Fiera, tutto da rifare: serve un accordo di programma

Il nuovo Prg cambierà destinazione d’uso all’area, impossibile emettere adesso un bando per la vendita. Nel 2013 un’unica offerta di 7 milioni, ma il prezzo salirà
Il comprensorio fieristico di Montebello
Il comprensorio fieristico di Montebello

Il comprensorio della Fiera di Trieste, 22 mila metri quadrati in abbandono dopo il fallimento decretato nel 2010, entra in una nuova e chissà quanto lunga fase. Il suo titolo è più o meno questo: “Tutto da rifare”. Il Piano regolatore da poco adottato (ma che sarà approvato il prossimo anno) ha cambiato destinazione d’uso all’area. Prima “per servizi”, oggi “di trasformazione”. Con possibilità residenziali, commerciali e varie “a uso collettivo”. Conseguenza implicita: il valore sale. Una stima sembra sia stata fatta. Ma non è nota.

Nel frattempo però dopo lunghe pene e mille rinvii lo scorso anno un gruppo d’imprese aveva “manifestato interesse”, rispondendo al bando del liquidatore della Fiera spa, il commercialista Gianfranco Nobile, con una offerta di 7 milioni di euro, secondo stima di allora. Ma non si può mettere a bando la vendita, a questi o altri concorrenti. Proprio perché non c’è corrispondenza tra la classe urbanistica vecchia e la previsione futura. Insomma è come dire che non si può vendere oggi per 5 quel che già domani varrà 10. In più l’enorme complesso è di proprietà pro quota di Comune, Provincia, Camera di commercio, e Regione in piccola parte, ma circa il 30% appartiene esclusivamente al Comune. In quale cornice giuridica vendere, assieme, proprietà di natura diversa? E le domande non finiscono qui. La Regione assentirà a quanto la Giunta comunale ha appena deciso? Le imprese “interessate” saranno ancora interessate se il prezzo sale? E in tempi di tasche vuote, ci sarà ancora qualcuno disposto a comprarsi l’impegnativo complesso da trasformare, o “il mercato” detterà discese di prezzo a limiti inaccettabili per il liquidatore (che deve saldare al meglio i creditori)?

Questo lo sfondo. I fatti dicono che proprio su sollecitazione del liquidatore il Comune si è messo in moto. «La difformità urbanistica - afferma la delibera di Giunta - si riverbera, condizionandola negativamente, sull’attività di vendita che doverosamente il liquidatore della Fiera di Trieste spa in liquidazione deve porre in essere quanto prima, in quanto non consente di attribuire in sede di stima un valore economico certo al comprensorio». E l’unica strada per cambiare una destinazione urbanistica, in anticipo sul Prg, è l’accordo fra enti per una variante ad hoc, previa autorizzazione regionale. Di cui si è in attesa.

«Vogliamo fare una deroga - dice l’assessore alla Pianificazione Elena Marchigiani - per la parte urbanistica e per quella procedurale visto che le proprietà sono diverse. Le destinazioni d’uso previste dal nuovo Prg non sono molto difformi, quello che cambia è il prezzo. Che comunque si sarebbe dovuto aumentare. I proponenti hanno risposto sulla base di una zona di servizi, ma poi volevano fare tutt’altro, più remunerativo...». A dirla in termini rudi, non va bene comprar patate e poi rivendere melograni (dove vanno l’interesse pubblico e il risarcimento corretto dei creditori?, ci si chiede). Marchigiani spera che, pur non avendo diritto di prelazione, gli “interessati” attuali non scappino. Ma si sa (vedi Porto vecchio) che queste procedure di “manifestare interesse” senza guadagnarci né certezze, né accesso ai beni, sono sondaggi che si risolvono in una grande perdita di tempo. Il bando di vendita va fatto sempre e comunque, e si torna alla casella di partenza.

«Ho fatto io, lo scorso maggio, la richiesta di accordo di programma - afferma Nobile - e per tre motivi: l’area va completamente rifunzionalizzata e riqualificata, come “zona servizi” non è più cedibile, e infine va trovata la procedura che assimili la vendita di un bene di proprietà pubblica (la parte del Comune) con quello di proprietà di Fiera spa (in parte, ancora, del Comune): la cessione dev’essere però integrale, e per far questo dovremo adeguarci noi alla procedura dell’ente pubblico».

E le imprese “interessate”? «Ora aspettano». E se il prezzo cambia? «Non potrà mai essere inferiore a quello definito dall’Agenzia del territorio». E se salirà, come pare? «Bisogna contemperare con sapienza l’ovvia rivalutazione con l’altrettanto ovvia crisi del mercato». E se “il mercato” offrirà troppo poco? «Sotto certi valori non potrò vendere - conclude Nobile -, salvo nuova stima dell’Agenzia del territorio».

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