Fidanzati uccisi a Pordenone: Ruotolo resta in carcere
PORDENONE. La Corte di cassazione ha scritto la parola fine alle speranze di libertà di Giosuè Ruotolo fino al 7 marzo del 2018. Salvo una sentenza di assoluzione, da conquistare in Corte d’assise a Udine, il giovane di Somma Vesuviana rimarrà in cella a Baldenich per due anni dal giorno dell’arresto. Con la possibilità di prorogare la custodia cautelare. La suprema corte ha, infatti, rigettato il ricorso presentato dagli avvocati Roberto Rigoni Stern e Giuseppe Esposito, difensori del 27enne campano, accusato dell’omicidio dell’ex commilitone e coinquilino Trifone Ragone e della sua fidanzata Teresa Costanza.
I due fidanzati furono uccisi a colpi di pistola il 17 marzo del 2015 nel parcheggio del palasport di via Interna. Trattandosi di un giudicato cautelare, si tratta di un verdetto di grande importanza per l’accusa, anche in vista del processo per il duplice omicidio, che inizierà nel capoluogo friulano il 10 ottobre. Presentarsi con un imputato a piede libero e una pronuncia sfavorevole sull’ordinanza di custodia cautelare da parte della Cassazione non sarebbe stato un biglietto da visita vincente per la Procura.
Ora invece i due pm titolari dell’inchiesta, Pier Umberto Vallerin e Matteo Campagnaro, potranno affrontare con rinnovata serenità la battaglia giudiziaria. Lo stesso clima si respirava al terzo piano del palazzo di giustizia, dove gli inquirenti hanno fatto il punto sulla strategia processuale e la lista dei testi. Una riunione di tre ore, alla quale hanno partecipato i due sostituti procuratori che seguiranno insieme il dibattimento e gli investigatori del Comando provinciale dei carabinieri (il maggiore Salvino Macli, il capitano Pier Luigi Grosseto e il maresciallo Elisa De Socio).
Sull’altro versante, per Ruotolo e la difesa è una doccia fredda. «Comprendiamo – ha commentato l’avvocato Roberto Rigoni Stern – che in questa fase i giudici abbiano tenuto un atteggiamento prudenziale, strettamente connesso a quanto è contenuto negli atti del fascicolo. La difesa non ha mai avuto modo, finora, di esplicare pienamente le sue funzioni. I tantissimi elementi a favore della difesa non sono mai stati messi in evidenza: li faremo valere in dibattimento. Penso alle piste alternative non adeguatamente sviluppate o ai tanti indizi a discarico di Ruotolo. Per esempio, nessun testimone lo ha visto la sera del 17 marzo sulla scena del crimine».
«Quello della Cassazione – ha proseguito Rigoni Stern – è un giudizio di legittimità, che non può entrare nel merito delle accuse mosse al nostro assistito. La suprema corte si è limitata a verificare se sussistessero presupposti di legittimità degli atti attraverso i quali è stato emesso il provvedimento restrittivo della libertà personale. In Corte d’assise, invece, saranno accertate le eventuali responsabilità penali. Riteniamo che i tanti elementi a favore della difesa potranno determinare un giudizio di estraneità dell’unico imputato rispetto ai fatti che gli sono contestati».
«Adesso ci sono solo dichiarazioni sulla carta, poi vedremo in carne e ossa chi le ha rese – ha preannunciato dal canto suo l’avvocato Esposito – così anche la difesa avrà la possibilità di fare delle domande».
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