. Il deputato Pd Ettore Rosato ritiene che «non ci sono bandiere politiche da mettere sui manager, perché quando un manager è bravo va sostenuto a prescindere dalla sua appartenenza. Bono ha dato un approccio tecnico ai problemi e mi auguro che il governo difenda un manager che ha anche saputo fare sistema in questa regione». La presidente di Fdi Giorgia Meloni si augura che «il governo voglia confermare l’attuale management» e il governatore della Ligura Giovanni Toti attribuisce a Bono «uno straordinario lavoro». —


 

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