Fidanzati uccisi, l’ombra del sicario
Una rissa in discoteca, due stranieri al pronto soccorso, Trifone Ragone, magari in compagnia di Teresa Costanza, tra i litiganti, forse anche per fare da paciere, un «piede grosso» inconsapevolmente pestato. È il sospetto, magari raccontato sotto voce, che circola tra gli atleti che gravitano attorno al palasport di Pordenone. Uniti nella vita, divisi nella morte, i due fidanzati verranno sepolti a Zelo Buon Persico nel Lodigiano (Teresa) e ad Adelfia in Puglia (Trifone). Ci sarebbe, ma la notizia va confermata, la volontà di celebrare le esequie nella cappella dell’obitorio pordenonese.
La palestra dedicata al sollevamento pesi olimpico, frequentata dal militare del 132° reggimento carri di Cordenons, ieri mattina era chiusa. «Hanno portato i ragazzi ad alcune gare in provincia di Udine», dicono alcuni atleti che, muniti di chiavi, entrano per cambiarsi ed escono per correre. «Qui si pratica il sollevamento pesi olimpico, siamo una trentina in tutto», aggiungono. Il fitness viene praticato nell’ala opposta del palazzetto, dove un allenatore precisa che «la presidente Maria Rosa Flaiban ha vietato a tutti di parlare con i giornalisti». Era qui che, saltuariamente, Teresa Costanza praticava fitness. Centinaia i frequentatori, tutti tesserati e quindi noti, alcuni sentiti dai carabinieri. Fuori dalla porta, alcuni atleti si lasciano andare a confidenze. «Beh, diciamo che nella palestra frequentata da Trifone Ragone c’è l’elite degli agonisti, di qua, come in tutte le palestre, c’è un po’ di tutto».
Un po’ di tutto. Un atleta si guarda attorno, poi comincia a raccontare i “si dice”. «C’è un po’ di tutto, alcuni “fumini”, pochi buttafuori che s’allenano, diversi stranieri, soprattutto dell’Est Europa, qualcuno con parenti mercenari all’estero, arruolati per la sicurezza nei cantieri delle zone calde del Medio Oriente». I dissidi non sono mancati, in passato: «Due albanesi sono stati allontanati: si stavano mettendo le mani addosso. Per loro la vendetta è un dovere». La palestra fitness annovera anche qualche personaggio chiacchierato, «quantomeno border line». Tra questi, un russo di circa 25 anni, finito nei guai con la giustizia per ricettazione di anabolizzanti, estorsione e pestaggi. I dirigenti lo avevano allontanato, dopo che era stato arrestato, «poi è ricomparso». S’è visto prima e dopo il delitto. Gira con auto di grossa cilindrata, non lavora, vive in un appartamento in affitto in periferia: «La settimana scorsa ha ceduto le sue stanze a un paio di giovani dell’Est e si è trasferito in un altro piano», si dice nel quartiere dove risiede. Un pesista sardo poco meno che quarantenne, implicato in un giro di anabolizzanti col giovane russo, recentemente si è suicidato nella terra natia. Nel mazzo delle ipotesi investigative, la figura di un picchiatore, con precedenti per rissa, non viene scartata dagli inquirenti.
Un paio di settimane fa sarebbero stati medicati al pronto soccorso di Pordenone due albanesi “reduci” da una rissa in un locale della cintura cittadina. «Gira voce – dicono coloro che frequentano la palestra – che Trifone Ragone fosse in qualche modo intervenuto, fors’anche per fare da paciere, per motivi sconosciuti». Qui si inserisce un’altra ipotesi investigativa, quella dello sgarbo, punito, tuttavia, «in maniera sproporzionata rispetto al fatto». Quella sera c’era anche la compagna del militare che sognava di entrare nella Finanza? Poteva essere stata uno scomodo testimone? Protagonista, sicuramente no. Perché Teresa Costanza, martedì è entrata e uscita, da sola, più volte, dalla palestra. Il killer avrebbe avuto più occasioni per colpirla. Ma, forse, l’obiettivo non era lei o solo lei. La coppia era abitudinaria e Trifone Dragone era, di norma, poco “esposto” e prevedibile.
Teresa e Trifone, giovani «puliti» ed estranei a strani giri, potevano essere venuti a conoscenza di qualcosa di così compromettente da «dover» essere eliminati? È tra le ipotesi al vaglio. «Gli anabolizzanti ci sono dappertutto», dicono gli atleti fuori dalle palestre. «Spetta al buon senso farne a meno e respingere chi te li propone». Troppo poco, dicono gli investigatori: «I due ragazzi, verosimilmente, si erano cacciati in un grosso guaio, per imbattersi, evidentemente, in simili personaggi». Tra le cinquanta persone ascoltate, sotto i riflettori è stata posta anche la pista del regolamento di conti. Si cerca di capire, cioè, se i giovani si fossero in qualche modo impicciati di traffici pericolosi, come quello degli anabolizzanti o di stupefacenti.
Da queste ipotesi, la conseguenza: una vera e propria esecuzione «pianificata» ad opera di una mano «determinata» fa pensare alle bande dell’Est. Un sicario che, quindi, presuppone un mandante. Il killer, «freddo ed esperto», ruota attorno al mondo delle palestre, tanto da appostarsi certo di non essere osservato, o, viceversa, agisce in maniera spietata nel parcheggio, perché sicuro di non essere riconosciuto? «Dietro il delitto ci potrebbe essere la mano di un professionista». I responsi balistici confermano «un’eccezionale capacità di centrare il bersaglio. Il killer non dà scampo alle vittime, le giustizia». Quel «le giustizia» fa ipotizzare che l’assassino possa avere sparato a bruciapelo due volte al militare, tre alla donna da mezzo metro di distanza, sbagliando un colpo, e, ancora, un colpo di grazia all’ex modello, per essere sicuro che fosse davvero morto. L’autopsia ha confermato la ricostruzione del delitto della prima ora. I bossoli, «ben segnati», sono stati ritenuti «utili» per accertare il tipo di pistola usata, calibro 7.65. Sono già in corso verifiche incrociate in diverse armerie.
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