«Feste con le squillo, un fatto privato»
«Stavamo indagando su tutt’altro. La scoperta dei festini è stata accidentale». Così dalla Tributaria di Trieste raccontano la genesi dell’inchiesta coordinata dal pm Raffaele Tito (nella foto) che ha portato a indagare, con l’accusa di favoreggiamento della prostituzione, tre noti professionisti friulani: Riccardo Di Tommaso, Massimiliano Basevi e Franco Marini. Quest’ultimo è il gestore dell’hotel, dove, secondo l'accusa, sarebbero stati organizzati incontri tra prostitute e un esponente di Forza Italia
TRIESTE «Stavamo indagando su tutt’altro. La scoperta dei festini a luci rosse è arrivata dopo, in via accidentale». Così dalla Tributaria di Trieste raccontano la genesi dell’inchiesta coordinata dal pm Raffaele Tito che ha portato ad iscrivere nel registro degli indagati con l’accusa di favoreggiamento della prostituzione i nomi di tre noti professionisti friulani: il proprietario dei negozi d’abbigliamento Bernardi, Riccardo Di Tommaso, l’avvocato Massimiliano Basevi e l’albergatore Franco Marini.
Quest’ultimo è il gestore dell’hotel «Là di Moret» nelle cui stanze, secondo l’accusa, in almeno cinque occasioni, sarebbero stati organizzati incontri tra prostitute sudamericane e dell’Est e un politico non regionale di Forza Italia, arrivato in Friuli per sostenere la candidatura di Renzo Tondo alle regionali. Politico che non risulta comunque indagato, dal momento che la semplice «frequentazione» di ragazze squillo in Italia non costituisce reato.
Tutto è partito mesi fa da un’indagine di natura fiscale. La Procura di Trieste voleva far luce su presunte irregolarità nella gestione delle attività di un gruppo di imprenditori del Friuli Venezia Giulia, tra cui lo stesso Di Tommaso. E proprio mentre effettuavano verifiche sul giro di conoscenze del «patron» di Bernardi, i finanzieri hanno trasversalmente intercettato una conversazione telefonica che si è rivelata poi la chiave per la nuova inchiesta. Al telefono c’era l’avvocato Basevi - che secondo l’accusa aveva il «compito» di procacciare le prostitute anche contattandole in Internet -, e parlava proprio degli incontri a luci rosse da «offrire» all’esponente forzista.
«Al momento non abbiamo piena conoscenza degli atti, ma solo poche indicazioni sulle ipotesi accusatorie - ha commentato il legale di Basevi, l’avvocato Giuseppe Campeis -. Devo ancora valutare quindi se ci sono comportamenti penalmente rilevanti. La vicenda è solo agli albori».
Più articolate le dichiarazioni del difensore di Riccardo Di Tommaso. «Storie come queste possono essere devastanti per chi, come il mio assistito, ha mille contatti in piedi con le pubbliche amministrazioni - ha spiegato l’avvocato Luca Ponti -. Al momento c’è il segreto sulle indagini preliminari e non ho quindi contezza degli atti e del contenuto delle intercettazioni. In ogni caso, credo che la vicenda debba essere ricondotta al giusto contesto: quello di un rapporto di amicizia vecchio di trent’anni. Di Tommaso e il politico forzista si frequentano da una vita e si sono conosciuti per via delle attività lavorative. La storia di cui si sta parlando, quindi, dal mio punto di vista va considerata un po’ come una ”goliardata”. Detto questo - continua l’avvocato Ponti - l’aspetto che mi preme sottolineare sotto il profilo dell’impianto giudiziale è un altro. Per affermazione degli stessi inquirenti, non è mai stata riscontrata alcuna forma di scambio o di favore di cui abbiano beneficiato il mio assistito o le società del gruppo Bernardi. A carico di Di Tommaso non è emerso nulla, neanche nell’inchiesta udinese sui contatti tra politica e imprenditori in relazione alla gestione dei centri commerciali. E lo stesso - conclude Ponti - vale per l’inchiesta avviata dalla Procura di Trieste che non ha accertato alcun reato contro la pubblica amministrazione. Il mio assistito, quindi, non ha avuto vantaggi dalla politica, nè di centrodestra nè di centrosinistra».
La difesa dell’albergatore Franco Marini, affidata all’avvocato udinese Maurizio Conti, infine, si è limitata a far sapere che i presunti incontri tra il politico forzista e le prostitute sarebbero avvenuti all’interno dell’hotel a sua completa insaputa.
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