Fidanzati uccisi a Pordenone: attesa per il verdetto
UDINE. Non arriverà prima di questa sera, 7 novembre, il verdetto della Corte d'Assise del Tribunale di Udine chiamata a giudicare Giosuè Ruotolo, l'ex militare campano di 28 anni, originario di Somma Vesuviana, che è l’unico imputato per il duplice omicidio della coppia di fidanzati, Trifone Ragone, il militare di Adelfia (Bari) di 28 anni, e Teresa Costanza, 30 anni, assicuratrice milanese di origini siciliane.
I due furono freddati a colpi di pistola nel parcheggio del Palazzetto dello Sport di Pordenone, la sera del 17 marzo 2015. I giudici della Corte si sono ritirati in camera di consiglio ieri poco prima delle 14.30, al termine delle repliche con le quali i legali della difesa hanno chiuso ieri un lungo processo, cominciato il 10 ottobre dello scorso anno. I giudici non ne usciranno prima di questa sera.
La camera di consiglio, allestita nella caserma dell'Aeronautica, si preannuncia lunga. I giudici, i due togati e i popolari, dovranno infatti analizzare le testimonianze raccolte delle decine e decine di persone sfilate in aula nel corso delle 45 udienze del processo in cui sono stati prodotti anche una gran mole di documenti, rimettendo in ordine tutti gli elementi prima di esprimere il proprio giudizio. La sentenza potrebbe arrivare stasera; ma potrebbe servire anche più tempo.
Al termine dell'istruttoria dibattimentale e di due giorni di requisitoria, il 20 ottobre scorso il pm Pier Umberto Vallerin ha chiesto per Ruotolo la condanna all'ergastolo e due anni di isolamento diurno. «Ruotolo ha commesso gli omicidi per salvare la sua carriera», aveva affermato il pm nelle battute conclusive della requisitoria. «L'odio verso Trifone e la gelosia verso Teresa lo avevano assalito già da tempo. Togliendoli di mezzo sparivano due rivali, due minacce viventi, due persone verso cui covava odio già da tempo. E il suo futuro sarebbe tornato ad essere roseo - ha aggiunto - Abbiamo avuto il movente sempre sotto gli occhi e ce lo ha detto l'imputato stesso quando ha motivato le ragioni per cui non aveva riferito di essere stato al palazzetto quella sera: “Una sola attenzione avrebbe potuto compromettere il mio ingresso nella guardia di finanza che sarebbe avvenuto a breve”».
Alla richiesta di condanna si sono associati anche i legali delle parti civili, gli avvocati dei familiari delle due vittime, che anche nella giornata di ieri hanno assistito in aula alle ultime battute del processo. «É un’attesa penosa - ha detto Rosario Costanza, papà di Teresa - sono stati mesi difficilissimi, con tanti momenti brutti e l’attesa è stata la cosa più brutta. Il verdetto per noi è quello che il pubblico ministero ha dichiarato, l’ergastolo con due anni di isolamento diurno. Per noi è quello, non ci sono altre soluzioni. È un omicidio pianificato, questi ragazzi erano già morti quattro mesi prima».
«Credo fermamente che Giosuè Ruotolo sia un detenuto innocente per un fatto che non ha commesso», ha ribadito invece ieri in chiusura delle repliche l'avvocato Giuseppe Esposito, che insieme con il collega Roberto Rigoni Stern ha chiesto l'assoluzione del loro assistito per non aver commesso il fatto. «Se sono qui a reclamare una sentenza di assoluzione non è perché devo recitare un ruolo. Ci credo veramente e fermamente in quello che vi ho detto in queste lunghe ore di discussione», ha detto ancora Esposito rivolto ai giudici.
Seduto al suo fianco, come in ogni udienza, c'era l'imputato, Giosuè Ruotolo. Presenti in aula anche il papà e il fratello. Dopo l’ultimo confronto con i suoi legali di fiducia, Ruotolo è partito è partito alla volta del carcere di Belluno, dove attenderà la chiamata della Corte d’assise per la sentenza. Il ventottenne di Somma Vesuviana si trova in carcere dal 7 marzo dello anno scorso ed è stato iscritto nel registro degli indagati il 24 settembre del 2015. Il processo si è invece sviluppato in più di un anno, dal 10 ottobre del 2016. Ora, la sentenza.
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