Fi punta tutto sulla carta Marin. La Lega frena
TRIESTE. Sarà la notte a chiarire il mistero che da ieri sera aleggia sulla scelta del candidato del centrodestra alle prossime regionali. Sono passate le nove di giovedì 15 marzo, quando nella coalizione diventa dominante la voce che vuole l’ex sindaco di Grado, Roberto Marin, a un passo dall’investitura a candidato presidente del Friuli Venezia Giulia per il centrodestra. L’esponente di Forza Italia avrebbe messo la freccia alle sette di giovedì sera, in modo del tutto imprevisto, quando i berlusconiani sono ormai col cerino in mano, dopo aver bruciato o essersi visti bocciare una sfilza interminabile di candidati. Marin sembra ormai favorito, ma attorno alle undici Massimiliano Fedriga scende dall’aereo a Ronchi e commenta a caldo: «Marin? Non ho alcuna conferma. Una candidatura che non mi convince, visti alcuni trascorsi giudiziari. Ne parlerò con Salvini».
Il riferimento è alla prescrizione nel processo per malversazione legato ai lavori nella vecchia sede dell’Ospizio marino di Grado. Una smentita sonora, in un groviglio che vede Silvio Berlusconi non voler rinunciare per ragioni simboliche al Fvg e Salvini non intendere spaccare la coalizione.
Ma i nomi sembrano ormai finiti e l’ipotesi Marin terrà dunque banco, fino a che le cose non troveranno un chiarimento nella mattinata di oggi, venerdì 16 marzo. Si chiude dunque col fiato sospeso una giornata che si era aperta con la notizia di Giulio Camber e Marina Monassi, proposti dalla coordinatrice regionale azzurra Sandra Savino al tavolo notturno con Salvini, Berlusconi e lo stesso Fedriga. Il duo è subito bocciato dal Carroccio: Max aveva d’altronde scartato anche il nome di Enrico Eva, segretario generale di Confartigianato Trieste, perché l’intenzione è di non far passare alcun camberiano di ferro.
Davanti all’impasse, in mattinata i forzisti tornano su Savino, per la quale vale tuttavia lo stesso ragionamento. I toni si alzano e Salvini sbatte i pugni sul tavolo, ottenendo il ritiro del nome, dopo aver minacciato di far correre la Lega da sola. È il momento in cui le parti sono più vicine alla rottura, con Fedriga che comincia a sondare gli alleati locali per una corsa senza i berlusconiani. Il coordinamento di Fratelli d’Italia si dice pronto a seguire la Lega e così anche la civica Progetto Fvg, mentre Autonomia responsabile nicchia, divisa fra la tentazione di salire sul carro del vincitore e l’idea di restare fedele all’area moderata. Ma il caso rientra e si ricomincia a trattare: da Palazzo Grazioli si fanno via telefono i nomi a Fedriga, che li discute con Salvini e richiama i berluscones per il parere definitivo. Uno stillicidio. I leghisti accusano la coordinatrice regionale di Fi di essere la ragione dell’impasse. È stata infatti Savino a bocciare tutti i nomi avanzati dai vertici nazionali azzurri: Roberto Snaidero, Rodolfo Ziberna, Elio De Anna, Ettore Romoli e Stefano Balloch, con quest’ultimo provinato giovedì direttamente da Berlusconi, che già aveva avuto incontri con l’imprenditore ed il sindaco di Gorizia, lasciando invece a casa Romoli e De Anna, che pure era sembrato per un attimo il favorito, tanto che in mattinata girano voci fantascientifiche di una giunta guidata dal pordenonese affiancato da sette assessori leghisti. Un pettegolezzo, visto che De Anna non è mai partito per Roma.
Ben più solida è l’ipotesi che ritorna a circolare nel pomeriggio: Fedriga presidente e Riccardi vice. Il capogruppo azzurro ribadisce la propria disponibilità in una telefonata a Max. Il leghista gradisce, ma sa anche che servono il cedimento di Berlusconi su una guida forzista in Fvg e quello di Savino, chiusa ad ogni ipotesi esterna al cerchio magico. I leader nazionali intanto non vogliono rompere, sebbene si guardino con sospetto per il presunto avvicinamento della Lega al M5S, in merito alla costruzione del prossimo governo. Poi ancora una svolta. Si tratta dell’imprenditore Bruno Augusto Pinat, ex presidente dell’Ersa e presidente dell’Associazione vivaisti viticoli: proposta avanzata direttamente da Renato Brunetta, in nome di un’amicizia personale che ha visto Pinat curare anche la piantumazione delle vigne in una proprietà del capogruppo forzista. La bocciatura della componente regionale di Forza Italia è immediata, vista anche la candidatura di Pinat alle regionali, all’interno dei Cittadini per Illy nel 2008.
Verso le sette di sera decolla allora la candidatura di Marin, la cui ufficialità potrebbe arrivare nella mattinata di oggi, venedì 16 marzo, salvo clamorosi colpi di scena. Il gradese supera pure l’ennesimo profilarsi di Tondo, che tuttavia ribadisce ancora una volta di non essere mai stato contattato da Palazzo Grazioli. Marin sembra dunque essere l’imprevisto prescelto, per il beffardo esito di una trattativa in cui il gruppo dirigente di Forza Italia si è presentato senza una reale alternativa a Riccardi, finendo per ripiegare all’ultimo minuto su un consigliere regionale che fino alle sette di sera era del tutto ignaro del proprio destino. Il gradese già parlava da candidato: «Sfida importante e gravosa, ma l’esperienza c’è e si può accettare con orgoglio. L’apporto della Lega e di Fedriga sarà fondamentale». Soltanto pochi minuti dopo, la doccia gelata arrivata da Max. Altro giro, altra corsa.
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