Festa sulla Regal Princess, caos a terra
Doveva essere un giorno di festa, un appuntamento che avrebbe dovuto risarcire moralmente Trieste della prolungata latitanza delle navi bianche. Invece l’attracco alla Stazione marittima della Regal Princess, la più grande unità da crociera del Mediterraneo appena uscita dal cantiere di Monfalcone, si è rivelata sul piano dell’immagine una mezza Waterloo.
Decine di invitati, tra cui Rai Caluori, senior vice presidente di Princess Cruises e Cunard Line e altri numerosi manager del gruppo Carnival, il più importante a livello mondiale a cui la Regal Princess appartiene, non sono potuti salire a bordo per il cocktail e la cena offerta dalla società armatrice e dal comandante Edward J. Perrin. Stessa sorte per l’assessore Edi Kraus che in rappresentanza del sindaco, impegnato in Municipio, voleva consegnare al comandante il crest della città in segno di stima e amicizia. Bloccato a terra, “placcato” inesorabilmente dal servizio di sicurezza.
Identico embargo hanno subìto altri amministratori pubblici e privati, ex comandanti ed ex direttori di macchina di prestigiosi transatlantici: bloccati sul lato Sud della Marittima da un paio di vigilantes incaricati di verificare se il loro nome fosse inserito nelle liste di chi era stato invitato. «Il suo nome sul foglio non c’è. E lei non va oltre», si sono sentite dire decine di persone da un paio di uomini in divisa con pistola al fianco e berretto da sceriffo.
Chi si è messo in contatto telefonico con qualche ufficiale della “Regal” che conosceva e che lo aveva invitato a bordo, ha avuto risposte non proprio eleganti. «Anche se scende a terra il comandante io non vi faccio passare. Lui comanda a bordo, qui a terra decido io in base alle liste che mi sono state fornite. Il suo nome non c’è». I numerosi tentativi di aggirare l’imprevisto ostacolo, chiedendo l’intervento di qualche responsabile della granitica security, non hanno avuto esito.
Dieci vip americani e inglesi con la guida che li accompagnava hanno dovuto fare marcia indietro: «Ma noi abbiamo fornito tutti i dati richiestici con congruo anticipo. Nomi, date di nascita, residenza, numero di documento, data di rilascio e scadenza». Certo qualcosa nella linea di trasmissione dei dati per via telematica non ha funzionato. Fogli persi o incompleti causa il “taglia e incolla” che ha fatto sparire dalle liste vip e direttori, comandanti e manager, assessori e commissari. Una democratica “sforbiciata” a occhi chiusi. L’ufficiale della security di bordo che presidiava lo scalandrone della nave aveva liste complete e aggiornate degli ospiti, ma nessuno dei “controllori” ha compiuto per raggiungerlo i 100 metri che separavano il posto di blocco dei vigilantes dallo scafo. Compartimenti stagni.
«Ridicoli e imbarazzanti», ha definito questi episodi il comandante Perrin. «Non potrò non conservare un brutto ricordo del primo scalo a Trieste. Ritengo sarà anche l’ultimo perché i riflessi negativi colpiscono inevitabilmente la nostra società». Furente il sindaco Roberto Cosolini che parla in un verso di «assenza di professionalità» e nell’altro di «arroganza». «Questo triste episodio mi fa proprio incazzare. Basta coi dilettanti. Non so di chi sia la responsabilità, ma chi ha sbagliato deve pagare.
Dov’erano i responsabili dei servizi a terra di Trieste terminal passeggeri? Cosa ha fatto l’Agenzia marittima Samer? So che si stanno già palleggiando le responsabilità. Ora sarebbe troppo comodo prendersela con i vigilantes, ultimo anello di una linea di comando che non ha funzionato e penalizza il porto e la città, vera parte lesa di questo incredibile avvenimento».
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