Fincantieri, a Trieste palazzo Marineria si ripopola, ma i sindacati si spaccano

TRIESTE Stamane 350 “colletti bianchi” di Fincantieri, poco più di un terzo dei 920 addetti impegnati a palazzo della Marineria, saluta lo “smart working” motivato dal Covid 19 e rientra al lavoro nella sede di passeggio Sant’Andrea. Gli altri continuano a domicilio oppure restano in cassa integrazione.
Non si tratterà di un ritorno totale alla normalità: in questa fase l’operatività si articolerà in due turni da sei ore (2 ore saranno recuperate in seguito). Se Monfalcone è il cuore produttivo del sistema Fincantieri sul territorio, palazzo della Marineria ne rappresenta la testa progettuale, il luogo dove le navi da crociera vengono progettate, per cui quasi tutti i dipendenti sono “white collars” diplomati e laureati, premessa che ha consentito un’applicazione abbastanza ampia del lavoro “agile” a domicilio.
Un rientro regolato da un accordo tra azienda e una parte dei sindacati, raggiunto via telematica mercoledì 15. Lo hanno firmato Fim Cisl e Uilm, non lo ha sottoscritto Fiom Cgil. Il rapporto di forze è di 55% a favore delle due sigle sommate contro il 45% della Fiom, che però alle ultime elezioni per il rinnovo della “rsu” aveva ottenuto un buon risultato. L’intesa, che dovrebbe restare in vigore fino al 3 maggio, prevede - allo scopo di attenuare il rischio di affollamento negli uffici - due fasce orarie che vanno rispettivamente dalle 8 alle 14, dalle 14 alle 20, con avvicendamento settimanale e con un buono pasto da 8,20 euro. Per Fincantieri ha firmato Erika Bernardi, per Fim Alessandro Gavagnin e per Uilm Marco Gregori.
Dunque, una situazione doppiamente interessante nella quale si modifica il primo esteso test di “smart working” nell’ambito di un’azienda a forte vocazione di fabbrica e si spacca il fronte sindacale. Fiom non si dà per vinta e, attraverso il segretario Marco Relli, ha chiesto l’intervento del prefetto Valerio Valenti, mentre dopodomani mercoledì 22 Fincantieri - stavolta presenzierà il coordinatore del personale Luca Fabbri - ha convocato “da remoto” le tre sigle metalmeccaniche.
Perchè Fiom ha detto no all’accordo? «Perchè non c’era bisogno di far rientrare il personale dallo “smart working” - replica Andrea Millo, uomo di punta della Fiom - Fincantieri ha forzato la mano per mancanza di fiducia nei confronti del personale, soprattutto di quello che opera negli uffici tecnici. Un immotivato desiderio di controllo, una sorta di sindrome da cartellino. Ho fatto verbalizzare che le misure di sicurezza, messe in atto nel palazzo, non forniscono maggiori garanzie rispetto al lavoro “agile”». Ragion per cui Millo rilancia a favore dell’immediata sospensione della cassa integrazione e della ripresa «integrale» del lavoro tramite “smart working”. «Basta con la cassa integrazione - accusa - quando non c’è alcuna dichiarazione di mancanza di attività, anzi stiamo passando un periodo di ultra-carico lavorativo». «La mensa - scherza con amarezza - è riaperta grazie all’aggiunta di un turno lavorativo, a questo punto il governo potrebbe autorizzare la riapertura dei ristoranti ...».
Ma Millo non polemizza solo contro Fincantieri. Apre le ostilità nei confronti di Fim e Uilm, apertamente accusate di “scortare” le decisioni aziendali. Rilievo cui risponde un comunicato congiunto nel quale si contrattacca: Fiom non ha firmato l’accordo per il parziale rientro ma ha sottoscritto l’esame congiunto sulla cassa integrazione, perchè forse preferisce tenere i colleghi a mille euro al mese invece di discutere le modalità di una ripresa produttiva». —
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