Fincantieri, Bono e Massolo riconfermati. Nella lista della Cdp c’è anche Seganti
TRIESTE Giuseppe Bono resterà al timone di Fincantieri con il presidente Gianpiero Massolo per altri tre anni. La Cassa Depositi e prestiti (controlla il colosso cantieristico tramite Fintecna con il 77,50%) ieri sera ha ratificato l'accordo arrivato dopo settimane di tensioni nel governo che ha dato il via libera al rinnovo dei massimi vertici del gruppo triestino. La Cdp pone fine all’incertezza e conferma il tandem di vertice nella lista che sarà presentata nella prossima assemblea del 5 aprile per il rinnovo delle cariche.
Ci sono però nuovi innesti con la new entry come indipendente della triestina Federica Seganti, neo presidente della finanziaria regionale Friulia, docente di finanza al Mib di Trieste ed ex assessore regionale della Lega. Seganti è già consigliere di Hera. Confermati, oltre a Bono e Massolo, l’ad della Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo e Massimiliano Cesare (per lui è il terzo mandato). Oltre a Seganti, entrano in consiglio altre due donne, Federica Santini, manager di Italferr, e Barbara Alemanni (indipendente, professore di finanza alla Bocconi). L’epilogo arriva dopo giorni di incertezza: i Cinquestelle avrebbero provato a inserire nello schema del rinnovo delle cariche in Fincantieri una figura operativa che potesse affiancare Bono con una redistribuzione delle deleghe. Un Ceo “dimezzato”, in sostanza. Ma alla fine l’esperto manager al comando di Fincantieri da 16 anni, ha vinto la sua partita dopo che nelle ultime settimane è stato un fuoco di fila di pubblici elogi nei suoi confronti all’insegna di un appoggio bipartisan, a partire dalla Lega. L’abbraccio con Salvini alla consegna della Carnival Venezia è stato la rappresentazione dell’accordo poi maturato nel governo gialloverde con l’altro vicepremier Di Maio. D’altra parte Bono non avrebbe mai accettato di restare “a tutti i costi” con un ridimensionamento dei propri poteri. Ma sono stati soprattutto i risultati raggiunti dal gruppo a togliere forza alle ipotesi di un avvicendamento.
Il 5 aprile, quando ci sarà l’assemblea degli azionisti a Trieste e, insieme al bilancio 2018, verrà votato così votato il nuovo consiglio di amministrazione con l’investitura per i prossimi tre anni del top manager calabrese, nato a Pizzoni 75 anni fa. Bono aveva ha già preannunciato di non avere finito il proprio lavoro a Trieste riassumendo l’altro giorno di fronte alla commissione Difesa del Senato i traguardi già raggiunti: «Siamo il primo costruttore di navi in Occidente. Siamo leader nella costruzione di navi militari per tecnologia e portafoglio prodotti. Abbiamo cantieri negli Stati Uniti che forniscono anche la Marina statunitense e in 10 anni abbiamo avuto ordini per 16 navi».
Bono ha anche incassato le rassicurazioni della commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager sul dossier Stx all’esame dell’Antitrist europeo. Il top manager ha un disegno più ampio con la creazione in Europa di un Airbus dei mari. E anche Piazza Affari si è schierata, temendo un salto nel buio al vertice del gruppo triestino, con il titolo che nell’ultimo mese ha guadagnato il 27,21% (ieri +2%). Una prestazione rafforzata anche dai risultati del quarto trimestre 2018. Fincantieri ha realizzato nel periodo ottobre-dicembre 2018 ricavi per 1,6 miliardi di euro con un Ebitda (margine operativo lordo) che è stato di 133 milioni di euro, contro i 110 attesi. Sono stati acquisiti ordini per 8,6 miliardi, commesse per 27 navi, di cui 14 da crociera per otto armatori diversi, con un carico di lavoro complessivo che prevede la costruzione di 116 navi per un valore di 33,8 miliardi. Bono ha conquistato la definitiva riconferma anche dopo la discesa in campo di Fincantieri per la ricostruzione del Ponte Morandi: «Ci siamo messi al servizio del Paese», aveva detto. —
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