Festa della Polizia a Trieste: dal super robot alle tecniche per rilevare le impronte
Nel villaggio allestito in piazza Verdi gli stand con gli strumenti di indagine e di prevenzione

A catturare la curiosità, non solo dei più piccoli, è stato il robot utilizzato dalla sezione artificieri, che, con il controllo da remoto, consente la neutralizzazione di ordigni esplosivi. Gli stand allestiti in piazza Verdi in occasione del 173esimo anniversario della fondazione della Polizia di Stato, soprattutto nel pomeriggio hanno catalizzato molti cittadini, incluse diverse scolaresche in visita in città, attratte prima dallo spiegamento di mezzi, e poi dal racconto delle diverse specialità della Polizia “in mostra”, dalla Scientifica alla Ferroviaria.
Ad affascinare i più piccoli sono stati, come sempre, i mezzi a due e quattro ruote in dotazione alla Polizia. Nonni e genitori si prodigavano ieri per far sistemare i bambini in sella alla moto o all’interno dell’abitacolo di una volante, per poi scattare una foto da sistemare nell’album dei ricordi.
Nello stand della Scientifica, a quanti si fermavano anche attratti dal calco di due grandi polpastrelli usati per mostrare come vengono raccolte le impronte digitali, venivano illustrati quali sono i dispositivi tecnici utilizzati a supporto dell’attività investigativa, per raccogliere e assicurare le fonti di prova.
Un angolo dello stesso stand era dedicato all’iniziativa della Polizia “Frammenti di storia”, che ripercorre l’Italia attraverso le impronte, le immagini e i sopralluoghi di rilevanti fatti di cronaca.
Il caso ricordato in quel contesto risale al 10 novembre del 1999. Si tratta dell’omicidio dell’assicuratore Fulvio Schiavon, ucciso dall’allora trentenne Roberto Ruzzier, commesso in un negozio di ottica. «L’omicida – riportava il cartello esposto nello stand – considerata l’imponente corporatura della vittima, decise di fare a pezzi il cadavere e riporre i resti in cinque sacchi di plastica, volendo successivamente disfarsene occultandoli verosimilmente nella zona carsica che circonda Trieste».
Le indagini della Squadra mobile consentirono l’arresto di Ruzzier. Tra la documentazione esposta, anche le fotografie dell’ascia, le forbici, i coltelli con i quali Ruzzier aveva fatto a pezzi la sua vittima. Oltre a quelle dei sacchi neri della spazzatura dove l’assassino aveva nascosto i resti dell’amico, e poi il pavimento della sua casa in via dei Montecchi, A San Giacomo, sporco di sangue.
In un altro stand, riservato all’attività della divisione Anticrimine, venivano illustrati gli strumenti previsti per il contrasto alla violenza domestica, di genere, e alle truffe.
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