Filmava bimbe svestite al Burlo: arrestato

In manette un infermiere, mirava con microcamera le parti intime. A casa sua 250 video e migliaia di foto
La rampa d’ingresso dell’istituto da via dell’Istria in un’immagine di repertorio
La rampa d’ingresso dell’istituto da via dell’Istria in un’immagine di repertorio

La storia orribile e disgustosa è quella di un infermiere in servizio al reparto di Ortopedia del Burlo che, per mesi, ha filmato, con una microtelecamera installata in una particolare penna, le parti intime delle piccole pazienti giunte in ambulatorio. Lo ha fatto almeno un centinaio di volte, solo negli ultimi mesi.

L’uomo - del quale non vengono al momento rese le generalità perché sono in corso controlli, verifiche e accertamenti da parte degli investigatori della Squadra mobile - è stato arrestato l’altra mattina. Si trova in stretto regime di isolamento in una cella del Coroneo, dove viene controllato a vista dagli agenti della penitenziaria anche perché avrebbe manifestato intenzioni suicidarie. È stato interrogato in una saletta del carcere dal giudice per le indagini preliminari Laura Barresi, che ha accolto la richiesta di misura cautelare avanzata dal pm Pietro Montrone. A tale interrogatorio era presente il difensore, l’avvocato Raffaele Leo.

L’arresto è scattato, come si è detto, l’altra mattina, dopo la perquisizione effettuata nella casa dell’infermiere, il quale era sotto controllo da tempo. Nella sua abitazione i poliziotti hanno trovato oltre 250 video e qualche migliaio di fotografie scattate a ignare e inconsapevoli bambine durante le visite nell’ambulatorio di Ortopedia. In tali immagini si vedono le parti intime delle piccole. Parti che lui, con la scusa della visita, cercava di toccare facendo finta di nulla. Ma solamente in una quarantina di files gli investigatori sono riusciti a dare un nome alle vittime. Le altre, da quanto si è appreso, non sono al momento state identificate perché sugli stessi files non ci sono nomi ma solo sigle. Gli unici elementi che accomunano i filmati effettuati con la particolare penna, dotata per l’appunto di microtelecamera, sono un lettino dell’ospedale infantile e ulteriore attrezzatura medica.

La denuncia dalla quale si sono avviate le indagini porta la data dello scorso settembre. In quei giorni era giunta al Burlo una ragazzina di 12 anni che si era rotta una gamba. La giovanissima paziente era accompagnata dalla mamma. Subito accolta nell’ambulatorio del reparto di Ortopedia, dopo la visita dello specialista, la ragazzina era stata affidata all’infermiere addetto alla sala gessi.

L’uomo, secondo la denuncia della madre, ha agito protetto da una tenda che separava la mamma dalla sua bambina. Insospettita, la donna ne ha parlato con il medico responsabile della struttura Marco Rozzo, il quale, a sua volta, ha attivato la Direzione sanitaria di via dell’Istria. Le indagini, nello specifico, sono scattate dopo un paio di giorni.

Gli investigatori della Mobile, su incarico del pm Montrone, hanno installato telecamere in tutto l’ambulatorio in modo tale da coprire l’intera stanza. È bastato aspettare qualche giorno. È arrivata un’altra bambina, che si era rotta un braccio. Lei è stata sistemata sul lettino, la madre tenuta oltre la tenda. In pochi minuti è entrato in azione l’infermiere con la telecamera, passata sotto il lenzuolino. La madre non si è accorta di nulla. La piccola non si è nemmeno resa conto che quelle non erano delle cure, ma degli schifosi toccamenti.

L’infermiere, a quel punto, è stato prima messo in ferie dalla Direzione sanitaria, poi trasferito in un altro ufficio in attesa che si definissero le prime indagini degli investigatori della Mobile. Al termine, su ordine del pm, è scattata la perquisizione. E qui gli agenti hanno trovato la conferma di quelle che non erano certo solo ipotesi. All’interno della penna, dotata di un ingresso usb munita a sua volta di una mini videocamera, sono stati trovati almeno un centinaio di filmati riguardanti ignoti minorenni. In casa, poi, i poliziotti hanno trovato oltre 250 video e qualche migliaio di foto. I files erano custoditi all’interno di un hard disk dove lui riversava regolarmente il proprio “bottino”, acquisito durante le visite all’interno della sala gessi del Burlo.

Le indagini ora puntano alla rete, ai contatti con altri maniaci. A chi erano destinati i filmati con le parti intime delle piccole pazienti? È in questa direzione che puntano adesso i poliziotti.

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