Fincantieri cerca 2.000 operai, Bono: "Siamo pronti a pagarli anche di più"
MONFALCONE Mille e settecento operai per le aziende dell’indotto, altri 260 direttamente per la Fincantieri. Saldatori, tubisti, coibentatori, carpentieri, elettricisti, pittori. Il colosso della cantieristica entro il 2021 assumerà nello stabilimento di Monfalcone circa duemila persone: lo annunciato l’ad Giuseppe Bono. Ma ancora una volta il numero uno della cantieristica lancia l’allarme manodopera: «Non si riesce a trovare né tecnici e nemmeno operai specializzati non solo in Italia, ma in tutta Europa».Fincantieri per trovare maestranze specializzate – spiega Bono – «è disposta anche a pagarle di più».
Una necessità indispensabile per far fronte alle commesse che il gruppo (a Monfalcone e negli altri siti) ha in portafoglio. Significa il “tutto esaurito” per almeno dieci anni. Bono insiste: «Bisogna tornare alla cultura del lavoro per costruire anche il futuro dei giovani». Proprio per dare una spinta al piano di assunzioni a fine novembre sarà organizzato un nuovo speciale Recruiting Day a Monfalcone per le assunzioni nella filiera della navalmeccanica che fa capo a Fincantieri e a tutte le aziende dell’indotto.
Un appello lanciato da un posto speciale, il villaggio della Barcolana a Trieste dove il Comune di Monfalcone ha trasferito la sua sede, e dove il sindaco Anna Cisint ha chiamato i principali protagonisti dello sviluppo della città dei cantieri che «garantisce gran parte del Pil prodotto dal Fvg». Accanto a Bono (accompagnato dal capo del personale Carlo Cremona) il governatore Fvg, Massimiliano Fedriga che ha confermato che l’alleanza fra Fincantieri e la città di Monfalcone «è vincente per garantire sviluppo, occupazione e benessere delle famiglie».
C’è un lavoro enorme da fare, ha insistito Bono che ha spiegato come Fincantieri negli ultimi 20 mesi abbia già assunto in Italia 1.800 persone: «Noi abbiamo livelli eccellenti di preparazione fra le nostre maestranze che già paghiamo il 20% in più rispetto la media nazionale dei metalmeccanici. Per questo occorre difendere le industrie che producono e bene. C’è un deserto industriale che si sta intravvedendo, bisogna agire, dedicare al tema industria grande attenzione. La politica deve spingere l’industria perché non è portatrice di mali se fatta bene con il rispetto delle regole».
Fedriga ha spiegato i piani della Regione per accelerare la crescita. Intervento sulla leva fiscale (per la competenza regionale) con abbattimento dell’Irap, l’armonizzazione tra la richiesta occupazionale delle aziende e i processi formativi, l’introduzione degli incentivi per le stabilizzazioni, ma anche lo studio di una nuova mobilità a livello regionale per far arrivare gli operai a Monfalcone anche dalle altre parti della Regione. Questi i capisaldi dell’impostazione strategica della Regione che Fedriga ha scandito per «rispondere puntualmente alle reali esigenze delle imprese». Aiuti concreti e non assistenzialismo nella visione di Fedriga: «La nostra logica – ha spiegato il governatore – è quello di accompagnare la crescita del Pil regionale attraverso il lavoro e destinando le risorse a questo obiettivo, rilevando tutte le criticità di quelle derive assistenzialistiche che a livello nazionale si stanno dimostrando inadeguate a incentivare l’occupazione».
Nessuna dicotomia tra politica e impresa o con il territorio. Ma le crisi industriali vanno affrontate. Il sindaco Cisint ha ricordato il caso della Eaton, con quasi 150 persone sulla strada dopo la chiusura dello stabilimento monfalconese.
«Abbiamo raggiunto un obiettivo grazie a questa regia e i percorsi coordinati dopo la firma di un protocollo – ha spiegato – tutti i lavoratori della ex Eaton sono stati contattati per avere una nuova opportunità di lavoro. Sul fronte del lavoro Monfalcone era stata un po’ assente, adesso abbiamo creato un modello esportabile che farà scuola e ha già dato risultati: finora sono state fatte già 500 assunzioni». –
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